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Fondata da Dario I nel 518 a.C., Persepoli rappresenta uno dei massimi esempi dell’architettura persiana. Antico centro politico e cerimoniale dell’Impero Achemenide con i suoi palazzi monumentali e le elaborate sculture, narra dal 518 a.C. le glorie di un impero vasto e potente. Per secoli, la città è rimasta sepolta, preservando in parte la sua integrità fino alla sua riscoperta nel XX secolo. La conservazione di questo sito è oggi messa a dura prova. Le criticità segnalate dall’UNESCO, mettono a rischio il sito archeologico e richiedono interventi tempestivi e mirati per preservarne l’integrità storica e culturale.

La posizione geografica di Persepoli, situata in una regione caratterizzata da un clima arido, la espone a una serie di fenomeni naturali che accelerano il deterioramento delle sue strutture lapidee. Uno dei principali fattori di rischio è rappresentato dalle escursioni termiche giornaliere, che causano la dilatazione e la contrazione delle pietre calcaree, compromettendone la stabilità nel lungo periodo. Oltre a questo, l’inquinamento atmosferico ha incrementato la presenza di piogge acide, che, penetrando nelle microfratture della pietra, contribuiscono alla progressiva disgregazione del materiale. Le strutture più vulnerabili includono i rilievi scolpiti e le iscrizioni cuneiformi, particolarmente esposte agli agenti atmosferici. Il fenomeno del gelo e disgelo, infine, aggrava il problema, accelerando la frammentazione delle superfici.

Come conseguenza di questi rischi climatici, Persepoli sta subendo una crescente minaccia di origine biologica. Negli ultimi decenni, infatti, il sito è stato colonizzato da licheni litici, organismi capaci di intaccare le superfici lapidee attraverso l’emissione di acidi organici che penetrano la pietra per oltre 1,5 centimetri. Questo processo di biocorrosione è tra i più insidiosi, poiché non solo corrode lentamente la pietra, ma compromette anche la leggibilità dei rilievi e delle iscrizioni che decorano le strutture monumentali. Il proliferare di licheni è favorito dalle condizioni ambientali tipiche della regione, dove l’alternanza di stagioni secche e umide crea l’habitat ideale per la crescita di questi microrganismi. Un recente studio ha evidenziato come questi “mangiatori di pietre” stiano rapidamente deteriorando le superfici scolpite di Persepoli, mettendo a rischio alcuni dei suoi dettagli architettonici più preziosi.

Persepolis
Persepolis (Iran (Islamic Republic of)) © Ko Hon Chiu Vincent

A fronte di questo scenario critico, sono state intraprese azioni specifiche per contrastare la proliferazione di licheni. Tecniche moderne, tra cui l’uso di laser e sostanze con proprietà simili agli antibiotici, sono state adottate per rimuovere gli organismi dannosi senza compromettere le superfici lapidee.

Il processo è lungo e meticoloso, e richiede un impegno costante da parte dei team di conservazione, in aggiunta al tema economico evidenziato dal governo iraniano. Le risorse finanziarie annuali destinate alla conservazione e al restauro dei siti storici in Iran (tra i primi 10 paesi al mondo per numero di siti patrimonio dell’umanità) sollevano interrogativi sulla sostenibilità delle azioni di tutela. Questa situazione mette in luce l’importanza di un approccio economico proattivo alla conservazione, dove investimenti adeguati sono fondamentali per garantire la protezione e la salvaguardia del patrimonio culturale alle future generazioni.

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