Restituiti dalle Autorità statunitensi allo Yemen tre reperti archeologici saccheggiati e trafficati negli USA
Segnando un’ulteriore vittoria nel campo della protezione del patrimonio culturale internazionale, il Procuratore Distrettuale di Manhattan, Alvin L. Bragg Jr., ha annunciato il 9 maggio 2023 la restituzione al popolo yemenita di tre preziosissimi manufatti, dal valore di 725.000 dollari.
I tre oggetti sono stati recuperati durante un’indagine penale conclusa di recente sulla raccolta privata di Shelby White, collezionista con base a Manhattan e membro emerito del Consiglio di amministrazione del Metropolitan Museum of Art: l’Antiquities Trafficking Unit (ATU) ha sequestrato alla signora White 89 reperti archeologici provenienti da 10 diversi stati, fra cui Turchia, Grecia e Italia, per un valore complessivo di 69 milioni di dollari.
Alla cerimonia di restituzione, la prima a coinvolgere il governo dello Yemen, hanno presenziato Mohammed Al-Hadhrami, Ambasciatore yemenita, e James Deboer, Assistente Agente Speciale in carica della Homeland Secuirty Investigation (HSI). Bragg ha definito l’evento come un simbolo di speranza e ha dichiarato che l’indagine su Shelby White ha permesso a dozzine di antichità, strappate dai loro territori di origine, di tornare finalmente a casa. Tuttavia, a causa della guerra civile in Yemen, le tre opere saranno temporaneamente esposte allo Smithsonian di Washington D.C., fino a quando le autorità potranno riportarle nel Paese in sicurezza.
Come portavoce del governo yemenita, l’Ambasciatore ha espresso la sua profonda gratitudine all’Ufficio del Procuratore Distrettuale, e in particolare alla ATU e alla HSI, per lo sforzo collettivo messo in campo per il recupero e la restituzione degli oggetti.
L’Agente Speciale della HSI di New York, Ivan J. Arvelo, ha lodato gli infaticabili sforzi del suo team e della ATU nella costante lotta verso la tutela del patrimonio culturale internazionale.
Gli oggetti restituiti durante la cerimonia sono: uno stambecco d’alabastro con base iscritta, una statuetta funeraria con fattezze femminili in alabastro, e un vaso in argento con iscrizione in antico sudarabico.
La statuetta funeraria d’alabastro a forma di stambecco stante su base iscritta, datata al V secolo a.C., proviene dalla necropoli di Hayd bin Aqeel, a Shabwa, Yemen, ed è stata scavata clandestinamente durante la Guerra Civile nel 1994. Era apparsa sul mercato presso la Mansour Gallery di Londra ed era confluita quindi nella collezione della White.
La seconda statuetta funeraria, sempre in alabastro, rappresenta una figura probabilmente femminile ed è databile al II secolo a.C.: Robin Symes, noto trafficante d’arte, la vende direttamente a White nel giugno del 1993.
Il vaso d’argento del 200-300 d.C.: l’intricata decorazione a rilievo e l’iscrizione in Antico Sud Arabico Hs’lt/w-N’d-ly/dtw/Qyhn/symtw/mwst/byt-hmy/Yrs ([Le signore] Haslar e Na’ad-alay, del clan Qayhan, hanno dedicato [questo vaso] entro gli Yaras fra le loro due case), ne certificano l’origine dalla stessa antica Shawa da cui proviene anche la testa d’ariete. Il vaso era stato messo all’asta da Christie’s New York nel 2005, prima di entrare nella collezione di White, da un anonimo collezionista americano che ne sarebbe entrato in possesso nel 1994, legando virtualmente anche questo manufatto alla Guerra Civile.
L’indagine proficua e la restituzione di questi reperti archeologici è testimonianza della dedizione dell’ATU e dei suoi procuratori: l’assistente Procuratore Distrettuale Matthew Bogdanos, che ha supervisionato l’operazione, e l’assistente Procuratore Distrettuale Taylor Holland, che ha condotto l’indagine, coadiuvati dall’analista supervisore investigativo Apsara Iyer e l’analista investigativo Daniel Haley, e dei loro colleghi della HSI, in particolare l’agente speciale Robert Mancene.