È il 2014, siamo a Mosul, in Iraq, e il secondo Museo più grande dello Stato dopo quello di Baghdad si prepara a riaprire dopo i lavori di ristrutturazione durati anni. Fondato nel 1952 e ampliato, vent’anni dopo, con un nuovo edificio, conserva reperti del periodo assiro (circa 2200 pezzi) ed ellenistico precedenti l’avvento del Cristianesimo. Purtroppo, però, le cose non andranno come previsto: l’ISIS, il sedicente Stato Islamico dell’Iraq e della Siria, occuperà la città facendone la propria base militare.
Mosul verrà riconquistata in seguito ad un lungo conflitto grazie a una coalizione di forze armate guidata dagli Stati Uniti, e durante il quale sarà distrutta gran parte della città vecchia, ancora oggi in rovina.
Anche il Museo sarà bombardato in quella fase, ma i danni non saranno paragonabili a quanto successo nel 2015: il gruppo terroristico, infatti, distrusse a martellate i reperti archeologici del Museo e del sito archeologico di Nimrud, bruciò libri e manoscritti, abbatté le millenarie mura di Ninive, ben attenti a filmare le proprie azioni per diffonderle pubblicamente tramite un video online.
Tavolette di argilla con iscrizioni assire, sumere, accadiche, babilonesi, la possibilità di leggere la vita quotidiana di trenta secoli fa, tutto ridotto in macerie.
I restauri sono stati effettuati da specialisti iracheni e francesi del Louvre che, negli ultimi anni, hanno lavorato per l’identificazione degli oggetti smarriti, attraverso la stesura di un catalogo, pubblicato con la speranza di recuperare manufatti da eventuali collezioni private o vendite all’asta. Inoltre, hanno cercato di ricreare una nuova forma di museo, riportando l’eccellenza della vecchia esposizione ma ricordando anche la tragica occupazione dell’ISIS, ormai parte della storia dell’Istituzione. Poiché durante la distruzione del Museo, nella Sala Assira, venne fatta saltare con della dinamite una piattaforma su cui si trovava un trono del IX secolo a.C., l’Istituzione ha deciso di mantenere il buco creato dall’esplosione nel pavimento, dando la possibilità ai visitatori di vederlo da un soppalco creato apposta.
A restauri non ancora ultimati, il Museo riapre le sue porte alla città, con un’esposizione dei propri manufatti, e l’obiettivo di riaprire definitivamente nel 2026. Ariane Thomas, direttrice del Dipartimento delle Antichità del Vicino Oriente al Louvre, ha dichiarato che se “la distruzione avviene in un istante, la ricostruzione potrebbe richiedere un’eternità”.
Laureata in Storia dell’Arte con una tesi in Legislazione dei Beni Culturali, ho capito con il Laboratorio di Traffico Illecito di Opere d’Arte presso l’Istituto di Restauro di Firenze quanto sia significativo fare luce su una storia dell’arte che spesso tende a rimanere nell’ombra. Una parte importante della nostra realtà che tocca non solo l’arte, ma allo stesso modo i valori e i diritti umani.