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Anche quest’anno si è conclusa con successo la Conferenza internazionale di ARCA

(Tempo di lettura: 7 minuti)

La 13^ edizione della Conferenza internazionale, promossa dall’Association for Research into Crimes against Art (ARCA), si è tenuta come ogni anno nella splendida cornice del Chiostro Boccarini ad Amelia (TR), nelle giornate del 24 e 25 giugno. L’evento ha richiamato nel piccolo centro umbro studiosi e specialisti provenienti da 23 paesi diversi: un risultato straordinario raggiunto dopo anni di infaticabile lavoro, interrotto soltanto nella fase pandemica. 

Cinque le sessioni tematiche nella prima giornata, quattro nella seconda e numerosi gli argomenti affrontati, con particolare attenzione ai temi di attualità che riguardano il mercato dell’arte, il traffico illecito dei beni culturali, la sicurezza nei musei. Affidate ai professionisti del patrimonio culturale, provenienti anche dal mondo accademico nazionale e internazionale, e dalle Forze dell’ordine, le relazioni hanno esaminato: i Cyber Crimes, con particolare riferimento agli NFT (Non-Fungible Token), nuova frontiera dell’arte digitale, e alla fruizione da parte di gruppi criminali del dark web; la falsificazione e la provenance dei papiri, con una finestra sul traffico illecito di questi particolari beni provenienti dall’Egitto e l’analisi di interessanti casi di studio, noti e meno noti; il patrimonio culturale nelle aree di conflitto e la sua “politicizzazione”; il tracciamento di opere d’arte trafficate durante la Seconda Guerra Mondiale e nella fase pandemica che ha investito l’intero globo; il mercato dell’arte e l’impossibilità per i collezionisti di antichità di dimostrare la liceità dei beni posseduti; l’azione delle Forze di polizia di concerto con le istituzioni preposte alla tutela del patrimonio culturale; la produzione dei falsi e la circolazione degli antichi manoscritti. 

Ancora una volta, dunque, se Amelia è stata pacificamente invasa da studiosi provenienti da tutto il mondo, il merito è dell’Association for Research into Crimes against Art, che dal 2009, anno della sua fondazione, opera a livello globale per promuovere, insieme alla ricerca scientifica in materia di reati contro l’arte, la tutela del patrimonio culturale. ARCA ha sede legale negli Stati Uniti ed è universalmente riconosciuta come punto di riferimento per tutti coloro che desiderano approfondire le tematiche di questo specifico settore.

Tra i primi scopi dell’Associazione figura la creazione di un curriculum di studi unico e interdisciplinare, il Post-Graduate Certificate Program, che è capace di identificare le tendenze emergenti e poco studiate sulle condotte criminali in ambito artistico e archeologico, sviluppando strategie efficaci per una gestione responsabile del patrimonio culturale.

Il Post-graduate Certificate Program, oggi articolato in 11 corsi settimanali per un numero complessivo di 220 ore in aula, consente ai partecipanti di approfondire argomenti come: 

  • il diritto dell’arte e dei beni culturali e gli strumenti giuridici internazionali corrispondenti;
  • il traffico illecito e le sue connessioni con il mercato lecito dell’arte;
  • la provenance e le sfide del recupero di beni saccheggiati;
  • le teorie criminologiche e loro applicazione allo studio dei crimini d’arte;
  • il patrimonio culturale nelle guerre e nei conflitti armati;
  • il mercato dell’arte e i rischi ad esso associati;
  • l’assicurazione delle opere d’arte;
  • l’etica della conservazione e della pubblicazione;
  • la gestione del rischio e la prevenzione del crimine nella sicurezza dei musei;
  • i falsi, le contraffazioni nel mercato dell’arte
  • l’arte, l’antichità e il concetto di identità culturale.

Oltre all’istruzione e alla ricerca, ARCA è impegnata anche nella sensibilizzazione ai crimini contro il patrimonio culturale. L’organizzazione lavora, inoltre, a stretto contatto con le Forze dell’ordine, i Pubblici Ministeri, le Autorità doganali, i musei e altre istituzioni culturali per promuovere una maggiore consapevolezza dei problemi legati alla protezione del patrimonio.

Al termine delle due giornate, abbiamo sentito Lynda Albertson, CEO di ARCA, a cui è affidata l’intera organizzazione della Conferenza.

La scelta della location per la Conferenza internazionale di ARCA ricade ogni anno su Amelia. Si tratta di un piccolo centro di poco meno di 12.000 abitanti, con un centro storico sospeso nel tempo dei sui 3000 anni di storia, ma che resta periferico. Esiste una ragione particolare che condiziona la scelta?
Lo facciamo per due motivi: il primo riguarda i professionisti del patrimonio culturale che vengono a studiare da noi e che molte volte arrivano da paesi in cui gli stipendi medi sono al di sotto dei 100 $ al mese. Sono persone che hanno necessità di ampliare il loro campo di ricerca e con poche risorse da investire. Amelia risponde a questo genere di esigenza perché qui si vive con poco – un appartamento a Roma nel quartiere di Trastevere costerebbe il triplo –. Il percorso formativo che offriamo dura 11 settimane, per di più d’estate, in alta stagione, e quindi vogliamo andare incontro a chi arriva dello Yemen, dell’Iraq, della Siria, della Libia, paesi che in alcuni casi si trovano in situazioni di conflitto armato. La seconda ragione riguarda la bellezza e la storia del luogo. Amelia è un paese molto accogliente e ricco di storia, che non presenta situazioni di degrado e si trova a pochi chilometri dall’autostrada, quindi è facilmente raggiungibile. Non vanno trascurate a tal riguardo le ricadute economiche della nostra iniziativa su un territorio che è lontano dai circuiti turistici tradizionali. Eppure, Amelia ha un centro storico che conserva ancora le mura megalitiche e i monumenti della città romana imperiale. Non ci scordiamo poi che è il luogo in cui Cicerone ha tenuto il suo primo processo! 

Nel suo personale intervento alla Conferenza ha sottolineato il motivo per cui è importante che ARCA continui a promuovere questi eventi, evidenziando altresì l’importanza della formazione specializzata che ha come oggetto i crimini d’arte, molto spesso sottovalutati e non sempre all’attenzione del mondo accademico.
La formazione è importantissima e vale anche l’esperienza personale che mi ha convinto che non si può fare da soli. Io stessa in passato ho speso moltissimo tempo per condurre le mie personali indagini, fino quando non ho capito che agire in autonomia è di impedimento alle investigazioni ufficiali. Siamo tutti topi di biblioteca, siamo tutti specializzati, ma non siamo autorizzati ad andare in giro a fare domande. All’inizio erano in pochissimi a trattare i temi sui crimini d’arte, penso tra gli altri a Neil Brodie o Simon Mackenzie. Oggi siamo in tantissimi e sono convinta che si possa fare ancora molto e che non ci si debba limitare a esprimere il proprio disappunto sui social media: quello è solo un modo per manifestare il proprio stato d’animo rispetto ai problemi che riscontriamo nel mondo dell’arte e che vanno trattati diversamente. 

Stiamo quindi parlando di metodo.
Sì. Il metodo è quello dell’“academic investigation” che esclude il porre domande arbitrariamente, anche quando si hanno a disposizione gli elementi utili alla risoluzione dei problemi. L’esperienza deve indicare la via da seguire. Non operiamo per eliminare il mercato, come ha detto qualcuno, dobbiamo semplicemente individuare e analizzare i comportamenti sbagliati che lo penalizzano e guardare con attenzione metodica al terrorismo e al suo ruolo nel traffico illecito dei beni culturali. 

Dove individuate le risorse finanziare per realizzare la Conferenza internazionale?
Ci autofinanziamo, preferiamo restare autonomi anche rispetto ai paesi che vorrebbero partecipare, ma che ci costringerebbero in qualche modo a scendere a compromessi. Insomma, vogliamo essere liberi. 

Chi arriva ad Amelia ha la possibilità di incontrare studiosi e specialisti della materia di livello internazionale, con la possibilità quindi di ampliare il proprio network.
Sì, siamo convinti che le conversazioni fuori dalle aule siano importanti quanto ciò che si dice al loro interno. È per questo che organizziamo nell’ambito della Conferenza internazionale una serata a tema – un cocktail che quest’anno richiamava il personaggio di James Bond – e che permette a chi arriva qui per partecipare alle due giornate di lavori di ritrovare vecchi amici e colleghi, e di incontrarne di nuovi, perché lo scambio e il confronto sui temi che trattiamo siano sempre alimentati, anche nei momenti di convivialità. 

Al termine dell’evento, quali sono le impressioni? Che cosa lascia l’edizione di quest’anno? 
Uno dei modi in cui valuto il successo dell’evento di quest’anno è la diversa provenienza dei partecipanti che sono giunti fin qui. Questo giugno abbiamo registrato gli arrivi da: Bielorussia, Belgio, Bosnia ed Erzegovina, Canada, Danimarca, Francia, Germania, Hong Kong, Ungheria, Italia, Libano, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Portogallo, Romania, Regno dell’Arabia Saudita, Scozia, Spagna, Svizzera, Siria, Turchia, Ucraina, Regno Unito, Stati Uniti. Si tratta di 3 paesi in più rispetto al 2022. Questo dimostra che a livello internazionale, nonostante l’evento si svolga in una zona remota dell’Umbria, abbiamo creato un forum prezioso per discutere questioni di interesse comune su temi rilevanti per il settore.  

Può dirci qualcosa sulla Conferenza 2024?
Per il 2024, le date della Conferenza saranno quelle del 28-29-30 giugno. L’auspicio è quello di rivedere vecchie conoscenze e di incontrare nuovi ricercatori del settore.

Lynda Albertson in un fotogramma del docufilm “Lotto 448”.

Al termine della Conferenza internazionale chi scrive ha ricevuto un’email di ringraziamento che si conclude come segue (riportiamo testualmente):

“We hope the knowledge and connections you gained during the event will be valuable to your personal and professional journey”.

Sta tutto qui, nella frase di chiusura, l’aspetto significativo dell’appuntamento annuale con ARCA e con la Conferenza di Amelia. L’evento si configura non solo come un’occasione straordinaria di crescita personale, favorita dalla qualità degli interventi di specialisti e di chi opera sul campo, ma anche da tutto ciò che intorno allo stesso evento gravita. Le occasioni di incontro meticolosamente organizzate a margine della Conferenza, infatti, hanno costituito terreno fertile per lo scambio di idee, il confronto su temi talvolta ostici e, più in generale, i nuovi contatti, all’insegna di quel “fare insieme” raro o addirittura inesistente nei contesti provinciali italiani, eppure indispensabile nella lotta ai crimini contro il patrimonio culturale. 

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