La fogna è la coscienza della città. Tutto vi converge, tutto vi si mette a confronto.
V. Hugo – I Miserabili
Banksy, l’artista di strada (chissà se le/gli piace davvero essere indicato così), nativo di Bristol (sarà vero?) quest’anno compie, o compirà, cinquant’anni. Una carriera creativa ispirata dai problemi sociali, dall’inquinamento, dai cambiamenti climatici. Tutte queste tematiche sono state affrontate e rappresentate attraverso giovani protagonisti, ritratti in varie circostanze. Una figura sui generis quella di Banksy, che privilegia una modalità di comunicazione del tutto peculiare, preferendo il social network più fotografico, Instagram, dove è seguito da più di dodici milioni di follower. Allo stesso modo ha adottato una strategia di produzione basata sulla sorpresa, sulla provocazione e sulla scelta oculata dei contesti dove realizzare le sue creazioni, soprattutto i murales comparsi nella sua città natale, ma anche a Londra, Los Angeles, New York, Timbuktu e Venezia.
Sono passati ventuno anni, dal 2003, quando una delle sue prime opere, una tecnica mista su tela, denominata Keep it real è passata in asta, a Londra, con una valutazione di ottocento sterline. Per essere uno “sconosciuto”, in tutti questi anni, è transitato in migliaia di aste. Il prezzo di aggiudicazione più alto, un milione settecentomila sterline, lo ha ottenuto nel giugno 2021, presso Sotheby’s, sempre a Londra, per lo stencil Ragazza col palloncino, tirato in venticinque esemplari. Più del cinquanta per centro dei lotti è stato venduto nel Regno Unito e si tratta per la maggior parte di stampe multiple, sarà un caso?
Al di là dei gusti, delle preferenze, su cui non si discute per definizione, c’è un dato emergente che conferma un’antica quanto perversa attitudine criminale: falsificare gli artisti quotati, e Banksy non fa eccezione.
Sono recenti i casi di questo genere, occorsi in Spagna e in Italia, che hanno comportato l’immissione sul mercato, piattaforme on-line comprese, di opere non autentiche e falsi certificati di autenticità. Lo scorso dicembre a Saragozza, la polizia spagnola ha scovato il laboratorio fermando una coppia di giovani street artist che, per sbarcare il lunario, riproducevano le opere di Banksy. È di queste settimane la notizia che tre falsi dell’artista di Bristol sarebbero stati individuati anche in Italia, in due esposizioni, a Cervia e a Mestre. La vicenda sarebbe già al vaglio delle procure competenti e dei carabinieri.
Banksy non ha alcuna galleria di riferimento né tanto meno una fondazione. Le procedure di identificazione avvengono attraverso Pest Control, un punto di contatto on-line a cui riferirsi per acquistare le sue opere e/o ottenere un certificato di autenticità. Occorre compilare un apposito format che, generando un documento crittografato associato a un codice, collega in maniera unica il titolare del bene d’arte con Pest Control, che cura anche la compilazione di un apposito registro. Non vi sono alternative se non questo canale on-line: tutto il resto, come tengono a ribadire sul sito, potrebbe essere “fake”. Pare che le tempistiche e le procedure per chiedere l’autenticazione delle opere, qualora esse siano finite sul mercato sprovviste, siano piuttosto lunghe, nonostante la richiesta, a monte, di dettagliate informazioni da parte dell’ente. Ovviamente questa procedura non si applica per le creazioni fuori mercato, come ad esempio i graffiti operati sui muri, per le strade. L’autore ha dichiarato di non volerle autenticare per due ragioni: la prima è perché, purtroppo, sono talvolta oggetto di illecite sottrazioni; la seconda risiede nel fatto che ciò sarebbe contrario allo spirito dell’arte di strada. Pest Control sconsiglia l’acquisto di opere di Banksy prive della propria autenticazione che, in caso di vendita, dovrebbe sempre accompagnarle: una cautela a carico del venditore in ossequio ai principi della due diligence.
Più che alla questione delle autentiche, Pest Control è molto attenta agli aspetti economici connessi alla produzione all’artista e al diritto d’autore. Non risulta infatti vi siano terze parti autorizzate alla produzione, alla riproduzione e allo sfruttamento, di copie o immagini reali o digitali, di qualsiasi formato, delle opere d’arte dell’artista ai fini commerciali. Ricordiamo, ad esempio, che la normativa italiana tutela l’autore laddove non riveli la propria identità, avendo la facoltà di adottarne una fittizia presso il pubblico, mediante l’uso di uno pseudonimo, o rimanere anonimo senza pregiudizio del legame personale ed etico con la propria opera.
A conforto di ciò, vi è stata l’ordinanza del 2019 che, emessa dal Tribunale di Milano a seguito della chiamata in giudizio promossa da Pest Control, ha comportato il ritiro di oggetti di merchandising richiamanti Banksy ed esposti in vendita al MUDEC di Milano, durante una mostra in cui erano presenti opere dello stesso autore. Al di là di tali legittime precauzioni, dell’artista e dell’ente di riferimento, c’è da domandarsi se sia effettivamente attuabile una tutela a trecentosessanta gradi verso i clienti, i collezionisti e/o altri soggetti che vogliano acquisire ed esporre le opere dello street artist più famoso al mondo. La trasparenza del mercato è fondamentale. Abbiamo già affrontato questo argomento, sottolineando come il mercato italiano sia poco appetibile rispetto ad altri, essenzialmente per la rigidità delle norme di tutela sui beni d’arte/culturali, le norme di circolazione doganale e l’imposizione fiscale.
Giova ricordare che la normativa fiscale prevede un’imposizione in base all’inquadramento del cedente:
– mercante d’arte (reddito imponibile e IVA);
– speculatore occasionale (attività che rientra negli altri redditi, non soggetto a IVA);
– collezionista (non soggetto a imposizione fiscale).
L’acquirente finale corrisponderà il prezzo gravato da IVA (10% se si tratta di opera venduta dall’artista, 22% negli altri casi, compreso i beni antichi), come da fattura o ricevuta fiscale. Inoltre tutti i redditi derivanti dai diritti sono soggetti a ritenuta d’acconto del 20%, in base al reddito e allo scaglione; questa percentuale sale al 30% se il soggetto non è residente. Per quanto riguarda le case d’asta esiste un regime del margine dedicato. Tale condizione comporta che l’IVA non venga applicata sul corrispettivo totale di vendita ma solo sul margine. Si tratta di un regime che non permette all’acquirente di detrarre la suddetta imposta dovuta sulla transazione.
In ultimo, sono da considerare le novità in materia che, inserite nella direttiva UE 2022/542, modificano le precedenti aliquote dell’imposta sul valore aggiunto, con l’intento di salvaguardare il funzionamento del mercato interno ed evitare distorsioni della concorrenza. Il contenuto entrerà in vigore il 1 gennaio 2025. Il quadro non è affatto idilliaco, si direbbe viceversa piuttosto magmatico, anche perché molte compravendite, avvenendo on-line, non sono tracciabili. Insomma se si dovesse incappare in un problema di attribuzione successiva, di documentazione carente o peggio di un falso, a seguito di un acquisto, si avrebbero un po’ di problemi nel far valere le proprie ragioni, per lo meno nella relativa immediatezza.
La cautela è d’obbligo: prima di acquistare e/o esporre un’opera d’arte, è quanto mai opportuno effettuare i dovuti accertamenti adottando misure di autotutela. Su questa linea si colloca la scelta del curatore del Museo M9 di Mestre di ritirare dall’esposizione le tre opere di Banksy, indicate come possibili falsi, per condurre i dovuti accertamenti. Le insidie, o la salvezza, a volte, sono proprio dietro l’angolo della strada, ai margini delle periferie che conducono sulla linea di confini fisici, ma non solo: sono un po’ come i graffiti, tanto amati quanto odiati.
Il tutto appare come una sorta di metafora di una coscienza collettiva sempre più rarefatta, non certo idonea a strutturare regole giuste e condivise su larga scala. Esistono ancora, semmai siano davvero esistiti, al di fuori delle sublimi narrazioni, valorosi miserabili del calibro di Valjean e controllori della statura morale e perversa di Javert? In questo mondo, dove imperversa ormai la “cultura dello scarto”, tutto confluisce senza tregua nelle fogne che, accogliendo tutti i cascami e disperdendoli nel grande mare, lo inquinano senza rimedio.
Opinionista