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Recuperate negli USA 600 opere d’arte trafugate in Italia

(Tempo di lettura: 4 minuti)
TPC restituzioni USA maggio 2024 4
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Jack Alan Markell si aggira tra i reperti esposti nella sala dell’Istituto Centrale per il Restauro, solo una parte dei 600 recuperati negli Stati Uniti. L’ambasciatore americano non nasconde stupore, ammirazione: “l’Italia possiede un patrimonio culturale e artistico senza eguali – dice – e per tutelarlo si deve averne cura, garantire la massima sorveglianza“. Poi aggiunge una frase che sa tanto di conferma d’un impegno: “Dal 2001 gli Stati Uniti, adempiono ad un accordo bilaterale con l’Italia per combattere il traffico di antichità, e insieme continuiamo a fare ogni sforzo per proteggere, preservare e promuovere la cultura e le arti. Gli Stati Uniti – spiega l’ambasciatore – sono impegnati per la salvaguardia del patrimonio culturale in tutto il mondo”.  Una conferma importante se si considerano i mal di pancia e le aperte resistenze opposti da alcuni musei e fondazioni a diverse richieste di restituzione italiane. D’altra parte, le indagini dei Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale che hanno consentito l’individuazione e la certificazione della provenienza illecita delle 600 opere trafugate esposte all’ICR – hanno potuto contare sulla costante collaborazione della magistratura distrettuale di New York e delle agenzie investigative federali Usa.

 I beni archeologici recuperati – sessanta milioni di euro il valore stimato – risalgono a periodi diversi, su un arco di tempo molto ampio, che va dal IX secolo a.C. al II secolo d.C., e sono stati portati via con scavi clandestini in Centro e Sud Italia, ma anche con furti “mirati”. Tra gli altri ci sono un grande calderone bronzeo di epoca orientalizzante, decorato con teste di grifo, una scultura bronzea che raffigura un principe ellenistico a grandezza naturale, del primo secolo a.C., oggetti preziosi come una corona in oro, ceramica figurata di produzione ateniese, coppe in argento finemente cesellate, un mosaico romano di epoca imperiale che raffigura Orfeo che incanta gli animali con il suono della lira, poi interi corredi funerari, in particolare etruschi, buccheri e lastre dipinte, vasi villanoviani, anfore e crateri apuli, teste in marmo e bronzo, monete, anche in oro. In questo tesoro, non mancano beni archivistici ed opere sottratte in chiese, musei e da collezioni private. 

“Queste suggestive testimonianze costituiscono un racconto variegato della nostra eredità culturale nei suoi molteplici e affascinanti aspetti – commenta Massimo Osanna, Direttore generale Musei -. Nei prossimi giorni gli studenti di alcuni istituti scolastici potranno visitare l’esposizione temporanea dei reperti allestita presso l’Istituto Centrale di Restauro. Così potrà essere ulteriormente stimolata la sensibilità dei giovani sui temi fondamentali della legalità e il valore del nostro patrimonio culturale”. I reperti, dopo l’esposizione nelle sale dell’ICR, saranno consegnati ai musei delle aree di provenienza.

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Per investigatori e magistrati italiani e statunitensi, impegnati in una intensissima, cooperazione investigativa, giudiziaria e diplomatica, l’opera di recupero non è stata facile. È stato necessario setacciare il mercato delle antichità anche usando lo Swoads, cioè lo “Stolen Works Of Art Detection System”, uno strumento che impiega l’Intelligenza Artificiale (elabora la ricerca di opere d’arte trafugate nel web e nei social networks). Così si è arrivati a case d’aste, musei, gallerie e collezionisti di New York, Philadelphia, Dallas, Los Angeles, Chicago e Puerto Rico. In molti casi gli Usa erano solo il punto di approdo di complesse triangolazioni e passaggi di mano. 

Questo recupero fa parte di quella che è definita “Operazione Symes”, dal nome del trafficante internazionale di reperti archeologici Robin Symes, al quale dal 2007, tra Stati Uniti e Inghilterra, sono stati sequestrati centinaia e centinaia di pezzi, sculture, gioielli, bronzetti, ceramiche a figure rosse e nere. Un’attività condotta dal Comando Carabinieri TPC, con il sostituto procuratore di Roma Paolo Giorgio Ferri (scomparso qualche anno fa), dalla direzione Archeologia, belle arti e paesaggio del Ministero della Cultura e il supporto giuridico dell’Avvocatura dello Stato. 

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