I marmi di Tor di Quinto, difficilmente riapplicabili a posto (ché il livello della campagna è ivi cresciuto quattro metri), stavano per vendersi come marmo da lavoro, o come oggetti d’arte. Pregai quindi l’on. Barone Alberto Blanc, senatore del Regno, di farne acquisto e di ricomporli sul confine stradale della sua villa Nomentana, a Sant’Agnese fuori le mura … Il barone Blanc mi ha risposto che è lieto di contribuire alla salvezza di un così importante monumento romano.
(G. Boni).
Giacomo Boni – l’archeologo ed architetto che tra il tra il 1895 e il 1897 guidò i lavori per la realizzazione di villa Blanc, la splendida residenza del barone, senatore e allora ministro degli esteri del Regno d’Italia – spiega alcune delle ragioni che indussero a ricostruire lì quel monumento funerario, parte di un mausoleo del I secolo dopo Cristo che era stato ritrovato a Tor di Quinto. Oggi il mausoleo è fuori dal parco di villa Blanc (ridotto di un terzo negli anni 50), ma sembra quasi a segnalare la presenza di un altro bene culturale, proprio la residenza del barone, decisamente più recente, ma sicuramente preziosa. E villa Blanc, scrigno che racchiude splendide realizzazioni, come il giardino d’inverno più grande d’Europa, è infatti un esempio mirabile dell’eclettismo, stile ispirato al recupero di concetti e forme di movimenti architettonici di epoche diverse.
Dopo la morte del barone Blanc, lo straordinario complesso si era avviato verso un lento e apparentemente inesorabile declino, tra passaggi di mano, contenziosi, vicende burocratiche e giudiziarie, aveva subito le ingiurie del tempo e le conseguenze dell’abbandono. Alla fine, la villa era stata messa in vendita con un’asta pubblica. Così nel 1997 l’ha acquistata l’Università Luiss Guido Carli, con l’obbiettivo trasformarla in un luogo di studio, nel solco della strategia dell’Ateneo: creare “contesti di apprendimento” volti a recuperare beni in disuso nel rispetto dell’ambiente circostante, come rivalorizzazione e miglioramento dell’esistente e di sviluppo architettonico e urbanistico. Interventi che recuperano il bene e gli danno una nuova vita e utilizzo.
Oggi Villa Blanc è sede della Luiss Business School: visite guidate permettono di ammirare le bellezze architettoniche ma anche quelle naturalistiche dei trentanovemila metri quadri di parco, oltre 9000 aperti al pubblico tutta la settimana e adibiti ad area giochi per bambini. Il complesso processo di restauro compiuto, per riportare l’edificio e il suo parco all’iniziale splendore e ad una destinazione compatibile, è ora raccontato nel libro Villa Blanc, Rinascita di un monumento tra eclettismo e modernità, a cura dell’architetto Massimo Picciotto, responsabile del progetto di recupero della villa e Giovanni Carbonara, teorico del restauro, recentemente scomparso.
Nel testo vengono documentate ricerca, progettazione, l’elaborazione delle linee guida del restauro per restituire al complesso quella capacità di fascinazione creata da Giacomo Boni e dai professionisti, artisti, decoratori, pittori, botanici, che avevano lavorato con lui. Giacomo Boni (un innovatore anche in archeologia) sperimentò tecniche nuove per il suo tempo, nella lavorazione di ferro, ghisa, legno, ceramica, marmo, granito, cuoio. Per curare gli aspetti decorativi chiamò Alessandro Morani, che lavorò con il vetro colorato, la ceramica e il mosaico, insieme a pittori e decoratori, usando tecniche tradizionali ma anche rielaborandole. Il risultato fu una meravigliosa fusione di stili, che annienta, barriere temporali, collega magicamente atmosfere e culture apparentemente distanti, decorazioni, luci e colori che paiono, ma non sono, in contrasto. Tutto riportato in vita, in un incontro di stili, di cultura, di storia, sede ideale per ospitare un istituto di formazione considerato un’eccellenza a livello internazionale, la Luiss Business School, luogo di confronto e acquisizione di saperi, dove insegnano 250 docenti e studiano in media 2000 studenti provenienti dall’Italia e dall’estero.