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Falso, frode, truffa: in Canada il caso delle opere false dell’artista Morrisseau

(Tempo di lettura: 4 minuti)

È difficile arricchirsi in Canada. Mentre è facile far quattrini.

E. Hemingway

Quando si pensa al Canada, non si può fare a meno di immaginare distese di aceri che si perdono a vista d’occhio, tra sconfinate lande selvagge e laghi ghiacciati. Un contesto tranquillo si direbbe, dove vigilano – discretamente – le cosiddette “Giubbe Rosse”, la celebre polizia a cavallo canadese che ha ispirato anche l’immaginario collettivo. Vari sono stati gli omaggi alla compagine in uniforme purpurea. Quello letterario di Hemingway, seguito dall’industria cinematografica di Hollywood (Gary Cooper diretto da Cecil B. DeMille nel film Giubbe Rosse 1940, ndr), e poi ancora la serie TV degli anni novanta intitolata Due poliziotti a Chicago. Forse, in parte, per assonanza, anche Franco Battiato (1989) ha riflettuto, mutatis mutandis, sul potere delle giubbe rosse (non propriamente canadesi), quando in una delle sue opere musicali ci parla delle differenze tra nord e sud del nostro paese, ma di riflesso anche del resto del mondo. La divergenza atavica tra “uomini d’amore” (quelli del sud) e “uomini di libertà” (quelli del nord), per dirla come il professor Bellavista, alias il compianto Luciano De Crescenzo. Digressioni e battute a parte, la premessa è funzionale per introdurre la vicenda riguardante la falsificazione delle opere dell’artista canadese, originario di Greenstone, Norval Morriseau (1932-2007).

Dopo un’indagine giudiziaria, condotta per circa vent’anni, la giustizia del Canada ha emesso recentemente le prime condanne, di cui una detentiva, di cinque anni di reclusione, per il reato di frode. Gli accusati sono otto, compresi alcuni familiari, e sono coinvolti nella contraffazione delle opere di Morrisseau. La spiacevole situazione si è venuta a creare nonostante l’artista, quando era ancora in vita, si sia speso molto per cercare di far passare una legge che tutelasse le creazioni dei nativi, proprio a partire dalla corretta catalogazione della produzione degli stessi maestri viventi.

Morrisseau, durante la sua carriera, fatta di alti e bassi e minata dalle dipendenze da alcool e stupefacenti, ha attraversato anche drammi personali legati alla sfera familiare, al credo religioso e alla malattia degenerativa che lo affliggeva. Tutti fattori che hanno influenzato inevitabilmente la sua opera. Pare, oltretutto, non sia mai stato un abile imprenditore di sé stesso, pertanto non si sia nemmeno arricchito. Destino che lo accomuna ad artisti del calibro di Van Gogh e Ligabue. Anche lui, pare abbia scambiato le sue creazioni con beni fungibili, prodotti agricoli e cibo.

La polizia canadese ha sequestrato, nel corso degli anni, oltre un migliaio di dipinti falsi a firma dell’artista, ma si teme ne siano stati realizzati e commercializzati molti di più, oltre ad altri manufatti: disegni, sculture su legno e oggetti ascrivibili alla cosiddette arti applicate. Ci sono tutti gli elementi per delineare la figura di un valente pittore, ispirato dalla passione non disgiunta al talento e ad una peculiare capacità creativa, tanto da essere annoverato tra i più celebri artisti canadesi di sempre. Anche per questi motivi, è stato falsificato sin da quando era vivente. I concomitanti problemi di salute che lo affliggevano non gli hanno consentito, probabilmente, di affrontare la problematica in maniera incisiva. Le sue opere hanno avuto un certo mercato, sin dalla fine degli anni Cinquanta, circoscritto prevalentemente in Canada e, in misura assai minore, negli USA. La maggior parte di queste si attesta su un valore compreso tra i 100 e 500 euro.

Il paese dei “grandi laghi”, dove vige il sistema di leggi fondato sul common law, ereditato dalla “madre patria britannica”, non ha una legge di tutela dei beni d’arte/culturali comparabile a quella in essere nel nostro paese. Tuttavia, recentemente, il governo Trudeau, proprio per tutelare l’opera degli artisti canadesi, se non altro dal punto di vista economico, sta promuovendo l’iter per l’approvazione del cosiddetto diritto di seguito sulle opere d’arte che consentirebbe agli autori di ottenere più equi guadagni in considerazione di due aspetti:
– la rivalutazione del prezzo di mercato delle opere nel tempo;
– la carriera e la reputazione dell’artista.

Insomma, dopo più di un secolo anche il Canada si adegua alle precauzioni introdotte, a livello internazionale, dalla Convenzione di Berna (1882) per la protezione delle opere letterarie e artistiche nonché come diritto facoltativo inalienabile per gli artisti. Ricordiamo che il primo stato al mondo a dotarsi di una legge a tutela del cosiddetto droite de suite, è stata la Francia, nel 1920, seguita da Belgio e Cecoslovacchia. L’Italia ha ratificato e reso esecutivo l’accordo nel 1978.

Al di là delle questioni pecuniarie e derivate che, ahi noi, sono quelle che attraggono le persone spregiudicate e ancor di più i malfattori, torniamo alle creazioni di Morriseau e alla loro dimensione culturale. La sua produzione era basata su elementi legati alla tradizione Ojibway Bingwi Neyaashi Anishinaabek, tanto da creare una scuola di pittura e uno stile che, noto come Woodlands, ha influenzato decine di artisti. Un’espressione, in origine, contraddistinta da produzioni semplici, realizzate soprattutto su supporti lignei (corteccia di betulla, ma anche materiali di recupero e soprattutto fogli di carta riciclata) e che, in seguito, ha visto lo sviluppo di rappresentazioni visionarie: proiezioni multi colorate e a raggi X che hanno messo in risalto la fauna e la flora tipiche dell’Ontario e gli esseri umani nel loro contesto di elezione, rivisitato e sublimato nel coté artistico di riferimento, ma legato alla storia e alle tradizioni locali.

Questi aspetti, seppur come già detto non tutelati direttamente da un corpus di leggi specifiche in materia culturale, sono protetti, in parte, da una norma più generale, connotata da una particolare valenza sociale, tanto da essere ascritta alla sfera penale. Si tratta dell’istituto della dichiarazione di impatto sulla comunità che si prefigge di contrastare gli effetti criminosi affinché non divengano di più ampia portata. Talvolta la parte offesa dal reato è più di una: potrebbe perciò verificarsi che l’impatto della violazione coinvolga, ad esempio, un’intera comunità. In sostanza, lo scopo di questa dichiarazione è di permettere alla società interessata di attivare il Tribunale di riferimento a difesa dei propri diritti collettivi, al pari delle vittime dirette del reato.

Basterà tutto ciò a punire a dovere gli autori di quella che è stata indicata come la più grande frode in ambito artistico mai avvenuta in Canada? Lo speriamo vivamente, se non altro per il buon nome dell’artista scomparso, di cui peraltro sopravvive la fondazione: Morrisseau era soprannominato “Picasso del nord”, un aspetto questo che ci rimanda all’immagine di una profonda connessione culturale, un ponte ideale che collega il nord con il sud, il nuovo e il vecchio continente, l’amore e libertà.

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