Dentro Caravaggio
Versioni diverse rivelano differenze significative grazie alle analisi scientifiche
di Anna Pelagotti
C’è in corso da anni un dibattito tra gli studiosi del Caravaggio sull’eventualità che il pittore replicasse alcune sue composizioni, e quindi se per i dipinti con lo stesso soggetto si debba sempre parlare di originale e copia (o copie) oppure si possa parlare di diverse versioni di mano dello stesso.
Naturalmente in alcuni casi la distinzione è ovvia, ma ci sono anche alcuni dipinti sui quali gli studiosi si sono accapigliati per anni, senza arrivare a delle conclusioni certe.
Almeno fino a quando non sono intervenute le analisi scientifiche, come ad esempio nel caso del dipinto San Francesco in meditazione, di cui si conoscono due versioni entrambe di ottimo livello. In questo caso si era sempre ritenuto che la tela conservata presso il convento dei Cappuccini a Roma fosse la prima versione. Ma quando comparve un dipinto di soggetto identico di altissima qualità pittorica presso una chiesa di Carpineto (oggi alla Galleria nazionale d’arte antica di Palazzo Barberini a Roma), si reputò che quest’ultima fosse il prototipo e l’altra una seconda versione o una copia.
Dopo aver eseguito radiografia e riflettografia, si è scoperto invece che l’ipotesi più verosimile era quella opposta, il dipinto dei Cappuccini ritrovava la primogenitura.
Per arrivare a formulare delle ipotesi che abbiano una base oggettiva, è sempre assolutamente cruciale poter fare dei raffronti non solo tra le immagini visibili ma anche su quello che l’occhio umano non vede e che invece è evidente nelle immagini diagnostiche.
È notizia recentissima che si sta conducendo una campagna diagnostica approfondita sul San Girolamo della Co-Cattedrale di Malta, ed è stato pubblicato sul Giornale dell’Arte un primo particolare della riflettografia infrarossa.
Su una versione (o una copia), di proprietà privata, con identica composizione Art-Test ha lavorato quasi 15 anni fa, insieme alla storica dell’arte e restauratrice Roberta Lapucci. I risultati delle indagini e le ipotesi che ne scaturirono furono presentate durante il programma scientifico per eccellenza della RAI: SuperQuark.
Il dipinto ha una storia molto interessante e qualcosa trovate anche qui. E anche in questo caso l’attribuzione del dipinto ha diviso la critica. Potremmo adesso essere arrivati ad una svolta importante perché quello che non era possibile prima, si può fare adesso, ovvero un confronto puntuale dei dettagli e della tecnica.
Abbiamo messo qui a confronto sia le immagini visibile delle due versioni, sia i dettagli delle riflettografie. Sebbene alcune differenze nella risoluzione, nella nitidezza dell’immagine e nella scala di grigi si possano attribuire alla diversa strumentazione utilizzata, saltano all’occhio alcune differenze, che abbiamo evidenziato con degli ovali colorati.
Si veda ad esempio il particolare nell’ovale rosso: nell’immagine di sinistra, relativa al quadro di Malta, non si nota niente sotto l’ombra del braccio sul petto, mentre nell’immagine di destra si nota un capezzolo, poi coperto dall’ombra scura ora presente nel dipinto visibile, in entrambe le tele.
Invece nell’ovale verde si nota una doppia striscia diagonale, che non è presente nel dipinto di destra e neppure nella pittura visibile. E che dire del segnalibro in pelle dell’ovale giallo, che nella versione di sinistra non compare e in quella a destra è magistralmente eseguito probabilmente “togliendo” pittura con il retro del pennello?
Nell’ovale blu si nota come la gamba del tavolo nella pittura di sinistra non fosse originariamente presente, mentre nell’altra sì, o almeno è realizzata con un materiale non trasparente agli infrarossi come l’altra.
Il gioco delle differenze può continuare e vi invitiamo a farlo e a condividere con noi il piacere della scoperta, in attesa che altri dettagli vengano pubblicati!
Art-Test opera dal 2005 ed è specializzata in indagini diagnostiche non invasive per i beni culturali. Dispone di strumentazione e metodologie di avanguardia a livello internazionale (alcune brevettate, altre realizzate dietro progetto esclusivo), per l’analisi dello stato di conservazione, della tecnica realizzativa e dei materiali presenti su opere d’arte, sia mobili che immobili. Da sempre attiva nel campo della ricerca, Art-Test partecipa a progetti per la ricerca e l’innovazione finanziati da enti pubblici e collabora con centri di ricerca e università italiane e straniere. Dal luglio 2011, la compagine sociale di Art-Test è ora costituita da Anna Pelagotti e Emanuela Massa.