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È a tutti noto che Delitto e castigo è un romanzo pubblicato nel 1866 dallo scrittore russo Fëdor Dostoevskij e ambientato a San Pietroburgo. Il titolo del celebre romanzo deriva direttamente dal trattato Dei delitti e delle pene scritto nel 1764 da Cesare Beccaria. Pare che, a distanza di 260 anni dallo scritto di Beccaria, la riflessione su quale sia la giusta pena da comminare a taluni reati non sia più cosi attuale e scontata, lasciando per alcuni eventi delittuosi ampi margini di impunità.

Presso il Tribunale di Venezia si stanno celebrando due processi simili ma distinti: il primo vede come denunciante un architetto padovano, il secondo l’avvocato vicentino Filippo Spellanzon. Gli imputati, in entrambi i casi, sono Barbara Fabbris e Massimo Brusegan accusati di appropriazione indebita di pianoforti Steinway
L’avvocato Spellanzon ha riferito in aula, nell’udienza dello scorso giugno, di aver affidato a Brusegan i due pianoforti a coda Steinway per farli restaurare ed eventualmente proporli in vendita ad un acquirente interessato. Il legale vicentino ha spiegato che era stato stipulato un accordo nel quale si dava atto che i lavori di riparazione dei pianoforti Steinway sarebbero costati poco meno di 8 mila euro per ciascuno dei due strumenti, i quali poi sarebbero stati messi in vendita, per conto dello stesso avvocato, per una somma di circa 20 mila euro ciascuno. L’accordo prevedeva che dal ricavato della vendita, Brusegan avrebbe dovuto trattenere la quota relativa ai lavori di restauro eseguiti. L’avvocato Spellanzon ha però denunciato di non aver più saputo nulla dei suoi pianoforti, raccontando di una serie di contatti andati a vuoto con l’azienda di Camponogara per ottenere informazioni. Così fino al giugno del 2019 quando, in occasione di una visita del legale nel negozio per chiedere chiarimenti, gli sarebbe stato comunicato che i due pianoforti erano stati venduti a sua insaputa e senza il riconoscimento di alcuna somma dovutagli. Diversa la versione fornita dai due imputati. Il fattore tempo, in questo processo, giocherà una partita importante poiché non è scontato che il giudice riesca ad andare a sentenza prima che il reato si prescriva per il troppo tempo trascorso.

Vicenda simile a quella dell’avvocato Spellanzon quella occorsa ad un architetto padovano, che abbiamo incontrato.

Architetto, si sa che il periodo estivo è tra i preferiti per le truffe. A tal proposito diversi Comuni italiani hanno iniziato a diffondere comunicazioni specifiche per prevenire quattro tipi di truffa diffusissime: le frodi che avvengono a casa, in strada, online e gli imbrogli escogitati da cartomanti e sedicenti maghi. Ma nel suo caso, architetto, la truffa è stata differente. Ce ne vuol parlare?
«Mi sono rivolta a un nome noto nell’ambiente musicale veneto, azienda dalla quale, peraltro, avevamo acquistato un pianoforte a metà anni ’90. Era un bellissimo Steinway mezza coda, sistemato e venduto dalla Casa musicale Brusegan. Molti maestri di musica, e molti conservatori, si rivolgevano a loro per l’acquisto e l’accordatura o manutenzione degli strumenti. Così, dopo averci ragionato molto, ho deciso di ricontattarli per permutare il mio meraviglioso strumento con uno che mi permettesse di suonare anche in orari di silenzio. Lavorando, in età adulta, si fa fatica a ricavarsi il tempo per proseguire la propria passione, e così, desiderando suonare, ho contattato Massimo Brusegan. L’appuntamento mi è stato dato con estrema rapidità. È venuto a casa per vedere lo strumento e, con mio grande stupore, ha proposto di portarlo in laboratorio quel giorno stesso per farlo visionare a dei possibili acquirenti. Abbiamo fatto quindi un contratto di permuta e il pianoforte è stato portato via. Devo dire che mi sentivo molto serena, vista la storia dell’azienda e la sua grande presenza nel mondo musicale veneto. Da quel momento è iniziato un calvario di appuntamenti posticipati, di pianoforti da provare mai arrivati, fino a quando non mi è stato più risposto ai messaggi né alle telefonate. Allora ho iniziato a insospettirmi e a fare qualche ricerca. In rete ho trovato diverse persone che denunciavano la Casa musicale per truffa e appropriazione indebita. Ho contattato queste persone e ascoltato le loro storie. Molti non avevano sporto denuncia per non sostenere ulteriori spese, soprattutto quando gli strumenti avevano un valore modesto. Da altre ricerche sono venuta a sapere che il pianoforte era stato venduto all’estero, quindi anche la mia speranza di poterlo recuperare è rapidamente svanita.
Ho sporto denuncia per truffa e appropriazione indebita, e ho intrapreso un percorso civile, che ho vinto ma inutilmente».

È comprensibile il rammarico personale oltre alla rabbia che tale situazione le ha procurato. Pare, architetto, che lei non sia l’unica vittima di tale raggiro. Anche l’avvocato Spellanzon ha dichiarato un caso simile…
«Ho letto dell’udienza dell’avvocato Spellanzon e del rischio di prescrizione. La mia denuncia risale al 2020 per fatti accaduti nel 2019 e la mia udienza è stata posticipata in continuazione. L’ultima data che ci hanno comunicato è per ottobre 2025. Quello che mi rammarica è che non c’è tutela per le vittime di questo genere di reati. Non ho dubbi sul fatto che i Tribunali siano ingolfati, ma non possiamo essere vittime di “serie b”, se non peggio, perché, in questo modo, ci sentiamo traditi dalle Istituzioni, che dovrebbero essere il pilastro della società civile. Ci saranno sempre dei truffatori, ma lo Stato dovrebbe proteggere le vittime, di qualsiasi reato, e dare loro delle pene congrue in base a quanto commesso».

Sulla base dei casi emersi per ogni tipo di truffa le Forze dell’Ordine indicano alcuni metodi di prevenzione e le accortezze da seguire per evitare o affrontare i raggiri. Cosa si sentirebbe di consigliare ai possessori di pianoforti per evitare situazioni simili?
«Sulla base dell’esperienza vissuta personalmente e in base a quanto abbiamo visto accadere nel mondo musicale, dato il notevole valore di alcuni strumenti e vista la facilità con la quale questi strumenti vengono sottratti e venduti senza consenso, forse sarebbe opportuno istituire un “registro dei beni musicali”, e in aggiunta sarebbe necessario rendere obbligatorio l’atto di compravendita scritto per beni musicali con rilevante valore economico. Forse sarebbe anche opportuno che i Paesi collaborassero, nei casi di vendite illegali, per il recupero e la restituzione degli strumenti rinvenuti, e che ci fossero più controlli alle frontiere. Una “carta di identità” degli strumenti musicali di pregio potrebbe risolvere molte criticità ancora senza soluzione. Altro non saprei consigliare, dal momento che io stessa non mi sono rivolta ad uno sconosciuto ma ad un’azienda che era ritenuta affidabile.

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