Donna Sofia e la paura se ne va. Sulla dimensione culturale della Settima Arte

(Tempo di lettura: 4 minuti)

Cinema, frenetica passion
Totò Mignone

Il 20 settembre scorso, Sofia Scicolone, in arte Sofia Loren, ha compiuto novanta anni. La sua carriera, sfolgorante, principia e irradia da una naturale quanto prorompente bellezza che, col tempo, si è unita a una sapiente qualità attoriale e interpretativa, di livello davvero straordinario. Qualità che emerge in tutti i ruoli in cui si è immedesimata sul grande schermo, impegnati, drammatici, brillanti e comici: si direbbe una testimonianza vivente di ciò che gli antichi greci denominavano Kalokagathia. Sofia Loren è parte dell’olimpo mondiale degli artisti cinematografici. È fuor di dubbio l’incarnazione della parola cinema declinata con l’aggettivo italiano. È l’icona per eccellenza che, con una carriera pluridecennale, ha attraversato due secoli: da Cuori sul mare (1950) a La vita davanti a sé (2021).

Nel 1962, la Loren ha ricevuto l’Oscar come migliore attrice protagonista nel capolavoro di Vittorio De Sica, La Ciociara, scalzando niente di meno che Audrey Hepburn per l’interpretazione in Colazione da Tiffany. Questo paragone, non vuole essere né irriverente né polemico, ma è giusto per rimarcare il contenuto e la levatura dei personaggi di cui si parla che, a distanza di anni, rappresentano tuttora uno dei punti più alti di sempre nella cinematografia mondiale.

Nel celebrare questo anniversario tondo, non possiamo esimerci dal considerare, in un senso più ampio, l’importanza culturale, e non solo, del cinema nel nostro paese. Anzitutto le produzioni cinematografiche sono soggette a tutela specifica, secondo le previsioni del decreto legislativo 29 ottobre 1999 n. 490 e dall’art. 10 c. 4 lett. “e” e dell’art. 11 del Codice dei Beni Culturali. La competenza amministrativa del MiC è incardinata a seguito della recente riforma alla DIAC che, nello specifico, si occupa di:
– verificare la nazionalità italiana e le modalità di condivisione nella produzione internazionale alle opere audiovisive;
– valutare preventivamente le produzioni a tutela dei minori;
– riconoscere il valore artistico delle pellicole destinate alla proiezione nelle sale;
– gestire il pubblico registro cinematografico e l’archivio della revisione;
– accertare i requisiti di opera audiovisiva e di espressione originale italiana.

Inoltre col Decreto Ministeriale n. 161, dell’11 aprile 2023, sono state adottate le Linee guida per la definizione degli importi minimi dei canoni e dei corrispettivi per la concessione d’uso dei beni in consegna agli istituti e luoghi della cultura statali. A livello internazionale vi sono le normative europee nel settore audio visivo, a partire dal Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea (TFUE) e successive modifiche, nonché comunicazioni e direttive sulla materia specifica. Di particolare rilevanza, in ottica di più stretta cooperazione, rilevano le Convenzioni europee sulla coproduzione cinematografica (1992-2017) e il programma di sostegno finanziario “Europa Creativa”, promosso dal Consiglio di Europea per il periodo 2021-2027.

Con riferimento alla stessa materia, a livello di orientamento internazionale, vi è la Convezione UNESCO sulla protezione e la promozione delle diversità delle espressioni culturali (2005) in cui emergono definizioni importanti in relazione a:
– diversità culturale;
– contenuto culturale;
– espressioni culturali;
– attività, beni e servizi culturali;
– industrie culturali;
– politiche e misure culturali.

Dopo questo tour normativo, facciamo rientro “a Surriento”. Non possiamo infatti ignorare a piè pari, visto che è pertinente, l’introduzione del decreto legge voluto dall’ex ministro Sangiuliano che entra nel merito dei finanziamenti statali all’industria cinematografica, ponendo dei vincoli in relazione al potenziale di distribuzione del prodotto nelle sale, prevedendo una copertura finanziaria privata del prodotto stesso almeno del 40%. Oltre a ciò, è stato previsto un tetto massimo per i compensi di attori, registi e sceneggiatori. Quest’ultima novità non è stata accolta con favore dagli addetti ai lavori e ci sono state, come noto, prese di posizione di molti esponenti del settore, avvenute anche durante il festival del cinema di Venezia. La contestazione rimarca come questa riforma danneggi tout court le piccole produzioni avvantaggiando solo quelle più grandi e dotate di maggiori mezzi finanziari, non curandosi della qualità dei lavori e pregiudicandone, in tal modo, la diffusione.

Insomma il quadro è complesso e le tanto sbandierate diversità non sembrano essere il motivo trainante in questo ambito, se non a livello formale. Non di meno, su vari fronti giudiziari, sono mancate le inchieste che hanno portato all’arresto di personaggi vicini alla camorra e dediti al riciclaggio anche nelle produzioni cinematografiche e ancora, nell’ambito della tutela, la vicenda legata al prezioso archivio di Charlie Chaplin, di cui si sono occupati i Carabinieri dell’Arte. Di queste due vicende non conosciamo l’esito processuale ma, al netto di questo dato, è fondamentale riflettere sull’entità e sull’impatto che tali fenomeni, intrecciati tra loro, hanno sull’enforcement culturale, sulle policing pubblico-private e sulla diffusione dei contenuti culturali.

Foto: Nadia Pedot
Murales raffigurante Sofia Loren, Napoli (Foto: Nadia Pedot).

Su questo ultimo aspetto ci dobbiamo soffermare, domandandoci se gli strumenti, ai vari livelli, sono davvero adeguati per assicurare una corretta fruizione dei contenuti, coerenti con i presupposti di legge ma non da meno concentrati a sostenere il potenziale culturale e creativo, anche alla luce del controverso dibattito sul diritto di autore. Insomma, non si vorrebbe che gli immancabili disegni perversi abbiano il sopravvento, anche alla luce delle difficoltà di ripresa della frequentazione del pubblico nelle sale cinematografiche in seguito agli anni di pandemia, come riportano i dati di ANICA.

Cosa ne pensano i fruitori, tutti noi in definitiva? Siamo davvero consapevoli, pronti a godere e a valutare nuovi contenuti culturali, anche alla luce di un sempre più incipiente orizzonte tecnologico? Del resto anche le modalità di diffusione hanno il loro peso nel cinema, che è di fatto pensato per essere riprodotto e diffuso il più possibile. Coniugare queste esigenze, affinché siano equilibrate, diventa una scelta politica che si innesta in un’ottica di lungo periodo e che si connette con le altre componenti culturali: riusciremo a mantenere, anche a migliorare, la nostra identità culturale?

Il futuro è imprevedibile, ma è sempre stato così. Diamo perciò un significato al tempo e alle nostre vite lungo un orizzonte più ampio e significativo, superando la spietata dimensione cronologica. In questo senso il cinema, la letteratura e la produzione teatrale ci aiutano molto, soprattutto quando ci inducono a guardare, nel profondo, noi stessi e il mondo che ci circonda. È perciò quasi doveroso chiudere con una citazione cinematografica, un piccolo omaggio alla grande Sofia Loren e all’indimenticato Marcello Mastroianni, straordinari interpreti nel film Matrimonio all’italiana (1964):
Filumena: – Mimì, lo sai quando si piange? Quando si conosce il bene e non lo si può avere.
Domenico: – E io bene non ne conosco: la soddisfazione di piangere non l’ho mai potuta avere.

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