La giornata del Soprintendente Nuzzo: le riunioni nel traffico e le mille emergenze archeologiche dell’Area metropolitana di Napoli
Le monete romane luccicano di nuovo. Le coppe, le anforette dell’età del bronzo, le ceramiche magnogreche ed italiche di varia forma e dimensione tornano a splendere nei loro smalti, finalmente esposte e catalogate. Si tratta degli ultimi 70 reperti archeologici recuperati dai Carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio di Napoli, riconsegnati alla Soprintendenza per l’area metropolitana di Napoli. Dallo scorso 13 novembre sono esposte nelle stesse sale del Palazzo Reale partenopeo che ospitano gli uffici, ma in futuro saranno collocati nel cosiddetto Mann 2 che sarà allestito a Palazzo Fuga, assieme ad altre 15 mila opere recuperate dalle forze dell’ordine negli ultimi 60 anni.
La riconsegna è stata fatta dal comandante del Nucleo TPC Massimiliano Croce con una piccola cerimonia presieduta dal soprintendente Mariano Nuzzo. In carica dallo scorso febbraio, Nuzzo ha 46 anni, una formazione da architetto e conservatore dei beni culturali, e una discreta gavetta nel mondo del restauro. Ora si trova a far fronte alle esigenze di tutela, prevenzione e valorizzazione di un patrimonio sconfinato. Sotto la sua gestione ricadono i territori di 90 comuni, pari a 2 milioni e mezzo di abitanti. «In questo ufficio ci occupiamo dell’intera provincia, ad eccezione di Napoli, con contesti molto diversi, assolutamente ricchi in termini di storia e bellezza, e proprio per questo impegnativi e sfidanti. Si va dall’area flegrea con gli insediamenti romani di Baia, Cuma e di Pozzuoli, agli scavi in corso a Giugliano e in generale nell’area Nord della provincia. E poi c’è il Nolano, che presenta caratteristiche ancora differenti, e per finire la zona vesuviana, con le meravigliose ville del Miglio d’Oro su cui lavoriamo con grande impegno e gli insediamenti di epoca romana, che custodiscono ulteriori tesori da salvaguardare».
Nelle fertili campagne alle pendici del Vesuvio esiste una costellazione di ville rurali risalenti ad età imperiale, sparite sotto la cenere nell’eruzione del 79. In molti casi sono state saccheggiate nel corso dei secoli da contadini diventati tombaroli, e poi evoluti in una particolare forma di minatori, in grado disegnare reti di cunicoli nel sottosuolo.
A Civita Giuliana è stato scoperto e studiato il modello di riferimento di altri scavi abusivi. Ville rustiche disseppellite parzialmente ed esplorate con la brutalità di una spoliazione barbarica. «Il lavoro, paziente e certosino, che stiamo portando avanti in questo caso è volto a difendere il bene, per metterlo in sicurezza e per impedire ulteriori razzie. Vista l’urbanizzazione di determinate aree, non sempre è possibile riportare alla luce le antiche costruzioni. Noi però vogliamo essere sicuri che la stagione del saccheggio sia finita. E a questo scopo stiamo per siglare un protocollo d’intesa con la Procura di Torre Annunziata, da sempre molto sensibile ai temi della tutela archeologica».
Per far fronte all’esigenze della sua vasta provincia, Nuzzo può far affidamento su una squadra giovane e agguerrita: 6 architetti e altrettanti archeologi, una restauratrice e una storica dell’arte. «E poi ci sono i validissimi collaboratori che l’Ales ci mette a disposizione». Le attività sul tavolo sono innumerevoli. A breve ci sarà il recupero di una nave romana affondata con il suo carico di ossidiana al largo di Capri. «Dobbiamo verificare se lo scafo è recuperabile e cos’altro contenga». Anche nel dominio marino è necessario mantenere alta la guardia, e a questo proposito il soprintendente ha stretto un accordo con i Carabinieri subacquei per la tutela in particolare dei giacimenti d’arte sommersi davanti le coste di Baia e Pozzuoli. «Il lavoro non manca», conclude Nuzzo, che vive in provincia di Caserta e ogni mattina, di buon’ora, tiene le prime riunioni al telefono, nel traffico che a passo di lumaca lo accompagna verso piazza Plebiscito. Rientra a casa a tarda sera, affrontate le molte questioni all’ordine del giorno, e solo se non è trattenuto da un qualche evento di promozione. «Per fortuna l’entusiasmo non manca. È inevitabile che sia così. Pur studiando la storia di questa terra fin dai tempi della scuola, Napoli e il suo territorio continuano a sorprendermi ogni giorno».
Giornalista e comunicatore, per 25 anni al Corriere della Sera si è occupato di cronaca, tecnologia e cultura, ha scrittto il saggio d’inchiesta “Un Paese di Baroni” ed è l’autore e il regista del documentario “Ladro di Libri”.