Camere, “soffitti viola” e pezzi mancanti: l’opera di Vasari ritrova luce alle Galleria dell’Accademia di Venezia

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…Allora si adempì quanto era stato detto dal profeta Geremia: E presero trenta denari d’argento, il prezzo del venduto, che i figli di Israele avevano mercanteggiato, e li diedero per il campo del vasaio, come mi aveva ordinato il Signore…
Vangelo, Matteo 27, 6-10

Nel 1541, il Maestro aretino Giorgio Vasari (1511-1574) giunse nella Serenissima Repubblica, al cospetto del ricco e potente patrizio veneziano Giovanni Corner, essendo stato incaricato di realizzare un soffitto a cassettoni, ubicato nella “camera nova”, che dovrà dipingere con figure rappresentative delle Virtù in trionfo in una modalità iconografica inedita rendendo pregno di significato l’intero apparato in relazione alle singole raffigurazioni.

Queste opere, a metà del Settecento, sono state estratte dalla sede originaria del palazzo e trasportate in un altro sito e, nel corso degli anni, disperse, divise tra loro, confluendo in raccolte private sia nazionali sia estere. Probabilmente per essere commercializzate e vendute con più facilità sul mercato antiquario, vengono ridotte di dimensione e frammentate, come nel caso dell’Allegoria della Speranza da cui è stata tratta un’opera pittorica autonoma identificata come Suicidio di Giuda, rientrato nel patrimonio statale nel 1980, non prima di una serie di vicissitudini attributive e di una corretta contestualizzazione.

Nel seconda metà degli anni Ottanta, lo Stato prosegue con le acquisizioni delle altre parti, ovvero le due Allegoria della Giustizia e della Pazienza e i dei due Putti con Tabella, che confluiscono nelle collezioni delle Gallerie dell’Accademia di Venezia. Nel 2002, vengono rintracciati un altro Putto con Tabella e l’Allegoria della Carità, che era depositata nel Museo di Storia Patria di Gallarate, dopo essere transitata da Brera. Nel 2013 e nel 2017, sul mercato londinese, vengono acquistate rispettivamente l’Allegoria della Fede e, vien proprio da dire, “the last but not the least” l’Allegoria della Speranza. Allo stato attuale sono tuttora da rintracciare un quarto Putto con Tabella e due frammenti pertinenti alla pittura dell’Allegoria della Fede.

È trascorso quasi mezzo millennio dal compimento dell’intero ciclo e presso le Gallerie dell’Accademia, il 28 agosto scorso, è stata organizzata, alla presenza del ministro della Cultura, una conferenza stampa per restituire alla pubblica fruizione il ricostituito soffitto ligneo dipinto da Vasari. Come riferito nel corso dell’evento mediatico, questa operazione è stata resa possibile grazie alla collaborazione di enti pubblici e privati, sia nazionali sia esteri, alcuni dei quali hanno contribuito materialmente, attraverso raccolte fondi e donazioni. Una trafila di fatto protrattasi per decenni e che, al di là del propagandato successo, a onor vero, lascia qualche dubbio, se non altro in termini di possibili responsabilità in ordine ad un’eventuale illecita esportazione, fuori dai confini patrii, di questi beni culturali di inestimabile valore storico artistico ed economico (sic!). Fatto che, se fosse stato accertato o si accertasse per i frammenti ancora mancanti all’appello, qualora venisse contestualizzato nei tempi e nei modi, attivando le opportune procedure giudiziarie, comporterebbe – ope legis – la confisca del bene in capo al detentore: ma andiamo avanti, continuiamo a festeggiare. Il contesto delle Gallerie in cui è stata esposta l’opera restaurata è il soffitto della loggia palladiana dove è stato ricreato con dovizia il contesto originario di Palazzo Corner, dove le tavole dipinte occupavano una superficie di dodici metri quadrati. Dopo questa inaugurazione la sala è stata aperta al pubblico che potrà usufruire anche di visite guidate sul tema specifico.

Torniamo all’opera, alla dimensione creativa, al suo contenuto didascalico, in particolare alla figura controversa di un Giuda ritrovato, che era stato raffigurato nel soffitto ma poi, per certi versi, fatto sparire. Come in una metafora condivisa, è giunta invece qui la sua salvezza e il riscatto. Si apre, in parte e forse, per la gioia dei cristiani (ma non solo), una sorta di percorso virtuoso nel profumo della Carità: ciò che aveva perso corpo ritorna nel corpo, solletica le anime e speriamo anche le menti aperte alla Verità. Un disegno umano, non solo artistico, che partendo dal genio creativo del Vasari aspira a divenir divino, se non altro a declinare “uomini eccellentissimi”.

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