La “Venere Testa” non è arte, ma pubblicità
La Venere Testa è una pubblicità, non è Arte. Per quel che riguarda noi è solo una rielaborazione creativa di un’opera fondamentale del Patrimonio Culturale che, come il puzzle dalla Ravensburger dell’Uomo Vitruviano di Leonardo[1], secondo il popolo della rete, sulla linea del Tribunale di Venezia, causerebbe al Patrimonio Culturale un pregiudizio morale per il “sacrilego” utilizzo dell’immagine di un bene culturale “annacquata e svilita” per i manifesti di una campagna pubblicitaria, la prima, e per un gioco per bambini il secondo, aderendo a un inaccettabile concetto “proprietario” di bene comune in base a una lettura distopica e antiquata degli artt. 107 e 108 del Codice dei Beni Culturali.
Le precedenti rielaborazioni creative della Venere sono decine, forse centinaia, a partire da Andy Warhol, Giosetta Fioroni, Tano Festa, David LaChapelle, Yin Xin, Walrer Crane, fino a Giuseppe Veneziano.
Quella di Armando Testa, che ha già 162 mila follower su Instagram, è una versione cartoon fatta apposta per giovani e turisti stranieri. Per capire che è una scelta vincente basta guardare le fotografie del Met Gala dedicato a Karl Lagerfeld, dove hanno spopolato i travesti da Choupette, la sua bianca gatta ereditiera.
Questo è il nostro tempo, ci piaccia o no.
E questa si chiama cartoonification, una tendenza che già ha invaso design[2] e moda[3] e, all’estero, anche l’Arte[4]; è qualcosa che piace ai giovani e soprattutto ai nuovi ricchi che non sono cresciuti camminando nella galleria centrale del Louvre o degli Uffizi ma su Avatar, Second Life e ora nel Metaverso. Sono quelli che hanno comprato gli NFT e i memorabilia dello sport che hanno raggiunto quotazioni strabilianti perché sono facili e non richiedono un grande tempo di comprensione ma servono, però, ad ostentare uno status.
Sono gli stessi che comprano un taglio di Fontana perché va d’accordo con il colore delle pareti del loro loft e che se potessero, come Pinault, comprerebbero Tiffany e il suo pendant Equals Pi di Jean-Michel Basquiat, che campeggerà nel rinnovato store sulla Fifth Avenue.
La Venere Testa, come la Ferragni, porterà in Italia e agli Uffizi migliaia di persone “nuove” e farà vendere un sacco di magliette, di matite e, forse, ci sarà pure un nuovo balocco per l’albero di Natale da mettere a casa mia. È già successo al Cenacolo Vinciano dopo il Codice da Vinci, al Louvre dopo il video di Beyoncé e Jay-Z, e ultimamente al San Domenico di Taormina dopo White Lotus II.
Dal futuro non si scappa, si può sperare in nuovo umanesimo, che non si costruirà, però, con una critica feroce sui social network che ha la stessa contemporaneità della visione di Roberto Longhi, quando telegrafava nel 1958: “spiacenti non poter concedere prestito oggetto in parola perché ne abbiamo uno solo”.
E noi, piaccia o meno, ci siamo già dentro fino al collo e per capirlo basterà farsi un giro al Palazzo Reale di Milano dal 22 aprile al 4 ottobre a vedere la prima mostra monografica di Leandro Erlich. Oltre la soglia, dove come al Museo delle Illusioni si gioca con l’arte facendo finta, sindaco compreso, di appendersi a un cornicione o nella tromba di una scala.
Ora per favore, non odiate anche me, se siete ancora dello stesso avviso, prendetevela di nuovo con Ravensburger che vende un puzzle della Nascita di Venere di Botticelli su Amazon a 14,99 euro.
[1] Tribunale di Venezia Ordinanza Cautelare in Reclamo 24.10.2022. Per un commento si veda: https://www.ilgiornaledellarte.com/articoli/le-gallerie-dell-accademia-contro-ravensburger-per-l-uomo-vitruviano/142073.html
[2] Si veda come esempio: https://www.repubblica.it/design/2020/11/10/foto/i_mobili_a_fumetti-273824087/1/
[3] Si veda come esempio: https://www.vogue.it/moda/article/teletubbies-stivali-christian-cowan, https://www.elledecor.com/it/lifestyle/a42983383/mschf-big-red-boots-stivali-rossi-virali/
[4] Si veda come esempio: https://www.finestresullarte.info/recensioni-mostre/damien-hirst-recensione-treasures-from-the-wreck-of-the-unbelievable
Avvocato, iscritto all’Ordine di Milano, patrocinante in Cassazione.
Assiste abitualmente, sia in sede giudiziale che stragiudiziale, imprese multinazionali ed imprese italiane leader di settore, nonché prestigiose istituzioni culturali italiane e straniere, case d’asta, archivi d’artista, privati collezionisti e artisti nei diversi ambiti (civile, penale e amministrativo) del diritto dell’arte e dei beni culturali in Italia e all’estero. È sovente chiamata come docente in corsi di formazione specialistica, come relatore in convegni, seminari e webinar. È giornalista pubblicista dal 2012 e collabora con diverse testate specializzate nel diritto dell’arte e dei beni culturali in particolare con Il Giornale dell’Arte. È stata Consigliere Ordine degli Avvocati di Milano.