Presto restituito alla pubblica fruizione l’Anfiteatro di Ancona
L’Anfiteatro romano di Ancona, situato nel cuore storico della città, è entrato ufficialmente a far parte della rete nazionale dei Musei Italiani sotto la Direzione Regionale Musei Marche, guidata da Luigi Gallo. A partire da metà aprile, il sito sarà accessibile al pubblico con aperture settimanali programmate, offrendo ai visitatori l’opportunità di esplorare uno dei principali monumenti archeologici del capoluogo marchigiano.
Questa iniziativa mira a valorizzare il patrimonio culturale della regione, consentendo una fruizione più ampia dell’Anfiteatro. La vicinanza al Museo Archeologico Nazionale delle Marche, diretto da Diego Voltolini, permette di creare un percorso integrato che unisce contenuto e contenitore culturale, offrendo un’immersione completa nel mondo antico. Il Direttore Generale dei Musei, Massimo Osanna, insieme al Dirigente del Sistema Museale Nazionale, Roberto Vannata, ha recentemente visitato Ancona per delineare le linee guida di un progetto di restauro e valorizzazione dell’Anfiteatro. Gli interventi previsti includono la messa in sicurezza delle strutture, il miglioramento dei percorsi di visita e l’apertura di nuove aree al pubblico, con l’obiettivo di restituire alla comunità un’area urbana di grande importanza storica e identitaria.
L’Anfiteatro romano di Ancona rappresenta un significativo esempio di stratificazione storica, dalle strutture ellenistiche al grande edificio per spettacoli di età imperiale, fino al successivo convento e al carcere di Santa Palazia, distrutto dopo il sisma del 1972. La sua posizione strategica, tra il colle Guasco – dove sorge la Cattedrale di San Ciriaco – e il colle dei Cappuccini, offre viste uniche tra terra e mare, rendendolo un punto di osservazione privilegiato sulla città e sull’Adriatico.
L’Anfiteatro ha una pianta ellittica ed era costruito sfruttando la morfologia naturale del terreno, una tecnica diffusa nelle città costiere romane per ottimizzare le strutture portanti senza ricorrere a eccessivi lavori di sterro. L’opera muraria è costituita da una combinazione di laterizi e pietra calcarea locale, con elementi architettonici in marmo, alcuni dei quali sono oggi conservati nel Museo Archeologico. Si stima che la capienza originaria fosse di circa 8.000-10.000 spettatori, un numero considerevole rispetto alla popolazione della città in età imperiale. Un importante elemento dell’Anfiteatro è il complesso termale annesso, che si sviluppava su più ambienti e includeva pavimenti a mosaico, con raffigurazioni marine e geometriche, tipiche delle terme romane. Gli scavi hanno anche rivelato la presenza di gradinate e accessi sotterranei che richiamano le strutture dei più grandi anfiteatri conosciuti.
Dopo la caduta dell’Impero Romano, come accadde per molti edifici di spettacolo, l’Anfiteatro venne progressivamente smantellato e spogliato dei materiali di pregio. Nel periodo medievale, parte delle sue strutture furono inglobate in edifici monastici e residenziali, tra cui il convento di San Gregorio, costruito sopra una porzione dell’arena. Nel corso del XIX secolo, l’area venne occupata dal carcere di Santa Palazia, demolito poi dopo il terremoto del 1972. Solo negli anni ‘30 del Novecento si iniziò a riconoscere l’importanza del sito archeologico, con i primi scavi sistematici condotti sotto la guida della Soprintendenza Archeologica delle Marche. Tuttavia, è solo nel secondo dopoguerra che l’Anfiteatro venne riportato alla luce, con lavori di recupero che proseguono tuttora.
Luigi Gallo ha sottolineato l’importanza di questo progetto, affermando che l’Anfiteatro romano è un tassello fondamentale per restituire ai cittadini e ai visitatori uno spaccato di un periodo cruciale della storia di Ancona. Ha inoltre annunciato che nei prossimi mesi verrà elaborato un ampio progetto di restauro e valorizzazione del monumento, rendendo accessibili tutte le sue parti per offrire una visione completa e stratificata della città.
Giornalista