In questi giorni sta riscuotendo grande successo la mostra L’istante e l’eternità: tra noi e gli antichi, organizzata dal Ministero della Cultura italiano insieme al Ministero della Cultura e dello Sport greco e visitabile fino al 30 luglio 2023 nelle Grandi aule del Museo delle Terme di Diocleziano. L’allestimento è curato da Massimo Osanna, Direttore generale dei musei, Stéphane Verger, Direttore del Museo Nazionale Romano, Maria Luisa Catoni e Demetrios Athanasoulis.
Questa è una occasione ghiotta per poter ammirare alcuni capolavori solitamente non visibili nei musei o presentati al pubblico per la prima volta: tra questi è in esposizione, dopo il restauro, il “carro di Civita Giuliana”. Si tratta di un pezzo davvero molto importante, per diversi motivi: anzitutto è un rarissimo esemplare di un pilentum, ovvero un elegante carro da parata che veniva usato nell’antichità per cerimonie religiose o nuziali ed è il primo del suo genere ritrovato in Italia. Poi per il suo eccezionale stato di conservazione: il carro è di legno e reca delle preziose decorazioni in bronzo e stagno in cui sono rappresentate delle scene erotiche. Vi sono state rinvenute anche le tracce di reperti organici, pertinenti, ad esempio, a corde. E infine l’importanza di questo reperto è data anche dal luogo e dalle modalità di rinvenimento: Civita Giuliana si trova infatti nelle vicinanze di Pompei e fa parte di quelle zone del Parco Archeologico di Pompei che rientrano in un importantissimo protocollo di intesa firmato nel 2019 tra il Parco stesso, la Procura della Repubblica di Torre Annunziata e i Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale. Questa zona, segnata per anni da scavi clandestini, furti e dalla realizzazione di cunicoli da parte dei tombaroli, gode adesso di una “protezione speciale” da parte di questi enti, che si sono impegnati reciprocamente a fornirsi informazioni in maniera tempestiva e ad effettuare scavi quando e dove necessario, per contrastare le attività illegali. La scoperta del carro è avvenuta nel gennaio del 2021 proprio nell’ambito di questa attività.
Tra le opere da ammirare in mostra c’è anche lo splendido cratere a calice di Assteas, raffigurante il mito del Ratto di Europa che reca sul fondo la firma di questo ceramista e ceramografo attivo a Paestum, da cui prende per l’appunto il nome; rinvenuto durante dei lavori a Sant’Agata dei Goti, venduto illegalmente ed approdato al Getty Museum di Los Angeles negli anni ’80, finalmente, grazie ad un lavoro sopraffino di indagini e diplomazia da parte dei Carabinieri TPC, dal 2007 è ritornato in Italia.
Sono storie avvincenti, che nulla aggiungono alla bellezza di questi capolavori dell’arte antica, ma che forse avrebbero meritato di essere raccontate nei pannelli o nelle didascalie per portarle a conoscenza dei visitatori, che oltre ad ammirare le opere potrebbero anche sapere chi ringraziare se oggi sono tornate in Italia, restituite alla pubblica fruizione.
Oltre a quelle appena citate, in esposizione alle Terme di Diocleziano ci sono tante altre opere di pregevole bellezza. La prima sala della mostra è dedicata all’eternità e all’istante catturato e imprigionato nel tempo; nulla più dei calchi di alcune vittime uccise dall’eruzione vesuviana, può esprimere meglio questo concetto. La storia è fatta di eventi lunghi come le guerre ma anche di poche ore, come quelle che sono servite a seppellire intere città, con tutti gli abitanti.
Dal concetto del tempo il percorso si snoda poi in due filoni: l’eternità e l’istante. L’eterna fama è quella di cui godono i grandi personaggi della storia, come Giulio Cesare, ammirato tutt’oggi da noi contemporanei, o Cosimo dei Medici, immortalato nel bronzo dalle abili mani di Benvenuto Cellini, o ancora come i mitici eroi dell’Iliade e dell’Odissea: d’altronde anche Omero cantando di questi ultimi si è conquistato la notorietà e in qualche modo l’immortalità. Grande risalto è dato a ragion veduta all’eroe che le cui vicende hanno portato alla fondazione di Roma: Enea, figlio di Venere e Anchise, che fugge da Troia insieme al padre e al figlio Ascanio, per poi approdare sulle coste del Lazio.
Quella del tempo, d’altra parte, è una concezione che l’uomo ha innata e che egli cerca di comprendere e misurare in maniera sempre più precisa. Per questo le sale successive sono dedicate alla divinizzazione dei concetti di eternità (Aion) e di tempo come ordine del mondo (Kosmos).
Da qui si passa poi ad esplorare il rapporto con il tempo che si ha nella vita quotidiana, nel proprio privato. Non sono solo gli eroi o i grandi condottieri ad essere stati riprodotti nell’arte, ma anche persone comuni: coloro che hanno compiuto delle imprese sportive, ma anche semplicemente uomini o donne che hanno voluto lasciare un ricordo di sé dopo la propria morte. Così, nella galleria centrale della mostra, troviamo una preziosa statua femminile proveniente da Santorini, esposta per la prima volta al pubblico, accanto ai giganti di Mont’e Prama (Sardegna) e ai famosissimi corridori in bronzo dalla Villa dei papiri di Ercolano. Questa è anche la parte in cui vengono messe in mostra le recenti scoperte, come il carro di Civita Giuliana di cui si è parlato sopra e una statua marmorea proveniente dal Parco Archeologico dell’Appia Antica e portata alla luce all’inizio di quest’anno nella zona del parco Scott. Si tratta di una scultura a grandezza naturale, che rappresenta molto probabilmente un personaggio nelle vesti di Ercole, con la clava e la leontè, ovvero la pelle di leone, tipici attributi di questo semidio.
Questo allestimento è anche l’occasione per esporre al pubblico diverse opere che si trovano di solito nei magazzini, sia in Italia che in Grecia, nell’ambito dell’iniziativa del Museo Nazionale Romano “Depositi (ri)scoperti”. I musei sono infatti spesso pieni di opere anche di altissimo livello, magari di recente scoperta, che non trovano posto nelle sale, tra le esposizioni permanenti. Il Museo Nazionale Romano ha quindi promosso questo progetto, che permette ai visitatori di poter ammirare questi capolavori in mostre ed esposizioni temporanee.
Il tema del dialogo tra il mondo antico è quello moderno è stuzzicante ed appassionante: da una parte la nostra cultura è il frutto degli insegnamenti, delle scoperte e dell’ingegno dell’uomo antico. Dall’altra, sentiamo quell’epoca molto lontana da noi, pur essendone affascinati ed ispirati ancora oggi. Per questo il tempo, scandito dal susseguirsi dei secoli, può contemporaneamente sembrare un istante, come se questi non fossero mai passati. Nonostante la bellezza dei pezzi e l’accuratezza dell’esposizione, l’allestimento potrebbe però risultare di difficile comprensione, perché il visitatore non sempre riesce a seguire il fil rouge che unisce le varie opere tra di loro: qualche pannello in più lungo il percorso e un maggiore distanziamento delle opere sarebbero stati probabilmente necessari per una ottimale fruizione. Infatti, la notevole quantità di pezzi esposti e la distanza ridotta, danno poco spazio di manovra all’interno delle sale delle Grandi aule delle Terme, le stesse che erano state allestite nel 1911 per celebrare i cinquant’anni dell’Unità d’Italia.
Nel complesso, per la pregevolezza delle opere e in molti casi l’unicità, non bisogna farsi sfuggire l’occasione di visitare la mostra e prendersi un istante per riflettere sul senso dell’eternità.
“L’istante e l’eternità”, il podcast:
Mi sono laureata a Roma in archeologia e storia dell’arte greca e romana e ho conseguito la specializzazione nello stesso ambito a Lecce. Dopo diversi anni di esperienza sui cantieri urbani ho frequentato un master incentrato sui temi della tutela e dei reati contro il patrimonio culturale, discutendo una tesi sulla ricerca della provenienza e la restituzione dei beni trafugati durante la Seconda Guerra Mondiale. Dal 2015 sono guida turistica autorizzata di Roma: tra le visite che propongo più spesso, oltre la Roma antica, ci sono quelle su Occupazione tedesca e Resistenza, e sulla Street Art. Oggi divido la mia vita tra i tour con i turisti, lo studio e la ricerca.