L’adozione della risoluzione da parte delle Nazioni Unite è stata motivata dal crescente impatto negativo del traffico illecito sul patrimonio culturale, in particolare nelle regioni colpite dai conflitti, dove tali crimini finanziano il terrorismo. Paesi come Yemen e Cipro hanno espresso preoccupazioni specifiche riguardo agli effetti devastanti di questi crimini sul loro patrimonio culturale: il paese yemenita sta affrontando sfide complesse a causa del conflitto e delle attività criminali perpetrate dalle milizie terroristiche Houthi; Cipro invece richiama l’attenzione sulla lunga storia di invasioni e saccheggi che hanno portato alla distruzione del patrimonio culturale del Paese, con circa 60.000 beni culturali esportati illegalmente negli ultimi 50 anni, di cui 20.000 ancora risultano dispersi.
La risoluzione invita gli Stati membri a considerare il traffico illecito di beni culturali come un crimine grave e a creare, dove non esistano già, unità di polizia specializzate. Esempi di queste unità includono l’FBI Art Crime Team negli Stati Uniti, il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale in Italia e la Brigada de Patrimonio Histórico in Spagna, che collaborano strettamente con organizzazioni internazionali come INTERPOL e UNESCO. La situazione resta più complessa in altri paesi dove, pur essendo in vigore normative contro il traffico illecito, la distribuzione disomogenea di risorse e competenze tra le forze di polizia ne limita l’efficacia, e spesso la protezione del patrimonio culturale è affidata a unità generali, non sempre dotate della formazione specialistica richiesta per gestire la complessità di indagini in questo ambito.
Il testo riconosce inoltre l’importanza del coinvolgimento di professionisti del settore come musei, case d’asta, galleristi e collezionisti, nonché delle organizzazioni scientifiche, nel prendere posizioni attive per verificare l’origine dei beni culturali, soprattutto per quanto riguarda le vendite e le acquisizioni. Si suggerisce l’implementazione di processi rigorosi di verifica e documentazione, con un forte impegno verso la trasparenza e la collaborazione con le organizzazioni internazionali e le istituzioni di legge, per prevenire il traffico illecito (A/79/L.16, raccomandazione n.39).
L’Assemblea Generale ha ribadito il ruolo centrale degli strumenti delle Nazioni Unite nella lotta contro il traffico illecito di beni culturali. Tra questi, il Database delle leggi nazionali sul patrimonio culturale dell’UNESCO, che raccoglie oltre 3.100 leggi provenienti da 189 paesi, rappresenta una risorsa fondamentale per governi e forze dell’ordine a livello globale. Inoltre, l’UNESCO dirama comunicati sui beni culturali rubati per tenere aggiornati gli Stati membri, l’INTERPOL e le altre organizzazioni interessate. Questi avvisi favoriscono la cooperazione internazionale, consentendo alle autorità di condividere informazioni e facilitare il recupero degli oggetti. Una recente iniziativa innovativa dell’UNESCO è la creazione del Virtual Museum of Stolen Cultural Objects, che sarà lanciato nel 2025.
Storica dell’Arte iscritta all’elenco Nazionale dei Professionisti dei Beni Culturali ai sensi del D.M. 20 maggio 2019 n. 244. Ha collaborato con organizzazioni pubbliche e private contribuendo nello sviluppo di strategie efficaci per la tutela e la valorizzazione del Patrimonio Culturale.