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L’Istituto Centrale per l’Archeologia ospita “Un atleta venuto dal mare”

(Tempo di lettura: 4 minuti)

La vicenda dell’Atleta Vittorioso, ribattezzato Bronzo Getty, per via della controversa acquisizione e detenzione presso il J. Paul Getty Museum di Malibu, ha inizio il 14 agosto 1964 quando le reti del peschereccio “Ferruccio Ferri” di Romeo Pirani intercettano e ripescano in acque territoriali, al largo di Fano, una statua bronzea. È un’opera realizzata nel IV secolo a.C. con la tecnica della fusione a cera persa, raffigurante un giovane atleta secondo il modello del nudo eroico. Per qualità di esecuzione e stato di conservazione si tratta di un capolavoro: da alcuni è attribuita allo scultore e bronzista greco Lisippo. Pirani cede la statua per circa 3 milioni e 500mila lire a due antiquari. Il bronzo viene custodito nella casa di un parroco a Gubbio e successivamente venduto a un antiquario tedesco che lo trasferisce in Germania dove si provvede alla rimozione delle incrostazioni marine. Nel 1974 il Getty Trust lo acquista per 3,9 milioni di dollari dal mercante d’arte tedesco Herman Heinz Herzer e lo espone in una sala della Getty Villa, sede di Malibu del J. Paul Getty Museum. Poteva essere venduto? Poteva lasciare l’Italia? Nel 2007 si accendono i riflettori dalla giustizia italiana grazie all’ostinazione di un’associazione che apre il caso e ne chiede la restituzione. Secondo l’ordinanza del Tribunale di Pesaro, firmata del gip Giacomo Gasparini l’8 giugno 2018, tesi poi confermata dalla Corte di Cassazione il 18 novembre 2018, l’Atleta di Fano è un “Bene inalienabile dello Stato e oggetto di trafugamento”. La Suprema Corte ha evidenziato inoltre che da parte del Getty Museum era “doverosa la conoscenza della normativa italiana in tema di esportabilità e commerciabilità dei beni culturali”. Dunque l’opera non poteva essere venduta né trasferita oltre i confini italiani, anzi, dev’essere confiscata “ovunque si trovi”. Nonostante le pronunce ordinarie del 2009 e del 2013, annullate per vizi procedurali, e il sigillo della Cassazione nel 2018, la questione è tutt’altro che conclusa: il museo statunitense ha presentato ricorso alla Corte Europea di Giustizia dove tutt’ora il giudizio è pendente, nel frattempo l’Atleta vittorioso resta ancora in mostra oltreoceano. Questi, in estrema sintesi, i fatti.

Un atleta venuto dal mare. Criticità e prospettive di un ritorno è il volume che condensa i lavori dell’omonimo convegno, promosso dall’Università degli Studi di Ferrara nel 2021, con l’obiettivo di analizzare la vicenda sotto profili diversi. La prima parte presenta i contributi delle curatrici: Rachele Dubbini indaga il luogo di ritrovamento e i possibili contesti originari; Materiateresa Curcio analizza le denominazioni che si sono sovrapposte a connotarne la poliedrica percezione dell’identità; e Jessica Clementi offre nuove proposte di valorizzazione. Nella seconda sezione Alessio Sassù inquadra l’opera nell’ambito del commercio antico delle opere d’arte greca nel Mediterraneo, mentre Alessandra Bravi approfondisce il tema delle sculture d’ornamento a Roma. La terza parte contiene la relazione di Silvia Cecchi, che ripercorre le intricate vicende processuali, e quella di Serena Epifani, che incornicia il caso nella prospettiva della restituzione dei beni archeologici. Nella quarta sezione Monica Galeotti e Anna Patera propongono una riflessione, sotto il profilo della conservazione, sulla questione espositiva dei bronzi antichi, Francesca Morandini invece si focalizza sulla valorizzazione. La quinta parte, insieme al contributo di Giuditta Giardini, spinge la questione identitaria in un orizzonte internazionale, dove l’Atleta è considerato un caso cruciale, confrontato alle statue-gonfalone simbolo di varie città in età medievale. Il lavoro si chiude con una riflessione sulle possibili prospettive di ricerca e di valorizzazione dal contesto di provenienza in senso lato: Stefano Finocchi e Stefano Medas si concentrano sull’archeologia subacquea nelle Marche; Nicoletta Frapiccini offre alcuni spunti per la musealizzazione; Stefano Marchegiani infine analizza il recupero dell’area del teatro romano di Fanum Fortunae.

La restituzione all’Italia dell’Atleta è dunque ancora sub iudice, tuttavia è innegabile il sentimento identitario creatosi intorno alla statua, tra i cittadini di Fano e più in generale nella comunità che riconosce il valore di questo patrimonio: il tutto in perfetta aderenza con i principi ispiratori della Convenzione di Faro.

La locandina

La presentazione di giovedì 22 febbraio sarà dunque l’occasione per un ulteriore confronto, grazie alla partecipazione di ospiti qualificati che a diverso titolo si sono accostati al caso. Dopo i saluti di apertura di Luigi La Rocca, Direttore generale Archeologia, belle arti e paesaggio, e di Massimo Osanna, Direttore generale Musei, toccherà a Elena Calandra, Direttore dell’Istituto Centrale per l’Archeologia, introdurre il tema e dialogare con le curatrici Jessica Clementi, Mariateresa Curcio e Rachele Dubbini. Seguiranno gli interventi di Stefania Bisaglia, dirigente del Servizio IV della Direzione generale Archeologia, belle arti e paesaggio, che si occupa della circolazione dei beni culturali, di Lorenzo D’Ascia, dell’Avvocatura generale dello Stato, che rappresenta il Ministero della Cultura nella complessa vicenda giudiziaria, e di Eugenio Polito, professore associato di Archeologia Classica presso l’Università degli studi di Cassino e del Lazio Meridionale.

L’evento avrà inizio alle ore 16.00, presso la Sala conferenze della Biblioteca delle Arti del Complesso monumentale del San Michele a Roma, e sarà trasmesso in diretta sul canale YouTube dell’Istituto Centrale per l’Archeologia.

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