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Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli pronto a ‘liberare’ oltre 15mila reperti sequestrati

(Tempo di lettura: 5 minuti)

Presentato al MANN il progetto Il tesoro della legalità, centrato sulla lotta al traffico illecito di beni archeologici. Hanno partecipato all’evento Stefano De Caro (già Soprintendente e Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Campania, Direttore Generale alle Antichità e Direttore dell’ICCROM), Teresa Elena Cinquantaquattro (Direttrice del Segretariato Regionale della Campania del MiC), Pierpaolo Filippelli (Procuratore Aggiunto della Procura di Napoli), Mariano Nuzzo (Direttore della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’area metropolitana di Napoli), Nunzio Fragliasso (Procuratore Capo della procura di Torre Annunziata), Maurizio Di Stefano (Presidente Nazionale ICOMOS). Il progetto è stato illustrato attraverso gli interventi di Vincenzo Piscitelli (Sostituto Procuratore di Napoli), Daniela Savy (Università degli Studi di Napoli Federico II), Ilaria Marini (Maresciallo Capo dei Carabinieri Comando Provinciale di Napoli), Marialucia Giacco (Ufficio Mostre MANN) e Domenico Camardo (Archeologo Capo dell’Herculaneum Conservation Project).

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‘Liberare’ dai sigilli le centinaia di reperti sequestrati nella lotta al traffico illecito, che giacciono nei depositi, e restituirli allo studio e alla fruizione pubblica: è l’obiettivo raggiunto dal progetto pilota voluto dal direttore del MANN Paolo Giulierini e nato dall’accordo tra Museo Archeologico Nazionale di Napoli e Procura di Napoli, con il supporto scientifico dell’Università degli Studi di Napoli Federico II. Il ‘Il tesoro della legalità’ è anche il racconto di 50 anni di lotta al traffico illecito, che sottrae alla comunità civile e agli studiosi oggetti che costituiscono la memoria collettiva: l’esito del progetto è la restituzione del patrimonio sequestrato giacente nei depositi del MANN, così come in altri siti museali. Un metodo che potrà essere replicato anche in altri grandi musei

In seguito all’accordo stipulato con la Procura di Napoli, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli ha presentato una prima selezione di questi significativi reperti, appena restaurati, che saranno in futuro oggetto di una mostra. Si tratta di una nuova costituenda collezione che il Direttore Paolo Giulierini propone di esporre in futuro al MANN2, presso l’Albergo dei Poveri, anche per il suo forte messaggio etico.

Gli esperti dei Carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale sono stati impegnati per oltre un anno al fianco del personale del MANN. Sono stati esaminati 279 fascicoli, relativi ad altrettanti casi giudiziari, riguardanti il possesso illegale di opere d’arte ascrivibile a varie fattispecie di reato. Le opere recuperate, a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso fino al 2017, sono state depositate in custodia giudiziaria presso il MANN, in attesa della conclusione dell’iter processuale.

Fino ad ora sono stati liberati dai sigilli circa 5000 oggetti, su un totale stimato di oltre 15mila reperti, diversi per materiale, cronologia e tipologia, riconducibili non soltanto al territorio campano, ma più in generale a tutta l’Italia meridionale e oltre: ceramica di impasto, ceramica italo-geometrica, enotria e daunia, ceramica corinzia ed etrusco-corinzia, bucchero, ceramica attica a figure nere e rosse, ceramica figurata di produzione campana, lucana e apula, ceramica a vernice nera e acroma di uso comune, bronzi (resti di armature, armi, oggetti di ornamento personale, vasellame), terrecotte figurate databili tra il VI e il II secolo a.C. – pertinenti, per iconografia, a contesti funerari e santuariali -, elementi di arredo marmorei di età romana, numerosi recuperi subacquei, migliaia di monete greche, romane e medievali. L’eccezionale stato di conservazione della maggior parte dei reperti dissequestrati consente di ipotizzare la pertinenza ad antiche sepolture, purtroppo intercettate e saccheggiate da scavatori di frodo per andare a rimpinguare le casse del mercato illegale e clandestino di questi beni.

Obiettivo dell’iniziativa è veicolare un importante messaggio soprattutto ai ragazzi, spiegando loro che chi sottrae illegalmente opere e reperti archeologici mina la nostra storia e la nostra identità nazionale, creando una lacuna incolmabile nella trama della conoscenza del nostro passato, andando ad alimentare i traffici illeciti della criminalità organizzata e mettendo anche in pericolo tanti posti di lavoro di giovani appassionati. “Il tesoro della legalità” non vuole, dunque, essere semplicemente un’operazione di natura amministrativa, tesa al riordino di una parte di patrimonio con l’obiettivo, comunque importante, della fruizione. Si tratta, soprattutto, di creare una coscienza critica e storica rispetto ad un fenomeno purtroppo antico e profondamente radicato, quello del trafugamento di opere d’arte e della falsificazione.

Il protocollo d’Intesa – firmato un anno fa dalla Procuratrice Rosa Volpe per la Procura napoletana – con Pierpaolo Filippelli Procuratore aggiunto (coordinatore del gruppo tutela Beni Culturali) e il sostituto Procuratore Vincenzo Piscitelli -, e dal Direttore del MANN Paolo Giulierini. Le attività previste dal protocollo consentiranno alla Procura di Napoli di ricostruire e aggiornare, anche nel tempo, la mappa geocriminale delle condotte di aggressione ai Beni Culturali e i soggetti coinvolti nel territorio di propria competenza, contribuendo al progresso delle indagini sul traffico illecito di tali beni, anche alla luce delle nuove e più incisive fattispecie di reato introdotte con gli artt. 518 bis e seguenti del codice penale.

Insieme con il MANN, la Procura e il TPC di Napoli, anche l’Università degli Studi di Napoli Federico II è impegnata nel progetto, nell’ambito delle attività dell’Area di ricerca di “Diritto europeo e circolazione internazionale dei beni culturali” del Laboratorio su Management, Diritto, Educational nel Cultural Heritage del centro interdipartimentale L.U.P.T. con la dott. Daniela Savy (responsabile dell’area di ricerca) e le dott.sse Ivana Gallo e Maria Giada Barrella. In sinergia con Marialucia Giacco responsabile Ufficio Mostre e con la Direzione del MANN l’attività di ricerca ha riguardato lo screening sistematico della documentazione d’archivio finalizzato alla creazione di un database, funzionale alle successive indagini e accertamenti condotti da Procura e Carabinieri

In occasione del convegno sono state esposte per la prima volta a Napoli le lastre della cosiddetta Tomba del Cavaliere, forse da Paestum. Le tre lastre, ancora al centro di un’indagine internazionale, arrivano al MANN perché il reperto è al centro di un sequestro operato dalla Guardia di Finanza tra gli anni ’90 e i primi anni 2000. Inizialmente erano state affidate in custodia a Palestrina, poi nell’ambito del progetto ‘Il tesoro della legalità’ le lastre sono state assegnate definitivamente al MANN.

La Tomba del Cavaliere costituisce una chiara testimonianza della pittura funeraria di età ellenistica in ambito campano e lucano.  Si tratta di un fenomeno artistico e culturale del tutto peculiare che si riscontra in numerosi territori della Magna Grecia tra IV e III secolo a.C., fino alla compiuta conquista romana.

Nel corso della giornata di sono avvenute due cerimonie simboliche: al MANN sono state riconsegnate due delle monete che erano state trafugate nel corso di una rapina a mano armata nel 1977 e poi finite sul mercato antiquario: si tratta di un denario di Cesare e un aureo di Nerone. La seconda riconsegna ha invece avuto per oggetto una serie di oggetti che si sono rivelati essere dei falsi, che sono stati affidati al Laboratorio del falso dell’Università Roma Tre.

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