Il furto al Vittoriale degli Italiani
La nostra vita è un’opera magica, che sfugge al riflesso della ragione e tanto più è ricca quanto più se ne allontana, attuata per occulto e spesso contro l’ordine delle leggi apparenti
(Gabriele d’Annunzio)
Il Vittoriale di Gardone Riviera (BS), sulle rive del lago di Garda, è il magnum opus di Gabriele d’Annunzio che lì ha voluto lasciare memoria imperitura e tangibile di sé, della sua vita spericolata, si direbbe oggi con vena pop, in una forma creativa meno altisonante e poetica di quella del Vate. Chiunque abbia avuto la possibilità di visitare il complesso, ha goduto dell’opportunità di respirare un afflato peculiare, fuori dall’ordinario. È un’esperienza immersiva, sganciata però dalle ipertecnologie: ti avvolge un’aurea antica e carica di un fascino misterioso e sensuale.
Questa atmosfera è stata profanata il 7 marzo scorso, quando gli addetti alla sicurezza della struttura si sono accorti, all’atto dell’apertura del mattino, della sparizione di cinquanta opere esposte temporaneamente nello spazio denominato “D’Annunzio segreto”. Si tratta di trenta gioielli e venti sculture del Maestro Umberto Mastroianni, molti dei quali realizzati in oro, con una tecnica raffinata, unica nel suo genere, del valore di un milione di euro. Un pezzo di quelli sottratti sarebbe già stato recuperato, ma non sono trapelati ulteriori dettagli se non che le indagini sono condotte dai Carabinieri dell’Arte che, è bene ricordarlo, con Decreto del Ministero dell’Interno del 12 febbraio 1992, confermato in seguito con Decreto del 28 aprile 2006 dello stesso Dicastero, riconosce il ruolo di preminenza dell’Arma nello specifico settore, attribuendo al Comando CC TPC la funzione di polo di gravitazione informativa e di analisi a favore di tutte le Forze di Polizia.
I furti nei musei non sono, fortunatamente, frequenti; tuttavia, al loro verificarsi, in coincidenza con il sopravvenire della memoria, l’opinione pubblica e i media manifestano disapprovazione: di fatto è stato rubato qualcosa che, in qualche modo, appartiene a tutti noi. Ricordiamo, per citare eventi analoghi relativamente recenti, la rapina degli Ori Castellani del 2013, avvenuta alla vigilia di Pasqua, al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia. Vicenda conclusasi positivamente con l’individuazione dei responsabili e la successiva restituzione del maltolto. Un altro episodio criminale, più o meno dello stesso tenore, è stata la rapina a mano armata, del 19 novembre 2015, al Museo di Castelvecchio, dove furono trafugate diciassette tele dall’ingentissimo valore commerciale, artistico e storico. Le indagini, allora condotte da Carabinieri e Polizia, portarono all’arresto di dodici persone. Il rientro in Italia delle opere dal nascondiglio nella regione di Odessa, avvenuto nel 2016, fu tutt’altro che semplice da attuare.
Anche nel caso del Vittoriale, sembrerebbe trattarsi di una banda di personaggi esperti che, prima di agire, ha studiato con cura il piano da attuare per mettere a segno il colpo. Come accade in questi casi c’è da sperare di ritrovare i beni quanto prima, evitando che vengano dispersi e, soprattutto, trattandosi di monili in oro che non vengano trasformati in altro: sarebbe un oltraggio ulteriore. Gli accertamenti nelle prime fasi sono fondamentali, come del resto i rilievi tecnico-scientifici compiuti all’atto del sopralluogo degli inquirenti. Per la vicenda degli Ori Castellani, oltre l’intuito degli investigatori esperti, è stato fondamentale, ad esempio, il riscontro delle impronte lasciate sulle mazze utilizzate per infrangere le vetrine dove i beni erano custoditi. Non è chiaro se anche in questo ultimo caso vi siano stati problemi con gli allarmi e con le altre misure di protezione. Nei due casi citati in precedenza le cautele erano state eluse con relativa facilità.
A riguardo è necessario ribadire l’importanza della prevenzione, che nella sua attuazione organizzata, costituisce il sistema privilegiato per scongiurare le aggressioni criminali al patrimonio culturale, in particolar modo a quello custodito nei musei. Un riferimento utile, affinché siano implementate al meglio le misure di protezione, è rappresentato dal volume La Sicurezza anticrimine nei Musei,
frutto della collaborazione tra il Ministero competente, ICOM e Carabinieri del TPC. Un altro aspetto fondamentale, lo ripetiamo anche in questa occasione, per agevolare il recupero dei beni rubati è la loro descrizione, inventariazione, catalogazione. Queste procedure consentono infatti l’immediato aggiornamento delle Banche Dati, in particolare di quella dei Beni Culturali Illecitamente Sottratti in uso al TPC. Lo strumento è utile all’individuazione dei manufatti qualora vengano immessi nei canali illegali di commercializzazione.
Ci auguriamo perciò che i beni siano stati correttamente schedati, se non altro ai fini assicurativi.
Di certo i responsabili del fatto criminoso, gli esecutori materiali si potrebbe dire mutuando la terminologia degli ambienti giudiziari, non si curano affatto dei potenziali danni indiretti delle loro malefatte, attraverso le quali si prefiggono solo di ottenere un arricchimento. Si spera in un ravvedimento, nel positivo esito delle indagini, in relazione al fatto che questi oggetti sono invendibili attraverso canali leciti: la ricettazione in questo caso infatti sarebbe palese. L’impianto giudiziario del nostro Codice Penale, a seguito della ratifica del Trattato di Nicosia, prevede, all’articolo 518 quater, pene pesanti: “Fuori dei casi di concorso nel reato, chi, al fine di procurare a sé o ad altri un profitto, acquista, riceve od occulta beni culturali provenienti da un qualsiasi delitto, o comunque si intromette nel farli acquistare, ricevere od occultare, è punito con la reclusione da quattro a dieci anni e con la multa da euro 1.032 a euro 15.000”. La pena è aumentata quando il fatto riguarda beni culturali provenienti dai delitti di rapina aggravata ai sensi dell’articolo 628 (Rapina), terzo comma, e di estorsione aggravata ai sensi dell’articolo 629 (Estorsione), secondo comma. Le disposizioni dell’articolo specifico si applicano anche quando l’autore del delitto da cui i beni culturali provengono non è imputabile o non è punibile ovvero quando manca una condizione di procedibilità riferita a tale delitto.
Infine, per sdrammatizzare o se si preferisce indulgere con l’eredità spirituale del Poeta Soldato, riproponiamo il monito destinato agli ospiti sgraditi di quella dimora, presente all’entrata, nella Sala degli Specchi:
Teco porti lo specchio di Narciso?
Questo è piombato vetro, o mascheraio.
Aggiusta le tue maschere al tuo viso, ma pensa che sei vetro contro acciaio.
Chissà se i malfattori ne terranno conto.
Opinionista