Iraq, restituiti 181 reperti archeologici

Negli ultimi decenni l’Iraq ha affrontato importanti sfide nella protezione del suo patrimonio archeologico a causa di conflitti, saccheggi e traffico illecito. Dopo la devastante guerra del Golfo nel 1991 e l’invasione del 2003, numerosi siti sono stati depredati e i reperti recuperati, venduti sul mercato nero internazionale

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Il recupero di questi 181 reperti è il risultato di sforzi congiunti tra diversi ministeri e agenzie governative irachene, nonché di collaborazioni internazionali con paesi come Stati Uniti, Regno Unito, Norvegia, Germania e Giordania. Queste collaborazioni hanno permesso di rintracciare, confiscare e restituire almeno una parte dei reperti trafugati, simboleggiando un impegno comune nella lotta contro il traffico illecito.

L’Iraq, culla delle prime civiltà mesopotamiche, è ricco di oltre 25.000 siti archeologici, testimonianza della plurimillenaria presenza umana nella zona. Il Ministro Fuad Hussein ha enfatizzato in questo contesto l’importanza di una “Recovery Diplomacy“, approccio strategico mirato a rafforzare le relazioni internazionali attraverso la restituzione dei beni trafugati, promuovendo al contempo la consapevolezza globale sull’importanza della conservazione di tale patrimonio.

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