Site icon The Journal of Cultural Heritage Crime

Cooperazione e salvaguardia dell’arte: le mostre del Centro di Raccolta a Marburgo

(Tempo di lettura: 10 minuti)

[English text below]

Dopo la guerra, uno dei compiti più urgenti degli uomini e delle donne della ‘Monumenti’ era la localizzazione e il recupero degli oggetti che erano stati rubati o trasferiti dal Terzo Reich. Vennero creati quattro cosiddetti ‘punti di raccolta’ nella zona occupata dalle forze americane: a Marburgo, Monaco, Offenbach e Wiesbaden. Quando era scoperto un deposito di opere d’arte, queste ultime venivano spostate nel più vicino centro di raccolta, dove sarebbero state archiviate, fotografate, inserite in inventario e preparate per essere restituite.

Impiegati del Centro di Raccolta di Marburgo caricano oggetti  provenienti dalla Renania su un furgone. (Bilddatei-Nr. fmla943_06 © Bildarchiv Foto Marburg).

Per varie ragioni si decise di creare uno di questi depositi nella città di Marburgo. Le sue infrastrutture non erano state gravemente danneggiate; era la sede dell’importante Università che vantava un’altissima reputazione scientifica; e si trovava in una posizione geografica favorevole, vicina a numerosi depositi d’arte nazisti della Germania centrale. Sotto la direzione dei Monuments Men Walker Hancock e Sheldon Keck, l’Archivio di Stato, recentemente costruito, fu la prima proprietà dove conservare l’arte, che cominciò ad arrivare solamente un giorno dopo la resa del Reich tedesco, il 9 maggio 1945.

A differenza dei pezzi d’arte portati negli altri centri di raccolta, quelli trasferiti a Marburgo non erano stati né rubati da altri Paesi né sottratti a proprietari ebrei. Erano collezioni di musei, chiese e singoli proprietari tedeschi, spostate in magazzini per evitare che venissero danneggiate. Dal maggio del 1945 all’agosto del 1946, più di 4.200 opere d’arte provenienti da circa una dozzina di depositi, più di 14.000 libri e 17.500 metri di registrazioni erano passati attraverso le stanze dell’Archivio di Stato di Marburgo. Furono catalogati dai membri dell’Università e fotografati nella struttura appartenente all’Istituto di Ricerca prussiano di Storia dell’Arte.

Impiegati del Centro di Raccolta di Marburgo spacchettano oggetti in peltro, porcellana e vetro presso l’Archivio di Stato dell’Assia nel 1945 a Marburgo; a sinistra, il direttore del punto di raccolta e il Monuments Man Francis Waterhouse Bilodeau. (Bilddatei-Nr. fmla944_07, Aufnahme-Nr. LA 944/7, © Bildarchiv Foto Marburg).

Sotto la guida di Richard Hamann, dodici fotografi documentavano ogni pezzo che entrava dalle porte dell’Archivio di Stato. Spesso erano usate le macchine fotografiche a soffietto di grandi dimensioni della Laica e, più raramente, macchine più piccole da 35mm. Successivamente, gli impiegati creavano una scheda informativa per ogni pezzo d’arte, inclusi il numero d’inventario, il deposito da cui proveniva, la data del suo arrivo e quella di partenza.

Il Monuments Man Francis W. Bilodeau lavorò presso il Centro di Raccolta di Marburgo (Marburg CCP), come suo ultimo direttore, insieme a Hancock e Keck fino al febbraio del 1946. Quando il punto chiuse ufficialmente nel mese di agosto, i registri furono inviati al Centro di Wiesbaden. Bilodeau strette un legame prezioso con l’Istituto di Storia dell’Arte dell’Università di Marburgo, la quale mise a sua disposizione tutte le risorse della biblioteca e il suo staff. Più tardi, Bilodeau trasformò il centro di raccolta nella nuova sede della Biblioteca dell’Università di Marburgo e degli Archivi di Stato.

Attraverso la sua collaborazione, oggi l’Università di Marburgo possiede un’ampia collezione di immagini dei centri di raccolta e si trova nell’archivio delle immagini Photo Marburg. Le immagini includono 4.000 foto degli oggetti passati dalle sale del punto di Marburgo e mostrano i Monuments Men al lavoro insieme ai loro colleghi tedeschi, oltre agli scatti di alcune mostre tenute nel centro di raccolta.

La storia del centro è attualmente messa in luce da una mostra organizzata in collaborazione con il Photo Archive di Marburgo e il Centro tedesco di Documentazione di Storia dell’arte. La mostra «rende chiare le circostanze della sua fondazione… nel contesto della salvaguardia dell’arte da parte dell’esercito così come… illustra le difficoltà politiche ma anche economiche di quella che, all’inizio del periodo post-conflitto, fu in sostanza una cooperazione di successo tra tedeschi e americani». Esibendo le incredibili fotografie della collezione, la mostra ripercorre la fondazione del centro di Marburgo da parte della Monumenti, Belle Arti e Archivi (MFAA) fino alla creazione dell’UNESCO e all’adozione dell’attuale posizione assunta rispetto alla protezione dell’eredità culturale in zone di guerra (Clicca qui per visitare virtualmente la mostra).

Come evidenziato nella nostra Newsletter n.38, alla fine della guerra nei centri di raccolta vennero organizzate diverse esposizioni. Esse avevano lo scopo di tirare su il morale sia delle truppe alleate che della popolazione locale e di rafforzare i legami tra i due gruppi. Attraverso il loro coinvolgimento, professionisti e luoghi dedicati all’arte trassero beneficio da tali eventi, che giovarono a una più importante vita culturale delle città.

Nell’ottobre del 1945, Richard Hamman, il sindaco di Marburgo, Eugen Siebecke, e il rettore dell’Università, Julius Ebbinghaus, ottennero il permesso per ospitare una mostra di ciò che era conservato al punto di raccolta. Il 14 novembre 1945 il Centro e l’Istituto di Storia dell’Arte di Marburgo lavorarono al lancio della mostra Capolavori della pittura europea, la prima delle dodici che si sarebbero tenute lì.

Le immagini esposte arrivano dalla mostra Capolavori della pittura europea del XIX e degli inizi del XX secolo tenutasi al Museo Universitario di Marburgo tra l’aprile e il giugno del 1946. Furono esposti più di 30 dipinti di collezioni provenienti da Essen, Berlino e Colonia, incluse opere di Renoir, Monet, Manet e Kokoschka. Alcuni pezzi importanti comprendevano due opere di Gauguin, Donna col ventaglio e Racconti barbari, entrambe arrivate dal Museo Folkwang di Essen, così come Le falesie di Etretat di Courbet giunta dal Museo Von der Heydt di Wuppertal e il Lavaggio dei piedi – Vicino alla toilette di Lovis Corinth proveniente dal Kunsthalle di Mannheim.

Qui sotto abbiamo provato a colorizzare le foto d’archivio nel tentativo di trasmettere la magnificenza della mostra del 1946.

Bilddatei-Nr. fmla935_16, Aufnahme-Nr. LA 935/16, © Bildarchiv Foto Marburg.

(L-R)

1. Wilhelm Leibl, Ritratto del padre Carl Leibl (Museo Wallraf-Richartz, Colonia)

2. Edouard Manet, Ritratto di Faure nel ruolo di Amleto (Museo Folkwang, Essen)

3. Wilhelm Trübner, Signora in grigio (Museo Folkwang, Essen)

4. Théodore Rousseau, Paesaggio estivo (Museo Von der Heydt, Wuppertal)

5. Wilhelm Leibl, Ragazza alla finestra (Museo Wallraf-Richartz, Colonia)

6. Pierre-August Renoir, Lisa con ombrello (Museo Folkwang, Essen)

Bilddatei-Nr. fmla935_12, Aufnahme-Nr. LA 935/12, © Bildarchiv Foto Marburg.

(L-R)

1. Pierre-August Renoir, Lisa con ombrello (Museo Folkwang, Essen)

2. Wilhelm Leibl, Il cavaliere sul cavallo bianco (Museo Wallraf-Richartz, Colonia)

3. Hans von Marées, Partenza dei pescherecci. Schizzo degli affreschi di Napoli (Museo Von der Heydt, Wuppertal)

4. Honoré Daumier, Jules Michelet (Kunsthalle Mannheim)

5. Honoré Daumier, Ecce Homo (Museo Folkwang, Essen)

6. Hans von Marées, Doppio ritratto di Ildebrando e Grant (Kunsthalle Mannheim)

Bilddatei-Nr. fmla935_10, Aufnahme-Nr. LA 935/10, © Bildarchiv Foto Marburg.

(L-R)

1. Lovis Corinth, Lavaggio dei piedi – Vicino alla toilette (Kunsthalle Mannheim)

2. Fritz von Uhde, Figlie dell’artista in giardino (Kunsthalle Mannheim)

3. Max Slevogt, Autoritratto nella sala della torre di Neukastel (Kunsthalle Mannheim)

4. Max Slevogt, Inizio della primavera (Anonimo)

5. Paul Signac, Barche a vela nel porto di Saint-Tropez (Museo Von der Heydt, Wuppertal)

6. Paul Gauguin, Donna col ventaglio (Museo Folkwang, Essen)

7. Paul Gauguin, Racconti barbari (Museo Folkwang, Essen)

8. Oskar Kokoschka, Amsterdam, Kloveniersburgwal I (Kunsthalle Mannheim)

Bilddatei-Nr. fmla935_19, Aufnahme-Nr. LA 935/19, © Bildarchiv Foto.

Landscape Room, L-R

1. Claude Monet, Vétheuil (Museo Von der Heydt, Wuppertal) 

2. Claude Monet, Il Parlamento di Londra, 1904 (Museo Kaiser-Wilhelm, Krefeld)

3. (Oltre la porta) Lovis Corinth, Autoritratto in grembiule bianco (Museo Wallraf-Richartz, Colonia)

4. Alfred Sisley, Lungo il canale (Museo Von der Heydt, Wuppertal)

5. Alfred Sisley, Una via di Marly (Kunsthalle Mannheim)

6. Gustave Courbet, Le falesie di Etretat (Museo Von der Heydt, Wuppertal)

7. Claude Monet, La Rue de la Bavolle a Honfleur (Kunsthalle Mannheim)

[Autrice del testo: Maria Ognjanovich, ricercatrice della MMF; traduzione di Stefania Ledda].

Cooperation through the Classics: The Exhibitions of Marburg Collecting Point

After the end of the war, one of the most urgent tasks for the Monuments Men and Women was to locate and recover the objects that had been stolen or relocated by the Third Reich. They did this by founding four so-called collecting points in the American Occupied Zone: in Marburg, Munich, Offenbach, and Wiesbaden. When an art depository was discovered, the objects would be moved to the nearest central collecting point, where they would be stored, photographed, inventoried, and prepared for restitution.

Marburg Central Collecting Point employees load a truck with objects from the Rhineland. (Bilddatei-Nr. fmla943_06 © Bildarchiv Foto Marburg).

The city of Marburg was chosen for one of these depots for a number of reasons; its infrastructure had not been badly damaged; it was the home to the important Marburg University with its highly regarded scientific reputation; and it was located in a useful geographical location to many of the Nazi art repositories in central Germany. Under the directorship of Monuments Men Walker Hancock and Sheldon Keck, the recently built State Archives were chosen as the first property, and the incoming art started to arrive just one day after the surrender of the German Reich, on May 9, 1945.

Unlike at other central collecting points, the art that was brought to Marburg had not been stolen from other countries or Jewish owners. Rather they were the collections of German museums, churches, and private individuals that had been moved to art repositories to protect them from damage. From May 1945 to August 1946, more than 4,200 works of art from around a dozen depots passed through the rooms of the Marburg State Archives, as well as over 14,000 books and 17,500 meters of records. There they were catalogued by members of the Universität Marburg and photographed by the facility belonging to the Prussian Research Institute for Art History.

Employees of the Marburg Central Collecting Point unpacking pewter, porcelain and glasses in the Hessian State Archives in Marburg 1945; left the director of the Collecting Point, Monuments Man Francis Waterhouse Bilodeau (left). (Bilddatei-Nr. fmla944_07, Aufnahme-Nr. LA 944/7, © Bildarchiv Foto Marburg)

Under the direction of Richard Hamann, twelve photographers worked to document each piece that came through the State Archive doors. Large-format plate cameras by Leica were most often used, but more rarely smaller 35mm cameras were also employed. Afterwards, the employees would create a property card for each piece of art, including its inventory number, the depot from which it came, its date of arrival, and its date of departure.

Monuments Man Francis W. Bilodeau worked at the Marburg Central Collecting Point (Marburg CCP) alongside Hancock and Keck until February 1946, serving as the collecting point’s last Director. When Marburg officially closed in August 1946, its records were sent to the Wiesbaden Central Collecting Point. In Marburg, Bilodeau formed a valuable relationship with the Kunsthistorisches Institut of Marburg University, which placed the full resources of its library and staff at Bilodeau’s disposal. Bilodeau later converted the Marburg Central Collecting point into the new home of the Marburg University Library and the State Archives.

Through this collaboration, the University of Marburg today holds an extensive collection of images relating to the central collecting points; they are found today in the Photo Marburg image archive. These images include 4,000 photos of the objects that passed through the Marburg halls, photographs that show the Monuments Men and their German colleagues at work, as well as images of a number of exhibitions that were held at the central collecting point.

The history of the Marburg CCP is currently being highlighted in an exhibition in cooperation with the Marburg Photo Archive and the German Documentation Center for Art History. It “illuminates the founding circumstances . . . in the context of military art protection as well as . . . illustrates the political but also economic difficulties of an ultimately successful German-American cooperation in the midst of the early post-war period.” Showcasing the incredible photographs in their collection, it traces the Monuments, Fine Arts, and Archives’ (MFAA) founding of the Marburg CCP through to the creation of UNESCO and to the adoption of our current attitudes towards cultural protection and heritage during war. (Click here to visit the exhibition virtually)

Highlighted in our Newsletter Issue n.38, a number of exhibitions after the end of the war were organized through the central collecting points. These were intended to raise the morale of the Allied troops and the local population, and to strengthen the ties between these two groups. By involving local art spaces and professionals, these events benefitted not just them but the greater cultural life of the city.

In October 1945, Richard Hamman, the mayor of Marburg Eugen Siebecke, and university rector Julius Ebbinghaus were granted permission to host an exhibition of the collecting point’s holdings. On November 14, 1945, the Marburg CCP and the local Kunsthistorisches Institut worked together to launch the “Masterpieces of European Painting” exhibition, the first of twelve to be held there.

The images shown are from the “Masterpieces of European Painting of the 19th and Early 20th Centuries” exhibition at the Marburg University Museum, held between April-June 1946. Over 30 paintings from collections in Essen, Berlin, and Koln were shown, including pieces by Renoir, Monet, Manet, and Kokoschka. Some notable pieces include two Gauguins, Jeune fille à l’éventail and Contes barbares, both from the Folkwang Museum, Essen, as well as Courbet’s The Cliffs of Etretat from the Von der Heydt Museum, Wuppertal, and Lovis Corinth’s Fußwaschung – Bei der Toilette, from the Kunsthalle Manheim. 

Below, we have tried to colorize the archival photos in an attempt to convey the grandiosity of this 1946 exhibition. 

Bilddatei-Nr. fmla935_16, Aufnahme-Nr. LA 935/16, © Bildarchiv Foto Marburg.

(L-R)

1. Wilhelm Leibl, Portrait of his father Carl Leibl (Wallraf-Richartz Museum, Koln)

2. Edouard Manet, Portrait de Faure dans le rôle d’Hamlet (Museum Folkwang, Essen)

3. Wilhelm Trübner, Dame in Grau (Museum Folkwang, Essen)

4. Théodore Rousseau, Sommerlandschaft(Von der Heydt-Museum, Wuppertal)

5. Wilhelm Leibl, Girl at a Window (Wallraf-Richartz Museum, Koln)

6. Pierre-August Renoir, Lise – La femme à l’ombrelle (Museum Folkwang, Essen)

Bilddatei-Nr. fmla935_12, Aufnahme-Nr. LA 935/12, © Bildarchiv Foto Marburg.

(L-R)

1. Pierre-August Renoir, Lise – La femme à l’ombrelle (Museum Folkwang, Essen)

2. Wilhelm Leibl, Der Schimmelreiter(Wallraf-Richartz Museum, Koln)

3. Hans von Marées, Ausfahrt der Fischerboote. Skizze zu den Fresken in Neapel (Von der Heydt-Museum, Wuppertal)

4. Honoré Daumier, Jules Michelet (Kunsthalle Mannheim)

5. Honoré Daumier, Ecce Homo (Museum Folkwang, Essen)

6. Hans von Marées, Doppelbildnis Hildebrand und Grant (Kunsthalle Manheim)

Bilddatei-Nr. fmla935_10, Aufnahme-Nr. LA 935/10, © Bildarchiv Foto Marburg.

(L-R)

1. Lovis Corinth, Fußwaschung – Bei der Toilette (Kunsthalle Manheim)

2. Fritz von Uhde, Die Töchter des Künstlers im Garten (Kunsthalle Manheim)

3. Max Slevogt, Selbstbildnis im Turmzimmer von Neukastel (Kunsthalle Manheim)

4. Max Slevogt, Vorfrühling (Unknown)

5. Paul Signac, Segelboote im Hafen von Saint-Tropez (Von der Heydt Museum, Wuppertal)

6. Paul Gauguin, Jeune fille à l’éventail(Museum Folkwang, Essen)

7. Paul Gauguin, Contes barbares (Museum Folkwang, Essen)

8. Oskar Kokoschka, Amsterdam, Kloveniersburgwal I (Kunsthalle Manheim)

Bilddatei-Nr. fmla935_19, Aufnahme-Nr. LA 935/19, © Bildarchiv Foto.

Landscape Room, L-R

1. Claude Monet, Vétheuil (Von der Heydt Museum, Wuppertal) 

2. Claude Monet, The houses of Parliament, London. Sunset. 1904 (Kaiser-Wilhelm-Museum, Krefeld)

3. (In door) Lovis Corinth, Self Portrait in a White Smock (Wallraf-Richartz Museum, Koln)

4. Alfred Sisley, Am Kanal (Von der Heydt-Museum, Wuppertal)

5. Alfred Sisley, Une rue à Marly (Kunsthalle Manheim)

6. Gustave Courbet, The Cliffs at Etretat(Von der Heydt Museum, Wuppertal)

7. Claude Monet, La Rue de la Bavolle à Honfleur (Kunsthalle Manheim)

Written by MMF Researcher Maria Ognjanovich 

Exit mobile version