μολὼν λαβέ [“Vieni a prenderle!”]Leonida alle Termopili
Il 31 gennaio scorso sono stati presentati a New York, da una nota casa d’aste, dopo una prima sessione tenutasi a dicembre, 35 lotti di reperti archeologici provenienti dall’area mediterranea. Il prezzo più alto è stato pagato per un raro elmo romano in ferro, in ottone e rame, recante un’iscrizione che potrebbe identificarne l’originario, tale Giulio Mansueto. Il pezzo ha raggiunto la somma di $ 1.260.000.
Anche gli altri lotti hanno raggiunto risultati di un certo rilievo. Un elmo romano da equites, realizzato in bronzo e ferro, risalente all’Età Antonina, è stato battuto a $ 693.000. Una panoplia greca in bronzo è arrivata a $ 504.000. Un elmo corinzio in bronzo è stato venduto a $ 478.800. Un elmo calcidico greco in bronzo è arrivato a $ 315.000. Un elmo romano in ottone di tipo Weisenau è stato ceduto a $ 315.000. Infine una spada di ferro merovingia, con finiture in oro e con pietre incastonate, del V-VI secolo d.C., ha realizzato $ 252.000.
Questi oggetti, già di proprietà del collezionista inglese Christian Levett, sono stati esposti sino all’estate scorsa al Museo di arte classica di Mougins (FRA), fondato dallo stesso Levett e attualmente chiuso al pubblico. Alcune indiscrezioni, riferiscono che il Ministero della Cultura fosse al corrente di quest’asta, in quanto alcuni reperti potrebbero provenire da scavi illeciti condotti in Italia. In particolare si tratterebbe di quindici beni che il collezionista inglese avrebbe acquistato, a Berlino da un altro collezionista tedesco, Axel Guttmann, noto nell’ambiente per le sue raccolte di reperti archeologici di produzione apula e siceliota, frutto in parte di scavi clandestini condotti, negli anni settanta, nella Puglia nord-occidentale e in Sicilia.
Un altro aspetto degno di nota riguarda i presunti trascorsi rapporti d’affari tra Guttmann e Gianfranco Becchina, mercante d’arte implicato in diversi inchieste giudiziarie riguardanti il commercio illecito di reperti archeologici. Nel 2010, un elmo di proprietà di Guttmann, esposto alla Galleria Royal-Athena di New York, fu individuato dall’archeologo greco Christos Tsirogiannis come un oggetto appartenuto a Robin Symes, noto mercante che, con Christos Michaelides, suo socio d’affari, intratteneva rapporti con lo stesso Becchina e Giacomo Medici.
Alcuni esperti si sarebbero pronunciati sostenendo la tesi della provenance italiana di questi reperti. Complicato, come sempre in queste circostanze, sistemare tutti i tasselli e ricostruire il mosaico. Se i beni fossero davvero stati scavati in Italia, sarebbe possibile recuperarli non solo con un’indagine giudiziaria ma anche attraverso canali extragiudiziali. Al momento però, dopo la vendita, queste operazioni diverrebbero assai difficoltose, fatta salva l’iniziativa delle autorità statunitensi. La casa d’asta tutelerebbe, in ogni caso, la privacy del cliente, a maggior ragione a vendita effettuata. Le autorità italiane dovrebbero perciò avviare una rogatoria giudiziaria, che rimane l’unico strumento per risolvere queste controversie, con riguardo al recupero dei beni e all’identificazione degli autori di eventuali reati connessi al traffico internazionale di reperti archeologici. Parallelamente, il Ministero della Cultura, di concerto con il Ministero degli Esteri dovrebbe attivare tutte le procedure necessarie ad assicurare il rientro in Italia di questi beni.
Sappiamo come gli altri strumenti, quali la Convenzione UNESCO del 1970 e la Convenzione UNIDROIT del 1995, siano di fatto poco incisivi in queste situazioni. Se poi si considerano i trascorsi USA, in relazione a vicende giudiziarie, Atleta di Fano docet e alle posizioni assunte verso l’UNESCO con fuoriuscite e rientri un po’ opportunistici, non vi sono i margini per essere ottimisti. Rimane aperto il canale della cooperazione internazionale, come stabilito tra le autorità diplomatiche nazionali e l’Assistant Secretary for Educational and Cultural Affairs del Dipartimento di Stato USA, siglato nell’ottobre del 2020 con l’adozione del “Memorandum d’Intesa circa l’imposizione di limitazioni all’importazione di categorie di materiale archeologico dall’Italia”. Non ci resta che attendere gli sviluppi, scevri da intenti bellicosi, ma fiduciosi.
Opinionista