Le rassicurazioni della politica, dal ministro Gennaro Sangiuliano al sindaco Luigi Brugnaro, e l’introduzione di un ticket per ridurre gli ingressi hanno nuovamente convinto il Comitato UNESCO a non includere Venezia e la sua Laguna nella lista dei siti a rischio. Pericolo, dunque, scampato per lo schieramento che vaticinava chissà quali (altri) danni (d’immagine). Questione solo rimandata per un’altra parte, che in città ci vive e vorrebbe rimanerci ancora a lungo. Neanche il tempo di “festeggiare” o di ponderare la decisione del Comitato, a seconda dei punti di vista, che Venezia Port Comunity, un «gruppo di lavoro, composto da associazioni, enti e consorzi di imprese del territorio», riunito sotto il vessillo di Confindustria Veneto che «intende favorire lo sviluppo e il rilancio degli scali di Venezia e Chioggia», ha annunciato il ritorno delle grandi navi da crociera per il 2027.
Per implementare l’operazione portuale, logistica, commerciale e turistica si rendono però necessari diversi interventi che potrebbero impattare pesantemente sul moto ondoso e in generale su un ecosistema già così fragile e compromesso: lo scavo del canale Vittorio Emanuele III, l’ampliamento del canale dei Petroli e la realizzazione di nuove barene e di un’isola artificiale di 70 ettari per “parcheggiare” i 6 milioni di metri cubi di fanghi tossici escavati. Secondo le analisi condotte sui molluschi, dalle Università degli Studi di Padova e Ca’ Foscari, i fondali di questi canali sarebbero contaminati da veleni in quantità 120 volte superiori al resto della Laguna. A qualcuno la tempestività della notizia è parsa sospetta, ad altri sufficientemente allarmante da far scattare le sentinelle del Comitato No Grandi Navi, attivo dal 2012 in difesa di Venezia, che è tornato a riunirsi, a discutere e a pianificare la mobilitazione prima che incomincino gli scavi.
In questi primi incontri, sia ristretti che allargati a tutta cittadinanza, sono emerse le necessità di analizzare scrupolosamente nel dettaglio i progetti, di riattivare la capacità di difendere la Laguna e il bene comune, di parlare di moto ondoso e di futuro sostenibile per tutta la gronda lagunare nel rifiuto della monocoltura turistica che determina lo svuotamento delle case la fuga dei cittadini. Il 22 ottobre scorso, in occasione della Venice Marathon, il Comitato e i suoi attivisti hanno manifestato con lo slogan “SIAMO LA LAGUNA CHE SI DIFENDE”. Sarebbero inoltre in preparazione un grande evento per il 24 marzo 2024 e l’occupazione di un’isola della Laguna ad aprile per l’apertura della prossima Biennale d’arte.
Lunedì 20 novembre è arrivata la sentenza di assoluzione, con formula piena perché il fatto non sussiste, per un attivista del Comitato che dal 2017 era imputato in un processo con l’accusa di aver speronato un’imbarcazione della Polizia di Stato: «Ogni manifestazione, ogni blocco del canale della Giudecca, ogni iniziativa – hanno scritto in un post su Instagram – è sempre rivolta alla tutela della nostra Laguna e del futuro della città. Gioiamo, ma siamo consapevoli che questa lotta non è finita.».
Dalla fine di settembre cerchiamo di metterci in contatto con il Comitato No Grandi Navi, via mail, in Direct su Instagram, via WhatsApp. Abbiamo anticipato al loro portavoce le domande che avevamo preparato perché ci era sembrato importante e interessante ripercorrere la loro storia e offrire alle persone che ci leggono le ragioni della loro mobilitazione sociale, ambientale e culturale:
- Quando si è costituito e da di chi è composto il Comitato No Grandi Navi?
- Quali sono le battaglie di questi anni e i risultati ottenuti?
- Qual è l’interesse e la risposta da parte dei cittadini veneziani alle vostre istanze?
- Secondo il «Rapporto sull’overtourism, focus sul Veneto» commissionato da Federalberghi, a Venezia ci sono 76 visitatori per ogni 100 abitanti: pensate che l’introduzione del ticket d’accesso e della prenotazione per entrare in città siano uno strumenti validi e sufficienti a contrastare l’overtourism?
- Cosa pensate della decisione dell’UNESCO di non inserire Venezia e la sua Laguna nella lista dei siti a rischio e delle dichiarazioni “trionfali” del ministro Sangiuliano?
- «La città cade a pezzi a causa del sale che corrode i palazzi, l’acqua salata impregna la muratura mettendo in pericolo la struttura di 15 mila edifici. Se non s’interviene subito, tra cento anni la città marcirà», ha recentemente dichiarato Andrea Rinaldo, ingegnere, idrologo, primo italiano a vincere il Nobel dell’Acqua nell’agosto scorso a Stoccolma, professore di costruzioni idrauliche all’Università di Padova, e presidente dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti, in occasione dell’apertura della mostra “Venezia e la scienza. Due secoli di sostenibilità” in campo Santo Stefano. È un allarmista Rinaldo o è la politica a non essere all’altezza della complessità dell’ecosistema lagunare?
- Dalla fine di settembre avete cominciato a riorganizzarvi con riunioni del Comitato, un’assemblea pubblica, a cui ha partecipato con un video-messaggio anche il professor Tomaso Montanari, qual è il nuovo pericolo che incombe sulla città?
- Cosa chiedete?
- Prossimi appuntamenti?
Al momento non abbiamo ricevuto risposta, ma rimaniamo a disposizione per accogliere la loro voce.
Dopo la laurea a Trento in Scienze dei Beni Culturali, in ambito storico-artistico, ho “deragliato” conseguendo a Milano un Perfezionamento in Scenari internazionali della criminalità organizzata, un Master in Analisi, Prevenzione e Contrasto della criminalità organizzata e della corruzione a Pisa e un Perfezionamento in Arte e diritto di nuovo a Milano. Ho frequentato un Master in scrittura creativa alla Scuola Holden di Torino. Colleziono e recensisco libri, organizzo scampagnate e viaggi a caccia di bellezza e incuria.