Arte e tecnologia possono parlarsi, capirsi, intrecciarsi e muoversi nella stessa direzione per favorire lo sviluppo economico di un Paese? Sotto certi profili sì e per farlo non possono fare a meno del Diritto. A tal proposito si è tenuto nei giorni scorsi a Traversetolo (PR) un importante Convegno intitolato appunto “Arte e nuove tecnologie: la frontiera digitale. Implicazioni giuridiche per il mondo dell’arte e per la tutela dell’immagine”. Sono intervenuti numerosi relatori che hanno analizzato le poliedriche questioni che compongono l’articolato settore: blockchain, NFT, smart contracts ed IA (avv. Roberto Bianco); tutela della proprietà industriale nel metaverso (avv. Maria Paola Pinna); arte e moda nel diritto (avv. Silvia Dodi), sviluppo della blockchain nel settore arte (avv. Angelo Caputo); l’uso di IA nei database del CCTPC (ten. col. Giuseppe De Gori); le nuove tecnologie applicate al settore della liuteria (prof. Fabio Perrone).
L’introduzione e l’uso delle tecnologie digitali ha permesso in questi ultimi anni una maggiore accessibilità e fruibilità dei beni culturali e, allo stesso tempo, ha creato nuove sfide e opportunità per la conservazione e la valorizzazione degli stessi. L’arte è definita come una forma di espressione umana che utilizza diversi mezzi (pittura, scultura, fotografia, musica, letteratura, cinema…) ed è generata dalla cultura, processo in continua evoluzione. L’uso di nuovi apparati tecnici e digitali ha avuto negli ultimi anni un enorme impatto sul mondo della comunicazione e, di conseguenza, anche sul consumo delle arti (divenute nel loro insieme espressioni multiformi) creando talvolta nuove forme d’espressione artistica come la video arte, l’arte generativa e l’arte interattiva.
Se da un lato l’uso di nuova tecnologia digitale ha permesso una maggiore accessibilità alle opere d’arte generalmente intese, moltiplicando esponenzialmente le condivisioni da parte di un pubblico globale, dall’altro il diritto in materia specifica sta tenendo conto e cercando di normare gli effetti che tali condivisioni plurime possono avere anche in tema di tutela del nostro patrimonio artistico. Il Convegno ha offerto anche l’occasione per visitare il Museo Brozzi che conserva la copia in bronzo dorato (l’originale in argento si trova al Museo di Salò) della “Coppa del Liutaio” realizzata nel 1923 da Renato Brozzi, cesellatore e scultore di Traversetolo, che la realizzò per gli “Agonali del Remo” su commissione di Gabriele D’Annunzio che così la descrisse: “questa Coppa è tra le più nobili opere di Renato Brozzi e tra le più significative. Gli arditi simboli sembrano porre le vostre prore sotto l’auspicio dell’insigne liutaio che, per diritto di gloria dà il suo nome a Salò. Così questa coppa vi insegna e vi incita ad accordare il vostro remeggio secondo il più costante e il più severo dei ritmi. Essa vi rammenta, in ritmo, che voi siete per volare nell’acque di Gasparo da Salò”.
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