E sì vi dico che egli dimorò in que’ paesi bene trentasei anni; lo quale poi, stando nella prigione di Genova, fece mettere in iscritto tutte queste cose a messere Rustico da Pisa, lo quale era preso in quelle medesime carcere ne gli anni di Cristo 1289
(Marco Polo)
A Genova, nel XIII secolo, si erigeva maestoso il cosiddetto palazzo del mare, intitolato a San Giorgio, costruito per volere del capitano del popolo Guglielmo Boccanegra e voluto per essere destinato a sede del governo della repubblica marinara. L’edificio era stato realizzato, non a caso, a ridosso delle banchine del porto della Superba quasi a rappresentare simbolicamente il punto di contatto tra il mare e la terra. Da sede dedicata alla gestione politica e amministrativa, il palazzo ha in seguito ospitato prima la dogana e, in ultimo, il carcere cittadino.
Proprio all’interno di una delle celle, il veneziano Marco Polo (1254-1324) fu detenuto dai genovesi che vinsero la battaglia della Curzola (1298). In quel contesto narrò del suo il viaggio avventuroso, lungo la via della seta, fino alla corte del Gran Khai Kublai (1215-1294). Il primo destinatario del racconto, che si adoperò a scriverlo, fu il pisano Rustichello da Pisa, compagno di sventura, internato a sua volta dopo uno scontro navale, quello consumatosi tra genovesi e pisani alla Meloria (1284). Così nasce Il Milione, di cui ancora si parla a distanza di secoli, un’opera mirabile, una sintesi tra discipline scientifiche e narrazione delle vicende della famiglia patrizia, dedita al commercio, dei Polo (Marco, il padre e lo zio), che ha influenzato il cinema, il teatro, la televisione, i cartoon e perfino i fumetti.
Torniamo ad oggi, nella Serenissima, in quel di Palazzo Ducale dove, il 6 aprile scorso, è stata inaugurata la mostra organizzata nell’ambito delle iniziative culturali per le Celebrazioni dei 700 anni dalla morte di Marco Polo. L’esposizione, dal titolo I mondi di Marco Polo. Il viaggio di un mercante veneziano del Duecento, è stata suddivisa in varie sezioni e, partendo da una descrizione del contesto storico ed economico della città di Venezia della metà del Trecento, rende evidente, tra gli altri aspetti trattati, il contributo fornito dal viaggio della famiglia Polo alla cartografia. Questa scienza infatti, proprio negli stessi anni e non solo in ambito veneziano, ha beneficiato con forza dei risultati derivati da queste esperienze che, descrizioni di itinerari e rotte mercantili fondamentali, hanno contribuito notevolmente allo sviluppo della stessa disciplina.
L’avventura itinerante dei Polo si è dipanata in percorsi particolari, ha incrociato reami e realtà politico/militari strutturati in maniera totalmente diversi dagli assetti sociali della Venezia medievale e più in generale del mondo occidentale. In Oriente tutto era declinato ed organizzato con modalità differenti negli ambiti artistici, culturali e religiosi. In quel periodo l’Asia era quasi del tutto dominata dai vari rami dinastici mongoli discendenti da uno stesso ceppo familiare dominante e pacificati tra loro. Una situazione favorevole, quest’ultima, che ha certamente agevolato gli spostamenti degli esploratori veneziani lungo percorsi e aree geografiche fino ad allora sconosciuti all’Occidente. Con un approccio assolutamente moderno per i suoi tempi, Marco Polo ci racconta anche delle credenze religiose con cui si è confrontato durante la sua missione: buddismo, confucianesimo, cristianesimo nestoriano, induismo, islamismo e taoismo.
La mostra è coerente con quanto riportato nel testo del Milione e, ad impreziosirla ulteriormente, vi sono le prestigiose collezioni veneziane e quelle provenienti da importanti sedi museali nazionali, asiatiche ed europee. Attraverso più di 300 opere, essa darà conto di queste diversità, così come delle varie sensibilità illustrate nel libro. Di particolare rilevanza è la sezione dedicata alle ceramiche e alle porcellane, ai tappeti, ai tessuti fino ai metalli, ai manoscritti e alla numismatica. Una parentesi ad hoc ha per obiettivo sia la diffusione, su scala planetaria, del Milione sia l’attenzione al ruolo che il personaggio di Marco Polo ha assunto, a partire dall’Ottocento fino al Novecento e ai nostri giorni, con suggestioni sulla figura del mercante nell’arte contemporanea.
A favorire la fruizione dell’esposizione sono le numerose attività collegate e indirizzate alle famiglie, ai giovani e alle scuole. Tra queste, oltre agli itinerari guidati, è anche l’idea, dedicata ai più piccoli, di una visita accompagnata da un Activity Book: un libretto che, attraverso episodi scelti, curiosità, giochi ed altri contenuti, illustra in modo coinvolgente il cammino nelle terre dell’impero mongolo e i vari usi e costumi descritti da Marco Polo.
Insomma, procedendo in maniera asincrona e circolare, attraversando lo spazio ed il tempo, c’è da rimanere piacevolmente “imprigionati” nella città del Leone di San Marco. La visita a questa mostra potrebbe essere anche l’occasione per visitare il resto di Palazzo Ducale, le stesse prigioni (saranno come quelle dei rivali genovesi? Sic!), partendo dalla Sala del Magistrato alle Leggi, procedendo verso l’attraversamento del corridoio che porta al noto Ponte dei Sospiri, fino alle galere nuove e al collegamento con la Sala dei Censori. È probabilmente una sorta di provocazione, ma vale sempre la pena essere custodi e custoditi dalla cultura (c’è tempo fino al 30 settembre 2024!): potrebbe essere possibile attivare la creatività, magari scrivere con rinnovata ispirazione di nuove avventure, proiettate verso nuovi scenari di conoscenza, privi di catene e costrizioni: pax tibi…
Opinionista