Il pezzo forte è lasciato per ultimo, come il dessert. Si tratta di Capriccio architettonico con rovine ed edifici classici, un olio su tela dipinto da Canaletto e bottega dichiarato di interesse culturale particolarmente importante dal Ministero della Cultura, attraverso il Segretariato Generale per la Lombardia, con il D. M. del 20 dicembre 2023. La stima è tra i 400 e i 600mila euro, cifra che, con buone probabilità in asta, sarà ampiamente raggiunta e superata, sempre che il MiC non faccia saltare il tavolo e decida di esercitare il diritto di prelazione. Dal catalogo predisposto da Pandolfini sappiamo che il quadro è “Apparso per la prima volta nel 1938 da Colnaghi, la celebre galleria inglese specializzata in Old Masters e fondata a Londra nel 1760, è reso noto con l’attribuzione a Giovan Antonio Canal nell’asta tenuta da Sotheby’s nel 1969 (lotto 28). In questa occasione il nostro dipinto fu presentato assieme al suo pendant, Capriccio con il Colosseo, rovine classiche e figure (W.G. Constable e J. G. Links, ed. 1989 II, p. 459/60, cat. 498, non ill.). L’opera sarà in seguito censita con tale provenienza nelle tre edizioni dei fondamentali volumi di William George Constable (1962, 1976, 1989) ove è indicata come un buon esemplare di mano della bottega di Canaletto”. Dopo Sotheby’s il quadro entra nella Collezione De Angeli a Padova e poi passa nelle mani di un anonimo collezionista privato; ma dove sia stato e chi l’abbia conservato per oltre due secoli è un mistero che avvolge questa opera come la maggior parte di quelle che il prossimo 15 maggio andranno all’incanto nella sede fiorentina della casa d’aste.
72 lotti in tutto. Tele e tavole dal XIV al XVIII secolo, un polittico, un crocifisso e un tondo, coppie di dipinti e persino un gruppo di tredici ritratti, imperatori, madonne e santi, episodi delle sacre scritture e scene di genere, paesaggi e nature morte, prevalentemente pittori italiani, di scuola lombarda, veneta, toscana, romana, napoletana, ma non mancano le atmosfere nordiche e le influenze fiamminghe. 9 lotti, dal 64 al 72, sono stati in tempi diversi dichiarati di interesse storico artistico particolarmente importante dal Ministero della Cultura: in caso di vendita all’estero questi dipinti non potranno lasciare il territorio italiano. Se l’acquirente è straniero deve dichiarare e dimostrare di possedere una proprietà in Italia dove conservare la tavola o la tela che si è appena aggiudicato. Questi lotti “speciali” sono anche quelli più documentati, in termini di provenienza, bibliografia, descrizione, e presentano – nonostante il vincolo nazionale – le quotazioni mediamente più alte. Eppure anche la Madonna con Bambino in trono con San Giovanni e angeli attribuita a Dosso Dossi, lotto 66, non si sa da dove venga, quale sia la sua storia, come sia finita in catalogo: è in vendita, è di interesse particolarmente importante, è stimata tra gli 80 e i 120mila euro. E tanto basta. Non va meglio al lotto 65: l’unica provenienza del Cristo portacroce attribuito a Giovanni Bonconsiglio (o Boncosiglio), detto ‘Il Marescalco’, è una stringatissima e generica “collezione privata”. Dei passaggi di possesso di 44 lotti su 72 non c’è traccia, o almeno non è riportata nel catalogo. Curioso e interessante è anche il caso dei lotti 9, 15 e 40: non si sa da dove vengano, ma possiedono l’attestato di libera circolazione. All’Ufficio Esportazione territorialmente competente dev’essere arrivata la documentazione, diversamente l’istanza per varcare i confini (e sparire) sarebbe stata respinta.
E la due diligence a chi spetta?
Il punto 4 delle Condizioni di vendita non offre margine al dubbio: “Pandolfini CASA D’ASTE s.r.l. non rilascia alcuna garanzia in ordine all’attribuzione, all’autenticità o alla provenienza dei beni posti in vendita dei quali l’unico responsabile rimane esclusivamente il mandante. Il mandante assume ogni garanzia e responsabilità in ordine al bene, con riferimento esemplificativo ma non esaustivo a proprietà, provenienza, conservazione e commerciabilità del bene oggetto del presente mandato”. L’intermediario declina ogni responsabilità e il tutto – comprese le verifiche di autenticità e di lecita provenienza – resta in capo al venditore, persona fisica o giuridica che sia, ovvero a un’entità che, per lo più, rimane ignota all’acquirente. Sono termini – va detto – che applicano tutte le case d’asta: ottenuta l’apposita autorizzazione di pubblica sicurezza, queste offrono “semplicemente” un servizio di intermediazione il cui compenso è calcolato in percentuale sul prezzo finale. Assolti gli obblighi di registrazione dei beni sul registro e il loro scarico (art. 115 TULPS) dal punto di vista amministrativo altro non è richiesto, fatto salvo problematiche di natura diversa (compendio di furto, ricettazione ecc).
Ma non è finita qui. “I lotti venduti nelle nostre aste – dichiara Pandolfini in chiusura del catalogo – saranno raramente, per natura, in un perfetto stato di conservazione, ma potrebbero presentare, a causa della loro natura e della loro antichità, segni di usura, danni, altre imperfezioni, restauri o riparazioni. Qualsiasi riferimento alle condizioni dell’opera nella scheda di catalogo non equivale a una completa descrizione dello stato di conservazione. I condition report sono solitamente disponibili su richiesta e completano la scheda di catalogo. Nella descrizione dei lotti, il nostro personale valuta lo stato di conservazione in conformità alla stima dell’oggetto e alla natura dell’asta in cui è inserito. Qualsiasi affermazione sulla natura fisica del lotto e sulle sue condizioni nel catalogo, nel condition report o altrove è fatta con onestà e attenzione. Tuttavia il personale di Pandolfini non ha la formazione professionale del restauratore e ne consegue che ciascuna affermazione non potrà essere esaustiva. Consigliamo sempre la visione diretta dell’opera e, nel caso di lotti di particolare valore, di avvalersi del parere di un restauratore o di un consulente di fiducia prima di effettuare un’offerta. Ogni asserzione relativa all’autore, attribuzione dell’opera, data, origine, provenienza e condizioni costituisce un’opinione e non un dato di fatto”. È tutto nero su bianco.
I dipinti saranno in visione a Firenze, presso Palazzo Ramirez Montalvo in Borgo degli Albizi 26, da sabato 11 a martedì 14 maggio, un’occasione “durante la quale il Direttore della vendita sarà a disposizione per ogni chiarimento; l’esposizione ha lo scopo di far esaminare lo stato di conservazione e la qualità degli oggetti, nonché chiarire eventuali errori ed inesattezze riportate in catalogo. Gli interessati si impegnano ad esaminare di persona il bene, eventualmente anche con l’ausilio di un esperto di fiducia. Tutti gli oggetti vengono venduti “come visti”, nello stato e nelle condizioni di conservazione in cui si trovano”. E tenendo presente che, se c’è, la provenienza è sempre un’opinione.
Dopo la laurea a Trento in Scienze dei Beni Culturali, in ambito storico-artistico, ho “deragliato” conseguendo a Milano un Perfezionamento in Scenari internazionali della criminalità organizzata, un Master in Analisi, Prevenzione e Contrasto della criminalità organizzata e della corruzione a Pisa e un Perfezionamento in Arte e diritto di nuovo a Milano. Ho frequentato un Master in scrittura creativa alla Scuola Holden di Torino. Colleziono e recensisco libri, organizzo scampagnate e viaggi a caccia di bellezza e incuria.