Il traffico illecito di antichità in Messico: analisi delle criticità esistenti tra identità, società e prospettive future
Ogni anno, una straordinaria varietà di oggetti precolombiani e d’arte sacra appartenenti al patrimonio culturale messicano vengono individuati e recuperati dalle autorità competenti, arginando solo in parte un mercato dal valore economico di miliardi di dollari. È di fondamentale importanza offrire un’introduzione ai principali fattori economici, storici, sociali e culturali per consentire una lettura trasversale delle dinamiche legate alla complessa rete del traffico illecito del patrimonio culturale.
Contesto storico, sociale, culturale: alcuni dati
Il Messico è tra i paesi più interessati dal traffico illecito del Patrimonio Culturale a livello planetario, condividendo tale primato con Perù, Guatemala, Grecia, Siria, Hoduras, Egitto, Turchia e Italia (dati del IIE-UNAM, Instituto de Investigaciones Estéticas-Universidad Nacional Autónoma de México, 2022; FBI-INAH-SRE, Federal Bureau of Investigation, Instituto Nacional de Antropología e Historia, Secretaría de Relaciones Exteriores de México, 2021).
Negli ultimi due secoli il paese ha vissuto cambiamenti radicali. Conflitti tra potere politico e religioso, assieme a profonde disuguaglianze sociali, hanno segnato la sua storia influenzando la realtà del paese.
La disparità e l’insicurezza interna, unite a un’identità nazionale multifacetica, rappresentano parte delle criticità che permeano il tessuto economico e sociale del paese.
In questo straordinario territorio convergono caratteristiche culturali, antropologiche, storiche e politiche uniche nella loro complessità e ricchezza. Con un’estensione geografica pari a quasi due milioni di kilometri quadrati, custodisce una grande varietà di patrimonio tangibile e intangibile, la cui eredità, permanenza e protezione rappresentano una sfida che coinvolge vari settori della collettività.
La popolazione messicana è composta da oltre 126 milioni di persone (dati INEGI, Instituto Nacional de Estadística y Geografía, 2021), delle quali oltre 23.2 milioni si autodichiarano indigeni. Più del 40% dei suoi abitanti vive in condizioni di povertà, mentre due terzi della ricchezza è concentrata nel 10% della popolazione, contribuendo a conformare un contesto sociale di forte disparità.
I nuclei famigliari in condizioni di indigenza, vivono significative limitazioni nelle categorie di salute, alimentazione e scolarizzazione: il 5% della popolazione è analfabeta, mentre il 49.3% possiede un livello di istruzione basica, pari a circa 9 anni di scuola. (CONEVAL, Consejo Nacional de Evaluación de la Política de Desarrollo Social, 2015). Queste limitazioni incidono negativamente sul benessere della popolazione, rendendo molte comunità vulnerabili alle reti di traffico illecito di beni culturali, spesso viste come un mezzo di sopravvivenza.
In quanto a criminalità, il Messico occupa il 4º posto a livello mondiale, il 1º in America Latina e il 7º nel mondo (dati GI-TOC, Global Initiative Against Transnational Organized Crime, menzionati dall’ex presidente del Messico, Andrés Manuel López Obrador, 2023).
Criticità legate al Traffico Illecito: un’analisi trasversale
La repubblica Messicana detiene il primato nella classifica dei paesi latinoamericani interessati da furti di arte sacra e reati contro il patrimonio culturale. Dei 32 stati di cui si compone la repubblica, quelli a maggior incidenza delittiva in questo settore sono: Puebla, Estado de México, Hidalgo, Tlaxcala e Guanajuato (Fundación ILAM, Instituto Latinoamericano de Museos y Parques, 2018).
Considerando l’incidenza dei fattori di rischio ad alto impatto sociale tra cui l’accesso all’educazione e il benessere economico presente nelle aree interessate da una maggior attività criminale, si ottiene uno spaccato interessante e altamente rappresentativo del possibile ruolo svolto dalla povertà e dal livello di formazione scolastica o professionale come deterrente o spinta allo sviluppo e crescita di tale mercato. Dove le criticità menzionate sono maggiori, maggiori sono i delitti registrati contro il patrimonio (dati ENVIPE 2011-2012, ILAM 2018, INEGI 2020, immagine 1).
La realtà sociale è strettamente legata alle risorse economiche a cui l’individuo e la collettività hanno accesso. L’esistenza di un patrimonio culturale di grande ricchezza, distribuito su un territorio molto vasto, costituisce, alla luce dei dati presentati, una risorsa economica alternativa a cui attingere in caso di necessità per sostenere l’economia delle fasce più deboli della popolazione. Ne sono un esempio i furti di sculture in leghe metalliche avvenuti in vari contesti della repubblica: materiali che una volta venduti sul mercato fruttano guadagni pressoché immediati.
Il mercato del commercio illegale derivato dalla compravendita illecita di arte sacra produce introiti pari a circa 20 milioni di dollari mensili che si traducono in 10.000 milioni di dollari annuali (UNESCO, 2021). Un mercato ricchissimo e attrattivo per corrotti e criminali nel quale convergono attori, fattori e circostanze che costruiscono una complessa rete di che si alimenta delle vulnerabilità del territorio, società e istituzioni.
Il traffico illecito coinvolge una rete complessa di attori: dai saccheggiatori locali alle case d’asta internazionali che chiudono un occhio sulla provenienza delle opere. Questi canali sfruttano la fragilità delle leggi e la complicità burocratica.
Il ruolo delle istituzioni: considerazioni operative
L’estensione territoriale della Repubblica Messicana rappresenta una grande sfida nel contrasto agli illeciti contro il patrimonio culturale, soprattutto se considerata in relazione alla quantità di centri INAH (Instituto Nacional de Antropología e Historia) presenti sul territorio e al livello d’isolamento geografico in cui si trovano molte realtà comunitarie.
Le attività di gestione, catalogazione, studio e controllo del patrimonio culturale esistente, volte a proteggere, conoscere, conservare e diffondere il patrimonio archeologico, antropologico, storico e paleontologico della nazione, al 2022, era affidata ai 31 centri INAH distribuiti in tutta la nazione. A questi, si affianca l’attività affidata al CENCROPAM (Centro Nacional de Conservación y Registro del Patrimonio Artístico Mueble) alle dipendenze dell’INBAL (Instituto Nacional de Bellas Artes y Literatura), incaricato di preservare il patrimonio artistico nazionale attraverso il rafforzamento e l’attualizzazione dei sistema e meccanismo di catalogazione, registro, conservazione e restauro, tanto negli aspetti normativi, quanto in quelli tecnici e di gestione (Gobierno de México, Secretaría de Cultura, INBAL, 2022).
L’estensione del territorio messicano rende difficile catalogare e proteggere in modo capillare il suo patrimonio culturale. Le complicazioni correlate a una documentazione incompleta, a loro volta, ostacolano il monitoraggio e il recupero degli oggetti trafugati. Molte comunità rurali, custodi di tesori storico-artistici dal valore inestimabile, a causa del loro isolamento, sono maggiormente esposte al saccheggio, a cui segue l’impedimento operativo legato alla redazione della denuncia, identificazione univoca e recupero del bene.
La limitazione e lentezza nelle risposte ai furti e le compravendite illegali contrastano con la sempre più crescente velocità di comunicazione e diffusione delle informazioni sensibili a scopo illecito attraverso la web. Nei templi, chiese e musei la unica misura di sicurezza è spesso affidata ai responsabili del luogo o rappresentanti della comunità che, in un mondo così cambiante, non possono arginare i pericoli derivati da strategie dinamiche e creative d’ispezione e pianificazione di furti ai danni del loro stesso patrimonio.
Disuguaglianze, povertà, difficoltà e carenza, accompagnate da un’estrema ricchezza in beni culturali e limitazioni nella gestione del controllo del territorio, possono favorire il saccheggio e commercio illegale di opere d’arte, poiché questo può essere concepito come un mezzo di sussistenza alternativo da parte della popolazione in difficoltà.
Il colonialismo: una realtà storica attuale
Per comprendere alcune delle problematiche esistenti in Messico e rappresentativo di gran parte dell’America Latina è necessario sottolineare, finalmente, la percezione attuale del colonialismo. Un fenomeno le cui ripercussioni, indubbiamente affascinanti in termini di ricchezza e sincretismo culturale ed artistico, hanno favorito la nascita di disparità, povertà e ingiustizia sociale, aspetti molto vivi e sentiti nella società contemporanea.
Il colonialismo non è solo un fenomeno storico, ma una realtà viva che incide tuttora nelle disuguaglianze e nella marginalizzazione delle comunità indigene. Un’eredità storica che ha contribuito, nel tempo, al traffico illecito del patrimonio, privando ulteriormente queste comunità dei loro simboli culturali.
Come affermato da Francisco José Quiroga, Ambasciatore del Messico in Germania, “I popoli originari soffrirono un saccheggio dei propri beni, del proprio patrimonio culturale oltre l’aspetto prettamente culturale, si decimarono le loro comunità, la loro cultura, questa è la vera connotazione. Non credo che i compratori di buona fede sappiano, che vogliano essere parte di questa storia, di questo commercio” (settembre 2021).
La difesa della memoria storica dei popoli originari, che li hanno prodotti e ne sono legittimi proprietari, possiede un’enorme trascendenza sociale: “le culture native non formano parte della vita nazionale, esiste e persiste un certo apartheid, i membri delle comunità indigene vivono nella povertà, nel campo, nelle periferie delle grandi città, le istituzioni culturali funzionano senza la loro partecipazione” (Nikolai Grube, Dr.Prof, Professore di studi antichi americani ed etnologia all’Università di Bonn, in: DW Deutsche Welle, 2021).
Oggigiorno esistono varie iniziative volte alla costruzione di rispetto e giustizia, il cui obiettivo principale è quello di ripristinare l’importanza delle culture, tenendo in considerazione persone, identità, principi e memoria. “Si tratta di ripristinare la dignità […] di chi da sempre è privato e discriminato, delle culture che resistono 500 anni, che sono vive e meritano di essere riconosciute nella grandezza del loro passato. Si tratta di rendere giustizia alle culture che ci hanno preceduto”, ha affermato Alejandra Frausto, Segretaria alla Cultura del Governo del Messico (da Infobae, 2022).
Relazioni internazionali
A livello internazionale, la Repubblica Messicana possiede tre strumenti multilaterali il cui obiettivo è combattere il mercato illecito del patrimonio culturale: la convenzione UNESCO 1970 sulle misure da adottare per proibire e prevenire l’importazione, esportazione e trasferimento dei beni culturali, il Convegno UNIDROIT sui beni culturali rubati o saccheggiati illecitamente e la Convenzione del Consiglio Europeo sui Delitti relazionati ai Beni Culturali ratificata dal Governo messicano e pendente della sua entrata in vigore (Governo del Messico, Segreteria alla Cultura, ottobre 2021).
Il 28 ottobre 2021 il Messico ha approvato, attraverso la Commissione alla Cultura, il convegno internazionale UNIDROIT (International Institute for the Unification of Private Law) sui beni culturali saccheggiati, rubati o esportati illecitamente, creato a Roma il 24 giugno 1985. Un’iniziativa volta ad aderire ad una struttura giuridica unificata contro il traffico illecito del patrimonio culturale, con particolare attenzione verso la restituzione dei beni tra gli stati membri. Una devoluzione obbligatoria di oggetti che risultino rubati, contemplando l’indennizzazione equitativa nel caso in cui si dimostri l’assoluta buona fede dell’acquirente.
Prospettive future
Attualmente, numerosi sono gli sforzi volti alla coscientizzazione degli effetti dell’uscita dei beni culturali dal territorio a cui appartengono. Si assiste a un “revisionismo” attuale del colonialismo, con iniziative di prestiti digitali e temporanei alle società di appartenenza del loro stesso patrimonio culturale borse di studio destinate a componenti delle comunità e culture danneggiate da questo mercato (DW, 2021). Ciò non basta a risolvere le petizioni degli stati che legittimamente stanno reclamando la restituzione del loro proprio patrimonio culturale.
I proventi della vendita dei manufatti contribuiscono all’ulteriore sviluppo di reti delittive di contrabbando gestite dal crimine organizzato. La creazione di una consapevolezza, fondata su iniziative a grande impatto sociale, istituita in sinergia con lo sviluppo di proposte educative ha rappresentato, unitamente alle convenzioni a livello mondiale esistenti a cui il paese aderisce, un’azione concreta da parte del sessennio appena concluso del presidente del Messico Andrés Manuel López Obrador. Uno degli imperiosi obiettivi socio-culturali del suo piano di governo e gestione della politica internazionale, fin dalla sua entrata in carica nel dicembre 2018, è stato proprio quello di recuperare i beni culturali esportati illecitamente dal territorio.
Come affermato nel 2022 dal cancelliere messicano Marcelo Ebrard, il recupero del patrimonio storico e culturale è una priorità nella politica estera del governo, promosso attivamente dalle ambasciate messicane nel resto del mondo, che a oggi può considerarsi con risultati positivi. Il cancelliere afferma che è stato recuperato oltre il 55% di quanto era stato possibile attraverso le politiche delle amministrazioni precedenti (Infobae, agosto 2022).
Tra le strategie diplomatiche e legislative vincenti del piano di lavoro della gestione AMLO, si evidenziano le tre azioni cardine proposte per il recupero dei beni culturali. La prima: la possibilità di compiere una consegna volontaria. In questo caso, il proprietario di un determinato bene culturale “illecitamente” posseduto, poteva restituire o dichiarare il bene alle entità competenti. Questo punto è stato accompagnato da una mirata attività di sensibilizzazione della società. In secondo luogo, si sono regolate per legge le attività di confisca. In terzo luogo, si è provveduto alla cancellazione delle aste in cui si offrivano oggetti trafugati, con tutta la documentazione e investigazione del caso. Un importante aspetto su cui non era ancora stato possibile incidere attivamente in precedenza (Infobae, ottobre 2022).
La SRE (Secretaría de Relaciones Exteriores), la Procura Generale della Repubblica (FGR, Fiscalía General de la República), il Ministero della Cultura, le ambasciate e l’INAH hanno intensificato le richieste ai governi stranieri per il recupero dei reperti archeologici e artistici appartenenti alla cultura messicana. Anche se non sempre con successo, il governo ha combattuto le aste in città come New York, Parigi, Barcellona, Monaco e Roma in cui comparivano oggetti rubati o appartenenti al patrimonio nazionale (DW Deutsche Welle, luglio 2022).
L’ex presidente, in un’intervista del 2022, ha aggiunto che il suo governo ha lanciato una campagna rivolta agli acquirenti di oggetti archeologici per sensibilizzarli, lanciando un monito rappresentativo: “[…] che non diventino complici dei criminali, che non si comportino come criminali. E in secondo luogo, non fa male dire loro che molti di questi articoli sono falsi” (DW Deutsche Welle, febbraio 2022). Questa dichiarazione evidenzia il parziale vuoto legislativo in merito all’acquisizione “in buona fede” e il mercato fiorente dei falsi dedicati alla creazione di certificati e manufatti utili a fomentare il commercio illecito del patrimonio e della sua identità documentale, necessaria alla validazione della sua provenienza lecita.
Con la presidenza di Claudia Sheinbaum, il Messico apre un nuovo capitolo della sua storia politica. Un nuovo sessennio con la possibilità di rafforzare le politiche di tutela del patrimonio culturale a livello nazionale ed estero. All’interno del suo programma di governo, strutturato in cento punti, la nuova leader ha presentato importanti riflessioni dedicate al patrimonio culturale e alla sua protezione. Integrando queste azioni con interventi sociali ed economici mirati, sarà possibile proteggere non solo gli oggetti nella loro integrità, ma anche i valori identitari, sociali e storici immateriali che essi rappresentano per questa straordinaria culla di culture.
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Ph.D. con Menzione Internazionale in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali. Ricercatrice indipendente e restauratrice con una profonda esperienza internazionale nel campo del restauro e della valorizzazione del patrimonio culturale. Ha insegnato e condotto ricerche in Messico presso l’Università Autonoma di San Luis Potosí, specializzandosi nella creazione di metodologie innovative per l’analisi e conservazione del patrimonio culturale in condizioni operative limitate. Ha collaborato con istituzioni accademiche e culturali, conducendo progetti scientifico-didattici, approfondendo il sincretismo culturale derivato dall’incontro tra diverse culture e società. Il suo lavoro integra scienza, storia, arte e cultura, ed è volto allo studio, promozione e valorizzazione del patrimonio culturale. Le sue ricerche sono state pubblicate e presentate in diverse riviste e congressi del settore a livello internazionale.