Il lancio era partito verso la fine di luglio. Poi la campagna di comunicati stampa era proseguita seminando mollichine di anticipazioni: lo specchio in bronzo, il Fegato di Piacenza, il Satiro di Veio. Il resto l’hanno fatto i toni di enfasi ed esclusività che hanno alimentato curiosità e aspettative verso la seconda tappa della rassegna Storie dell’arte con i grandi musei, un percorso pluriennale avviato nel 2023 con la collaborazione del Museo Egizio di Torino, che ha l’obiettivo di portare il racconto delle grandi civiltà antiche e moderne a Bolzano. La cornice è il Centro Trevi-TreviLab, l’ente promotore (e pagante) è l’Ufficio Cultura della Ripartizione Cultura italiana della Provincia autonoma di Bolzano, il partner di quest’anno è il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia (ETRU). Non poteva essere altrimenti: il museo romano ospita la collezione più importante al mondo di reperti etruschi. E questa “non è una mostra generica sugli Etruschi, ma è incentrata su un aspetto specifico della loro grande civiltà, quello della produzione artistica e artigianale”.
Ma veniamo all’esposizione. Una sala unica, dodici teche, ventisei oggetti, alcuni dei quali fruibili per la prima volta. Le otto sezioni altro non sono che otto pannelli tematici in cui i reperti sono stati classificati e suddivisi. La sfera funeraria, l’ambito domestico, l’uso quotidiano, il bronzo, la guerra, le influenze, le credenze e le rappresentazioni. Un po’ pochino? Secondo Luana Toniolo, direttrice dell’ETRU, la selezione “intende offrire un excursus sintetico ma evocativo dei capolavori e delle più caratteristiche produzioni dell’artigianato, del pantheon etrusco e delle forme di devozione diffuse a vari livelli della società. Al tempo stesso, l’occasione si configura come una straordinaria possibilità di conoscere alcune opere conservate nei depositi, che non sono da meno rispetto a quelle abitualmente esposte”. Di straordinario vi è certamente lo sforzo della Provincia autonoma di Bolzano che ha reso l’iniziativa inclusiva e accessibile: l’ingresso è gratuito per tutti così come lo è l’audio guida, disponibile in italiano e in tedesco, a prova di analfabeta digitale. Trentatré minuti di ascolto impegnano il visitatore medio ben oltre il tempo impiegato per leggere le didascalie.
Nel complesso è tutto fin troppo sintetico e oltremisura evocativo, un po’ per lo spazio che sacrifica la pittura e un po’ – secondo noi – per mancanza di visione. Diversi dei (pochi) reperti esposti hanno una provenienza incerta o del tutto sconosciuta, indicativa di un contesto ambientale originario manomesso perché i rinvenimenti non sono stati documentati a dovere o perché la documentazione è andata persa o perché gli scavi sono stati totalmente clandestini, e gli oggetti sono giunti a noi senza legami. La peculiare qualità artistica e artigianale di una civiltà estinta, complessa e misteriosa come quella etrusca è la caratteristica che ha reso le sue testimonianze così richieste dai grandi musei internazionale, così desiderate dai collezionisti e così massivamente scavate dai tombaroli, che hanno fatto di Cerveteri, Tarquinia, Vulci, Veio, Populonia, Spina e di altri insediamenti territori eletti di saccheggio e devastazione. Omettere questa parte del racconto priva, ancora una volta, gli oggetti di un pezzetto della loro storia recente e, insieme, priva i visitatori della conoscenza di un passato – non così remoto – di cui molti ancora non hanno alcuna contezza. E senza contezza non c’è attenzione, non c’è sensibilità, non c’è tutela.
Positivo invece che l’esposizione bolzanina sia l’occasione per liberare e rendere fruibili alcuni reperti diversamente conservati – e spesso dimenticati – nei depositi: monitorare, studiare e valorizzare anche le collezioni non permanenti, e oltre gli spazi del proprio museo, rende la missione istituzionale dinamica. In una parola: viva.
Se la mostra, così promossa, paga alcuni limiti ambientali e concettuali, non si può non riconoscere la varietà e la ricchezza degli approfondimenti, proposti in collaborazione con il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia di Roma, la Biblioteca Provinciale Italiana Claudia Augusta, la Società Dante Alighieri – Comitato di Bolzano, e il CLS Consorzio Lavoratori Studenti di Bolzano, che si concluderanno il prossimo 30 gennaio. Etruschi. Artisti e artigiani sarà invece aperta al pubblico presso il Centro Trevi, in via dei Cappuccini 28 a Bolzano, fino al 2 febbraio 2025.
Ne vale comunque la pena.
Dopo la laurea a Trento in Scienze dei Beni Culturali, in ambito storico-artistico, ho “deragliato” conseguendo a Milano un Perfezionamento in Scenari internazionali della criminalità organizzata, un Master in Analisi, Prevenzione e Contrasto della criminalità organizzata e della corruzione a Pisa e un Perfezionamento in Arte e diritto di nuovo a Milano. Ho frequentato un Master in scrittura creativa alla Scuola Holden di Torino. Colleziono e recensisco libri, organizzo scampagnate e viaggi a caccia di bellezza e incuria.