Il Procuratore Distrettuale di Manhattan annuncia la restituzione di dieci antichità egizie
Il Procuratore Distrettuale di Manhattan, Alvin L. Bragg Jr., ha annunciato lo scorso 2 maggio la restituzione di dieci antichità al popolo egiziano, per un valore complessivo di 1,4 milioni di dollari, durante una cerimonia di rimpatrio alla presenza dell’Ambasciatore Howaida Essam, Console Generale dell’Egitto a New York. Queste opere si aggiungono alle 17 antichità già restituite dal 2022, con un valore totale di 6,5 milioni di dollari.
Otto dei beni recentemente restituiti sono stati recuperati nell’ambito delle indagini sulla rete di traffici imperniata su Roben Dib e Simonian Serop, arrestato nel 2020 ad Amburgo e nuovamente nel 2022 dalle autorità francesi per il coinvolgimento nel traffico illegale di antichità egizie. Questa rete comprendeva Phoenix Ancient Art, l’Inanna Art Services S.A., Christophe Kunicki, e coinvolgeva anche musei importanti come il Metropolitan Museum of Art e il Louvre di Abu Dhabi. L’ex-direttore del Louvre, Jean-Luc Martinez, è stato arrestato, insieme ad altri sette individui nel corso di queste indagini.
La restituzione è stata possibile grazie alla collaborazione tra l’Antiquities Trafficking Unit (ATU), guidata dall’assistente procuratore distrettuale Matthew Bogdanos, e l’Homeland Security Investigations (HSI), diretta dall’agente speciale Ivan J. Arvelo. Il supporto investigativo è stato fornito anche dal maggiore di gendarmeria Stephane Blumet dell’Office Central de Lutte Contre le Trafic de Biens Culturels (OCBC) francese, oltre a Silvelie Karfeld e Nicole Pogantke della Bundeskriminalamt Kunst und Kulturgutkriminalität, l’Ufficio federale tedesco di polizia criminale per i reati contro i beni culturali.
Tra gli oggetti restituiti spicca un volto di sarcofago in legno dorato, databile tra il 332 e il 275 a.C. e proveniente dalla necropoli di Nag el-Hissaya nel governatorato di Aswan. Il sito mostra tracce di scavi clandestini visibili da satellite almeno dal 2009, sebbene i saccheggi siano attestati sin dall’inizio del Novecento. La necropoli, che comprende sepolture attraversando tutta la storia egizia, assunse un ruolo particolarmente importante durante il periodo Tardo, diventando una delle principali necropoli per gli abitanti della vicina Edfu.
Secondo quanto riportato dal comunicato stampa diffuso dal NY District Attorney’s Office, il volto apparve per la prima volta nel 2001, quando fu messo all’asta da Christie’s New York dai Simonian, per poi tornare in possesso di Kevork Simonian della Nomis Antiquities. Dopo vari passaggi tra mercanti d’arte, l’opera è stata recuperata nel 2023 mentre era in possesso della Merrin Gallery, che spesso è stata trovata a detenere oggetti provenienti da traffici illeciti.
È interessante notare come alcuni oggetti, ancora oggi presenti sul mercato o in collezioni museali e inizialmente appartenenti alla collezioni Simonian, siano tornati nelle mani di Kevork Simonian dopo vari passaggi. Un esempio significativo sono i frammenti di sarcofago attualmente esposti al Michael C. Carlos Museum dell’Emory University di Atlanta, a sua volta collegato a un precedente recupero notificato dalla Procura Distrettuale di Manhattan: il 28 settembre 2022, infatti, veniva restituito all’Egitto un Sarcofago Verde proveniente da Abusir nel Delta d’Egitto. Questo sarcofago, dal valore di un milione di dollari, è a sua volta frutto della rete Dib-Simonian ed era stato lasciato in prestito da un collezionista privato al Museo fino al 2013.
Il secondo oggetto segnalato dal comunicato stampo è un vaso reale in alabastro, datato tra il IV e il III millennio a.C. L’egittologo britannico M. Firth lo aveva portato alla luce tra il 1924 e il 1935 durante gli scavi presso la piramide a gradoni di Djoser a Saqqara. Il vaso fu rubato dai magazzini del sito archeologico e trafugato dall’Egitto, riapparendo sul mercato nelle mani di Robin Symes. Come altri oggetti, è passato tra diversi collezionisti privati prima di finire alla Merrin Gallery.
La recente restituzione mette in luce la necessità di una collaborazione interagenzia e internazionale più efficace per contrastare il traffico illecito di beni culturali. Consolidare l’uso di accordi multilaterali e piattaforme condivise per lo scambio di informazioni tra le forze dell’ordine è fondamentale per affrontare indagini complesse che coinvolgono molteplici giurisdizioni. Questo approccio coordinato consente un recupero più efficiente del patrimonio culturale rubato, facilitando la restituzione alle comunità d’origine e garantendo la corretta applicazione delle leggi internazionali.