Bonito (AV). Reperti archeologici conservati in abitazione ricevuta in eredità

(Tempo di lettura: 2 minuti)

Un’incredibile scoperta è avvenuta a Bonito, in provincia di Avellino, dove un uomo ha ereditato una casa rurale disabitata da oltre 30 anni. Durante la pulizia dell’abitazione, egli ha rinvenuto due scatoloni contenenti numerosi reperti archeologici ceramici, tra cui vasi, piatti e anfore, dal chiaro aspetto antico. Insospettito dal valore potenziale degli oggetti, ha immediatamente informato i Carabinieri di Bonito, che hanno coinvolto il Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Napoli.

Le prime analisi hanno suggerito che i reperti potessero provenire dall’area apula. Approfondimenti condotti dalla Soprintendenza per le province di Salerno e Avellino hanno stabilito che i 26 manufatti sono riferibili a un periodo compreso tra VI e III secolo a.C. e attribuibili alla civiltà dei Dauni, che si sviluppò nella parte settentrionale della Puglia. Si ritiene che questi oggetti provengano da corredi funerari e che possano essere stati trafugati da sepolture in passato, per poi essere conservati in modo clandestino. Questo dettaglio ha acceso i riflettori su una problematica cruciale: la detenzione illecita di beni culturali, un fenomeno che in Italia ha profonde radici storiche.

Il ritrovamento ha sollevato interrogativi sull’origine dei manufatti e su come siano finiti nella casa di Bonito. Secondo il Codice Penale italiano, la detenzione non autorizzata di reperti archeologici è un reato grave. I beni culturali non appartengono al singolo individuo ma al patrimonio dello Stato, e la loro sottrazione al controllo pubblico costituisce una perdita per l’intera collettività. I reperti archeologici rappresentano una testimonianza tangibile della storia e della cultura di un territorio. Trafugarli da contesti originali, come siti funerari o, in generale, da aree archeologiche, non solo priva gli studiosi di preziose informazioni, ma alimenta anche un mercato nero internazionale, dove i reperti vengono acquistati da collezionisti privati, spesso senza alcuna documentazione che ne attesti la provenienza legale.

Le autorità stanno ora indagando per determinare come questi reperti siano stati acquisiti e se siano coinvolte persone o organizzazioni dedite al traffico illecito di beni culturali. Questo caso rappresenta un esempio lampante dell’importanza di segnalare alle autorità eventuali ritrovamenti di beni culturali e di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della conservazione del patrimonio storico. Nel frattempo, i reperti sono stati posti sotto sequestro e saranno studiati per ricostruire la loro storia e il loro contesto originario.

Ultimi articoli

error: Copiare è un reato!