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Ancora nel limbo la raccolta pistoiese di Marino Marini

(Tempo di lettura: 4 minuti)

Tutto da scrivere il futuro dell’eredità artistica di Marino Marini. «Riformando la sentenza del TAR della Toscana – scrive in una nota Carlo Ferdinando Carnacini, Presidente della Fondazione Marino Marini di Pistoia -, che in primo grado aveva dato ragione al vincolo apposto dal Ministero dei Beni Culturali, su proposta del Soprintendente pro tempore Andrea Pessina, il Consiglio di Stato ha annullato il vincolo che sin dall’11 novembre 2019 ha costretto la Fondazione a mantenere e custodire le Opere di sua proprietà in un edificio non a norma». Inidoneo e chiuso al pubblico, il Palazzo ed ex Chiesa del Tau è ora sganciato dalla custodia delle opere che potrebbero essere a breve impacchettate, come già nelle intenzioni della Fondazione, e trasferite a Firenze per andare ad arricchire la collezione che l’artista stesso donò al Comune di Firenze.

Due città, Pistoia insieme ai suoi cittadini e Firenze, e due poli che da anni si danno battaglia suon di carte bollate e ricorsi: da un lato l’Amministrazione comunale di Pistoia, guidata da Alessandro Tomasi, insieme alla Regione Toscana, e dall’altro appunto la Fondazione che, incassato il verdetto, non ha risparmiato una stoccata finale al primo cittadino: «Il Consiglio di Stato dà atto alla Fondazione di aver cercato una soluzione condivisa, che forse si sarebbe potuta trovare, se il Sindaco Tomasi non avesse inspiegabilmente e pervicacemente – forse perché malamente consigliato ed anche peggio supportato dalle Autorità territoriali – solo e soltanto insistito sul vincolo ora annullato». Di tutt’altro tenore la versione di Tomasi: «Il Comune – non a seguito della sentenza ma ormai da mesi – ha proposto il Convento di San Lorenzo proprio per valorizzare l’opera del maestro a Pistoia. Lo stesso Consiglio di Stato dice che è auspicabile un accordo pubblico-privato che, in considerazione della realtà di fatto, si ponga l’obiettivo di conservare e valorizzare pienamente le sue opere. E ancora, viene sottolineata ‘l’azione congiunta del sindaco e degli organi della Fondazione per collocare le opere del Maestro in una nuova struttura museo individuata nella chiesa e nel convento di San Lorenzo’. Si torna, dunque, all’impegno preso nella riunione della Prefettura il 27 settembre scorso sulla possibilità di individuare una struttura museale, nella nostra città, capace di ospitare le opere di Marini attraverso un progetto di valorizzazione. Struttura che il Comune ha già offerto e che è ricompresa all’interno di un quartiere, quello di San Lorenzo, su cui stiamo investendo 20 milioni di euro. Le condizioni per procedere in questo senso ci sono tutte. Ne manca solo una: la volontà della Fondazione. Come sindaco ribadisco la piena disponibilità ad offrire, per la valorizzazione dell’opera del Maestro, uno dei luoghi di esposizione più belli del territorio, su cui stiamo per intervenire. Nel caso in cui, come conseguenza a questa sentenza, la Fondazione volesse invece privare la nostra città delle opere del Mastro – ipotesi che la stessa Fondazione, nel 2019, ha detto non essere nel proprio interesse, e che voglio ancora sperare sia così – è chiaro che questa sarebbe una prospettiva considerata inaccettabile. Adesso è l’ora della chiarezza e della collaborazione». Una collaborazione che il sindaco pare non trovare nemmeno all’interno del suo Consiglio comunale: il Partito Democratico ha depositato una interpellanza urgente per fare chiarezza sulle azioni intraprese e sulle intenzioni future, definendo fin qui «una cialtroneria vergognosa» l’operato che ha contribuito solamente ad allontanare le opere e dalla città natale dell’artista.

Marino Marini (Foto di Paolo Monti – Wikimedia).

È tutto perduto per la città di Pistoia?

Il notaio Antonio Marrese, già membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione, interpellato da La Nazione, ritiene che «questa ultima sentenza non significa che le opere possano essere prese e trasferite altrove fuori da Pistoia. Ciò che risulta decisivo infatti non è tanto il vincolo pertinenziale in sé, quanto piuttosto l’attuazione della chiara volontà espressa dalla vedova Marini, Mercedes Pedrazzini. La signora voleva il “Museo Marino Marini a Pistoia” che ha espressamente evocato negli scopi della Fondazione».

Non sappiamo ancora se questa interpretazione farà o meno da argine ai propositi e al trasferimento della collazione pistoiese, è però certo che questo limbo preclude totalmente da anni la fruizione pubblica. E senz’altro non era questo il disegno che aveva in mente il Maestro, né quello del Comitato promotore del “Piano strategico della cultura della città di Pistoia e dell’area pistoiese”, che si è riunito nella mattinata di martedì 13 giugno, e di cui di fanno parte Regione Toscana, Provincia di Pistoia, Comune di Pistoia, Diocesi di Pistoia, Diocesi di Pescia, Camera di Commercio Pistoia-Prato e Fondazione Caript. L’obiettivo principale è quello di restituire alla collettività le opere di Marino Marini «grazie alla messa a disposizione degli spazi museali e delle professionalità necessarie a riaprire, a Pistoia, un’esposizione dedicata al Maestro». Nel corso dell’incontro non solo è stata accolta la proposta di Fondazione Caript di istituire un gruppo di lavoro permanente che includa anche la Fondazione Marino Marini, per remare uniti nella direzione verso la riapertura del museo, ma sono stati definiti gli impegni delle singole istituzioni coinvolte. Se il Comune di Pistoia è pronto a mettere a disposizione le proprie professionalità interne, in collaborazione con quelle di Pistoia Musei, in attesa della riqualificazione del Convento di San Lorenzo, già finanziata con il Pnrr, per una musealizzazione a lungo termine delle opere; la Regione Toscana è intenzionata a rivedere il protocollo d’intesa con il Comune per avviare un percorso che consenta al Museo Marino Marini di ottenere i requisiti per la qualifica di museo a rilevanza regionale.

«È una proposta che abbiamo fatto per la salvaguardia e la valorizzazione di un importante patrimonio artistico che siamo disponibili a gestire – ha commentato a caldo il presidente di Fondazione Caript, Lorenzo Zogheri -. Questo impegno rientra nella missione della Fondazione, che da sempre tutela e promuove l’arte e la cultura come elementi di identità del territorio, aggregazione della comunità e promozione turistica. Condizione indispensabile affinché questa proposta possa concretizzarsi è, naturalmente, la condivisione fra tutte le istituzioni coinvolte. Per questo, auspico che il senso di responsabilità prevalga con l’unico obiettivo di non perdere un patrimonio artistico di inestimabile pregio e ritengo un segnale molto positivo quanto emerso».

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