Svelato il “misterioso tesoro” della Banca d’Italia
Terminato il lavoro di ricognizione dei 419 depositi di valori diversi: 2.087 plichi e bisacce per una stima complessiva intorno a 34,3 milioni di euro
Il patrimonio che la Commissione depositi in valori diversi custoditi presso la Tesoreria centrale dello Stato è stata chiamata a valutare e a inventariare complessivamente per la prima volta è “un mondo di oggetti affascinanti, testimonianza di eventi storici di rilievo, il cui esame avrebbe fatto emergere vicende, eventi, personaggi di un periodo del Novecento che ci appartiene, perché in fondo è la storia dei nostri nonni e dei nostri genitori”. Formalmente insediata il 21 maggio 2018, e istituita da Pier Carlo Padoan, ministro dell’Economia e delle Finanze, di concerto con Dario Franceschini, allora ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, la Commissione e le sue Sottocommissioni tematiche hanno dovuto superate questioni di tipo burocratico, disciplinare, organizzativo e una pandemia che ha costretto a rimodulare e diluire un lavoro – che poteva essere espletato solamente in presenza – durato all’incirca 5 anni e concluso nel dicembre 2023.
I beni raccolti, in un periodo compreso tra gli anni ’30 e i ’90 del secolo scorso e depositati a “cauta custodia”, sono pervenuti alla Tesoreria statale attraverso differenti, e talvolta avventurose, vie: da altre tesorerie periferiche o enti dello Stato, da sequestri e confische, dalle intendenze di Finanza, dai tribunali come corpi di reato, oppure come lasciti e donazioni di privati cittadini o come oggetti non rivendicati (quelli, per esempio, rinvenuti dopo il sisma del 1908 che devastò Reggio Calabria e Messina: “dagli orologi da tasca (il gruppo più numeroso) ai manici d’ombrello e di bastone, ai cucchiaini; e poi montature d’occhiali, portasigarette, portabiglietti da visita e oggetti di uso comune come un uncinetto e un servizio da cucito; e infine piccoli gioielli, monili vari come orecchini, anelli, bracciali, gemelli, catene”). A più riprese, nel 1958 e nel 1966, e solo parzialmente questo patrimonio è stato oggetto di ricognizione. Nel 1978 venne nominata una Commissione interministeriale, tra Ministero delle Finanze, Ministero del Tesoro e Ministero per i Beni Culturali, per valutare “l’eventuale interesse storico e artistico dei beni medesimi, nonché il valore numismatico delle monete” di alcuni “depositi contenenti oggetti, preziosi, monete, medaglie e valuta estera, requisiti durante la Seconda guerra mondiale dalle autorità di occupazione anglo-americane e da queste riconsegnate al Governo italiano”. Benché non fosse stato possibile risalire alla esatta provenienza, gli oggetti erano presumibilmente appartenuti a rami collaterali di Casa Savoia. La Commissione ne distinse tre gruppi: beni di interesse storico-artistico o numismatico da musealizzare; beni, in prevalenza argenteria, di particolare pregio destinati all’uso diretto della Presidenza del Consiglio dei ministri o del Ministero degli Esteri; beni da alienare (gioielli e prezzi di argenteria di minor valore). Soltanto i primi lasciarono il caveau.
Si deve attendere il 1987 per procedere con una classificazione dei depositi in base all’origine: giudiziali, a seguito di provvedimenti di confisca dell’Autorità giudiziaria, e amministrativi, richiesti dall’Autorità amministrativa e costituiti su autorizzazione della Direzione generale del Tesoro. Nel 1999 le competenze della Tesoreria centrale dello Stato passano dal Ministero del Tesoro alla Banca d’Italia, con il conseguente trasferimento dei beni da via XX Settembre alla sede distaccata di via dei Mille. È l’occasione per “un controllo dell’integrità dei sigilli a piombo applicati allo spago”, ma la maggior parte dei plichi viene aperta “senza riscontro della qualità e quantità delle materialità”. Nel biennio 2005/2006 un Gruppo di lavoro interistituzionale, costituito da funzionari della Banca d’Italia, del Ministero dell’Economia, delle Finanze e di quello per i Beni e le Attività culturali, in parte riprende il lavoro della Commissione interministeriale del 1978 e provvede alla ricognizione di 63 depositi scelti tra quelli di maggiore interesse storico e culturale. Si deve però aspettare il 2018 per avviare finalmente un lavoro complessivo e strutturato sul “misterioso tesoro” che, proprio a partire dal 1999, con la pubblicazione di alcune immagini dei fascicoli “ Casa Savoia” e “Mussolini”, aveva scatenato l’interesse dei media, la curiosità di cittadini e studiosi, le rivendicazioni degli eredi (la prossima udienza per il deposito delle conclusioni delle parti – Savoia e Stato italiano – è fissata per il 2 ottobre 2024) e l’intervento parlamentare. Il Medagliere Mussolini, comprendente diverse decorazioni tra cui il celebre collare dell’ordine supremo della Santissima Annunziata, l’argenteria attribuita ai Savoia, e i titoli azionari della società di costruzione della ferrovia Berlino-Costantinopoli-Bagdad sono gli oggetti su cui, negli anni, si è maggiormente discusso e favoleggiato.
Il risultati della ricognizione, effettuata dalla Commissione depositi in valori diversi custoditi presso la Tesoreria centrale dello Stato, sono ora confluiti in Beni svelati. La singolare vicenda dei depositi custoditi nel caveau della Tesoreria dello Stato, un ricco volume presentato lo scorso 8 febbraio presso il Centro Convegni “Ciampi” della Banca d’Italia. “Pur nella diversità di esperienze, formazione, provenienza, età, livello gerarchico, i componenti della Commissione depositi hanno sviluppato una sorta di idem sentire (de re pubblica), quanto al compito affidato, percependo, in fin dei conti, di appartenere a una piccola comunità avente lo scopo di rendere possibile agli oggetti giacenti da oltre settanta anni nei caveaux della Tesoreria centrale dello Stato di diventare davvero patrimonio, in primis conoscitivo, di tutti”. Dunque non solo un esame del cosa e una stima di quanto al valore attuale, ma un lavoro di inventariazione, di riproduzione fotografica e di digitalizzazione, di creazione di una banca dati e di progetti di destinazione e valorizzazione per far uscire e rendere fruibili oggetti come “monete, titoli, documenti, collezioni, metalli preziosi, banconote italiane ed estere, francobolli, argenteria, capi di abbigliamento, orologi, gioielli” dall’innegabile fascino o dalla significativa rilevanza storica. Le storie degli oggetti rinvenuti a Reggio Calabria dopo il sisma del 1908 – e ora rientrati in città -, del prestito polacco del 1924, e degli scudi d’argento messi da parte per i collezionisti, dei beni sequestrati a Babette Maria Bloch in Fürstenberg nel 1941 e di quelli del gerarca fascista Guido Buffarini Guidi, del Medagliere Mussolini e del medaglione dei fratelli Dario e Tullio Lovvy, lontani parenti della senatrice Liliana Segre, degli effetti appartenuti alla comunità italiana in Grecia allo scoppio della Seconda guerra mondiale, e ancora dei francobolli e valori bollati, sono raccolte, dopo l’inquadramento storico, giuridico e metodologico, nella seconda parte del volume. La terza sezione è dedicata alla destinazione e valorizzazione dei reperti. Tre le finalità individuate dalla Commissione: l’alienazione del 52,4% dei depositi, e “riguarda in particolare le monete e gli oggetti preziosi, per i quali non è stato rilevato un interesse culturale, oltre alle valute estere e ai titoli – azioni e obbligazioni con esclusione di quelli del debito pubblico nazionale – che potrebbero avere un certo interesse sul mercato collezionistico”; la destinazione culturale per il 23,3% in “Musei, all’Archivio centrale dello Stato e all’Archivio storico della Banca d’Italia” e per il 20% presso il Dipartimento del Tesoro; la distruzione del rimanente 4,3% “in quanto oggetti che non rivestono interesse culturale, artistico o storico, senza alcun valore economico”. La quarta e ultima parte del libro riguarda l’appartato fotografico che ha documentato sia i Beni svelati sia il lavoro della Commissione.
Dopo la laurea a Trento in Scienze dei Beni Culturali, in ambito storico-artistico, ho “deragliato” conseguendo a Milano un Perfezionamento in Scenari internazionali della criminalità organizzata, un Master in Analisi, Prevenzione e Contrasto della criminalità organizzata e della corruzione a Pisa e un Perfezionamento in Arte e diritto di nuovo a Milano. Ho frequentato un Master in scrittura creativa alla Scuola Holden di Torino. Colleziono e recensisco libri, organizzo scampagnate e viaggi a caccia di bellezza e incuria.