Se il Mart diventa una succursale della Fondazione Cavallini Sgarbi
Presidente onnisciente e onnipresente ai vernissage, Vittorio Sgarbi sforna proposte espositive come rosette che puntualmente inaugura con mirabolanti quanto funamboliche presentazioni. Numeri, decisioni e scandali, siamo andati a vedere com’è andato il (primo) quinquennio più chiacchierato del museo trentino
È il 12 aprile 2019 quando l’ipotesi Vittorio Sgarbi alla guida del Mart, il Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, da propaganda si trasforma in atto politico. La Giunta provinciale, la prima a trazione Maurizio Fugatti (Lega), si avvale “della facoltà prevista dal comma 1 dell’art. 8 della legge provinciale n. 10 del 2010, integrando l’elenco dei candidati alla carica di componente del consiglio di amministrazione del Museo d’arte moderna e contemporanea con il nominativo di Vittorio Sgarbi”. E all’unanimità passa “la candidatura autonomamente espressa dalla Giunta provinciale in quanto rispondente all’esigenza di assicurare al museo un livello qualitativamente alto per la valorizzazione del medesimo sia in campo nazionale che internazionale” (delibera GP n. 509/19). Sgarbi è nominato d’imperio membro e presidente del Consiglio di Amministrazione del museo, il 10 maggio 2019 inizia il mandato – o meglio, l’era Sgarbi – con un incarico formalmente a costo zero per le finanze pubbliche e una mostra a orologeria: per sei mesi, dal 6 giugno 2019 al 6 gennaio 2020, Castel Caldes, nel cuore della Val di Sole, ospita La Collezione Cavallini Sgarbi. Da Niccolò dell’Arca a Francesco Hayez. «Ha del miracoloso che il professor Sgarbi, presidente del Mart dal 10 maggio scorso, a distanza di meno di un mese, ci regali una mostra con tanti capolavori dei principali maestri italiani, e anche di qualche artista trentino. Una selezione di opere che parlano da sole e che rappresenteranno, nel tempo dell’esposizione al castello di Caldes, la più importante testimonianza di arte antica presente in Trentino» (Arte.it). Così, mentre Fugatti si spertica nelle lodi dell’alfiere Sgarbi, che a spese dei contribuenti mette in bella mostra 80 opere della Fondazione di famiglia, il presidente della Provincia autonoma di Trento certifica di non aver alcuna contezza dei beni culturali in custodia al Castello del Buonconsiglio e mortifica le collezioni provinciali. Doveva essere un chiaro ed efficace messaggio promozionale, invece a qualcuno di Trentino Marketing sono tremati i polsi.
La direzione del Mart è però ancora nelle mani di Gianfranco Maraniello e i giochi sulla pianificazione delle attività 2019 sono già blindati: l’anno chiude con 92.360 ingressi, il 39,19% paganti e il 60,81% di accessi gratuiti, e una media giornaliera di 293 persone. Un po’ pochino. Il 2019 è anche l’anno in cui la Giunta provinciale di Trento taglia di oltre 2 milioni di euro il finanziamento al museo che dai 6.981.404,22 euro del 2018 passa a 4.908.075,00 euro. Un colpo basso? Non esattamente: i costi del personale, circa 2,2 milioni di euro, transitano direttamente in capo al bilancio della Provincia autonoma per cui, di fatto, la Giunta mantiene inalterata la voce di spesa per il funzionamento del museo. “La competenza e la popolarità del Presidente Vittorio Sgarbi saranno fattori sempre più determinanti nelle fasi a venire”, scrivono profeticamente nell’introduzione al Mart Annual Report 2019, ma c’è da capire con quale genere di popolarità si pensa di incartare il museo.
Maraniello termina il suo quinquennio il 30 maggio 2020, lontano dalle polemiche e in piena prima ondata pandemica, e Sgarbi piglia tutto. La copertura politica e la presidenza già le ha, a Rovereto non serve altro: Diego Ferretti, responsabile amministrativo, è promosso alla direzione, senza concorso e senza particolari competenze storico-artistiche o manageriali, perché «tanto il creativo sono io» (Artribune, 20 febbraio 2020), cioè sempre lui, Sgarbi. Uno e trino. Infatti è tutto “da un’idea di Vittorio Sgarbi”: La fotografia ha 180 anni! Il libro illustrato dall’incisione al digitale. Italo Zannier fotografo innocente (22 febbraio – 6 settembre 2020), Ardengo Soffici. Incontro di Dante e Beatrice (27 giugno – 22 novembre 2020), Carlo Benvenuto. L’originale (27 giugno – 18 ottobre 2020), Marco Lodola. Circled (27 giugno – 29 novembre 2020), Caravaggio. Il contemporaneo (9 ottobre 2020 – 5 aprile 2021), Luciano Ventrone. La grande illusione (9 ottobre 2020 – 5 aprile 2021), Sol Invictus. Luciano e Ivan Zanoni (22 dicembre 2020 – 20 giugno 2021). Sui numeri del 2020 pesano le chiusure dovute alle misure di contenimento della pandemia, tuttavia spicca un dato che sembra aver invertito la rotta precedente: gli ingressi sono quasi dimezzati a 50.214, con una media giornaliera in flessione di 258 persone, ma i paganti passano dal 39,19% al 66,26%. La cura Sgarbi fa cassa (e casino con il contestatissimo prestito del Caravaggio di Siracusa) e rastrella anche qualcosina in più da mamma Provincia (189.000,00 euro) e persino da altri entri (109.910,43 euro).
Il 2021 è l’anno del rilancio e della comparsa della Fondazione Cavallini Sgarbi tra i prestatori di opere d’arte, che figura in sei mostre: Giovanni Boldini. Il piacere (18 gennaio – 29 agosto 2021), Botticelli. Il suo tempo e il nostro tempo (21 maggio – 26 settembre 2021), Lino Frongia. Visioni (21 maggio – 29 agosto 2021), Il falso nell’arte. Alceo Dossena e scultura italiana del Rinascimento (3 ottobre 2021 – 27 febbraio 2022), Romolo Romani. Anima e visioni (20 ottobre 2021 – 5 giugno 2022), Canova tra innocenza e peccato (17 dicembre 2021 – 18 aprile 2022). Tutti progetti espositivi, neanche a dirlo, sono “da un’idea di”. I numeri premiano, ma siamo ancora un po’ sotto il dato complessivo pre-Covid: con 83.259 presenze totali migliora la media giornaliera che passa da 293 (2019) a 354 e gli ingressi paganti balzano all’81,22%. Un record. Grossomodo si consolidano le entrate da altri enti, mentre la Giunta leghista si dimostra più sensibile e aggiunge 1,2 milioni di euro alle casse del museo, portando il suo sostegno a 6.297.075,00 euro.
“Il 2022 è stato l’anno del ritorno alla normalità dopo la pandemia e del ventesimo compleanno del Mart. Entrambe le circostanze hanno rappresentato un’opportunità di festa e di socialità e, nel contempo, l’occasione per analisi e riflessioni. Da vent’anni la missione del Mart è dare concretezza a una visione, quella del Trentino, ambiziosa e visionaria, sognatrice e rivoluzionaria. Al Mart è stato chiesto di essere un museo contemporaneo, che interpreti le istanze del presente” (Mart Annual Report 2022) e forse anche quelle del suo presidente. Alle opere della Fondazione Cavallini Sgarbi già in prestito dal 2021, si aggiungono quelle per altre cinque esposizioni: Simbolismo e nuova oggettività. La Galleria del Levante (22 marzo – 12 giugno 2022), La forza del vero. I pittori moderni della realtà (15 maggio – 23 ottobre 2022), Giuliano Vangi. Colloquio con l’antico. Pisano, Donatello, Michelangelo (1 luglio – 1 novembre 2022), Achille Funi. Il volto, il mito (30 ottobre 2022 – 5 febbraio 2023), Giotto e il Novecento (6 dicembre 2022 – 4 giugno 2023). Nell’anno del ventennale, nonostante la flessione della media giornaliera, il museo supera la barriere delle 100mila presenze e chiude con 102.839 visitatori (173.348 se si considerano anche la Casa d’Arte Futurista Depero a Rovereto, la Galleria Civica e il Palazzo delle Albere a Trento). Il record di ingressi paganti non si conferma, forse a causa del diffuso clima di festa, e i biglietti riscossi si attestano sul 65,74%. Mamma Provincia non bada a spese e sborsa 6.945.000,00 euro, circa 650mila euro in più, di fatto ripristinando il contributo al 2018, l’ultimo stanziato dalla Giunta provinciale guidata da Ugo Rossi (coalizione di centro sinistra autonomista), che però includeva anche i costi per il personale dipendente.
Sgarbi ha dunque migliorato o peggiorato il funzionamento e la reputazione del Mart?
Senz’altro, la prima questione che salta agli occhi, dati alla mano (i consuntivi del 2023 non sono ancora disponibili), e già evidenziata da Simone Casciano (il T Quotidiano, 22 febbraio 2024), è che Sgarbi ha potuto godere – in un quinquennio di tagli orizzontali, verticali e diagonali – di uno stanziamento di risorse pubbliche molto più generoso delle precedenti esperienze. Sono esplose le spese imputabili a mostre, eventi e pubblicazioni, passate da 1.506.788,85 nel 2020 a 3.090.749,70 nel 2021 e 3.070.906,77 nel 2022: il doppio. Un’altra voce che spicca è quella per i servizi di vigilanza, custodia e biglietteria: in un solo anno è aumentata di 333.935,79 euro, +34% circa, per un costo totale di 1.318.801,18 euro nel 2022. I visitatori paganti sono cresciuti ma il numero complessivo, al netto degli effetti e degli strascichi della pandemia, è rimasto mediamente stabile. Quella che appare altrettanto stabile è la relazione con la Fondazione Cavallini Sgarbi che, oltre la “retrospettiva” di Castel Caldes, ha esposto al Mart circa 150 opere (stima Casciano): in quale altro museo pubblico opere d’arte di proprietà o comunque riconducibili al presidente del museo stesso godono di un canale privilegiato di valorizzazione conservativa (alcuni dipinti sono stati restaurati a spese del museo), estetica ed economica (esporle, documentarle nei cataloghi, contribuisce ad accrescerne il valore di mercato)? Per guidare e riportare in porto la nave sana e salva, la prudenza consiglierebbe di fare rotta lontano dai gorghi del conflitto d’interessi.
Un altro aspetto più sottile riguarda la trasparenza. Curriculum e dichiarazioni (incarichi, compensi e altri redditi) di Sgarbi sono segretati: “L’Ente è esonerato dalla pubblicazione dei dati previsti dal comma 1 dell’art. 14 del D. Lgs. 33/13 in quanto la nomina – punto 2 delibera Giunta provinciale n. 509-19 – risulta a titolo gratuito (in questo senso Linee Guida ANAC n. 241/2017, punto 2.2.2)”. Vale anche per il vicepresidente Silvio Cattani, al Mart per spirito di servizio. Inoltre dal 2020 il museo non pubblica più sul sito istituzionale le determinazioni del presidente: non erano numerose nemmeno prima, va detto, ma che i provvedimenti squisitamente in capo al presidente si siano drasticamente estinti è quantomeno curioso.
Nelle delibere del Consiglio di Amministrazione, dal 2019 al 2024, il rapporto con la Fondazione Cavallini Sgarbi è regolamentato solo nella delibera 33 dell’11 settembre 2021 avente oggetto Approvazione prestito opere per mostra “Il falso nell’arte. Alceo Dossena e la scultura italiana del Rinascimento” che si terrà presso la sede di Rovereto del Mart dal 2 ottobre 2021 al 9 gennaio 2022 da parte della Fondazione Cavallini Sgarbi di Ferrara. E le altre mostre? Prendiamo in esame le ultime, quelle aperte al pubblico lo scorso 14 aprile e che accompagneranno l’intera stagione estiva del museo. Il percorso di Arte e Fascismo (14 aprile – 1 settembre 2024) propone una ricca esposizione di opere, tra pitture, busti e sculture, disegni, bozzetti, progetti e modellini, documenti, libri, giornali e stampe, foto e manifesti, arazzi e radiorurali, ceramiche, circa 400 pezzi. Ebbene, 25 opere, di indiscusso pregio e che costituiscono un nucleo importante della sezione dedicata alla rappresentazione del potere, sono di proprietà della Fondazione Cavallini Sgarbi. Su 78 dipinti e bozzetti del catalogo per Pietro Gaudenzi. La virtù delle donne (14 aprile – 1 settembre 2024), 12 arrivano dalla Fondazione Cavallini Sgarbi, tra queste la Maternità (1932 circa) che apre la mostra. Sgarbi presenta Sgarbi, insomma, come se il Mart fosse un bella cornice, o una succursale della Fondazione, dove esporre i gioielli di famiglia.
La politica trentina di centro-destra – e molta parte dell’opinione pubblica – sembra non interessarsi né della gestione dei prestiti né dei denari perché forse una valutazione più attenta dei bilanci, e delle risorse della comunità, avrebbe suggerito più sobrietà e un cambio. Anzi, fa scudo sul presidentissimo di Mart e MAG – Museo Alto Garda quando un video, presto virale, lo pizzica mentre va a braccio con frasi sessiste e omofobe davanti a minori; fa spallucce sulle inchieste in cui Sgarbi è indagato per il reato di autoriciclaggio di beni culturali per il caso del dipinto La cattura di San Pietro di Rutilio Manetti (Procura della Repubblica presso il Tribunale di Macerata, gennaio 2024) e per esportazione illecita di opere d’arte per la tela attribuita a Valentin de Boulogne (Procura della Repubblica presso il Tribunale di Imperia, gennaio 2024); non fa un plissé nemmeno sul rinvio a giudizio per sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, sempre “a causa” di un’opera d’arte, questa volta Il giardino delle fate di Vittorio Zecchin (Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma, marzo 2024).
A difesa di Sgarbi è sceso in campo Marco Fontanari, in rappresentanza della Giunta Esecutiva dell’Unione Commercio e Turismo di Rovereto e Vallagarina, secondo cui il primo quinquennio di presidenza Sgarbi avrebbe “segnato un aumento in termini di benefici positivi per le attività economiche cittadine” (il T Quotidiano, 29 febbraio 2024). Un’affermazione che prendiamo per buona, ma che è in controtendenza con quanto registra l’ultimo bollettino, al dicembre 2022, dell’Ufficio Studi e ricerche della Camera di Commercio di Trento: “Rovereto passa da 501 negozi nel 2010 a 457 nel 2022 con una diminuzione di 44 unità locali (-8,8%)”.
Queste sono le premesse con cui il prossimo 11 giugno s’insedierà il nuovo Consiglio di Amministrazione del Mart ancora targato Sgarbi: “Se i numeri non governano il mondo, ci insegnano come è governato” (Johann Wolfgang Goethe). Il resto lo fa la politica.
Dopo la laurea a Trento in Scienze dei Beni Culturali, in ambito storico-artistico, ho “deragliato” conseguendo a Milano un Perfezionamento in Scenari internazionali della criminalità organizzata, un Master in Analisi, Prevenzione e Contrasto della criminalità organizzata e della corruzione a Pisa e un Perfezionamento in Arte e diritto di nuovo a Milano. Ho frequentato un Master in scrittura creativa alla Scuola Holden di Torino. Colleziono e recensisco libri, organizzo scampagnate e viaggi a caccia di bellezza e incuria.