The dark side of the sun: il MiC nega l’assenso alla costruzione dell’impianto fotovoltaico ad Aquileia
And I am not frightened of dying…(Pink Floyd – The great gig in the sky)…
And I am not frightened of dying…
(Pink Floyd – The great gig in the sky)
La notizia di questi giorni, diffusa anche da fonti governative, riguarda l’opposizione del Ministero della Cultura all’installazione di un impianto fotovoltaico nelle vicinanze del sito archeologico di Aquileia, protetto dall’UNESCO dal 1998 e riconosciuto nel 2016 per la sua rilevanza e il suo valore universale. Il diniego, come confermato dai vertici del dicastero, si basa sulla normativa relativa al procedimento amministrativo avviato, con riferimento alla tutela ambientale, paesaggistica e culturale, dei beni culturali, nonché alla salvaguardia della salute e della pubblica incolumità dei cittadini.
Secondo il parere tecnico formulato dalla Direzione Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, sulla base delle rilevazioni della Soprintendenza ABAP del Friuli Venezia Giulia, la zona in cui dovrebbe essere costruito l’impianto fotovoltaico ricade in un’area agricola caratterizzata da un elevatissimo rischio archeologico, trovandosi a ridosso di un contesto ricco di elementi di grande interesse, tutelati dal punto di vista culturale e paesaggistico. La Basilica Patriarcale, il sito archeologico UNESCO e la relativa buffer zone, a presidio del sito stesso, godono della massima protezione per il loro eccezionale valore storico e scientifico.
L’installazione di questo impianto per la produzione di energia in tale contesto potrebbe comportare l’inserimento del sito tra quelli del patrimonio dell’umanità esposti a rischio, con un impatto negativo significativo sullo sviluppo culturale ed economico dell’intero distretto. Questa procedura amministrativa coinvolge anche altri ministeri e gli enti locali, dalla Regione al Comune di Aquileia, chiamati a portare avanti gli iter previsti. È fondamentale coniugare la necessità di reperire fonti energetiche alternative e sostenibili con la tutela del territorio e dell’ambiente, in particolare nelle aree caratterizzate dalla presenza di testimonianze archeologiche di rilievo.
L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, promossa dall’UNESCO, fornisce indicazioni di massima per armonizzare questi aspetti che, sebbene condivisibili a livello concettuale, risultano spesso complessi da applicare nella realtà. Purtroppo, situazioni analoghe danno frequentemente luogo a contenziosi amministrativi e legali tra le parti in causa, generando conflitti tra enti pubblici e privati o tra competenze diverse della Pubblica Amministrazione.
Si riuscirà a trovare una soluzione equilibrata in tempi brevi? Un contenzioso eccessivamente prolungato comporterebbe costi elevati, con ripercussioni sui cittadini. Ci auguriamo, quindi, senza addentrarci nei tecnicismi, che la questione venga risolta al più presto, evitando ulteriori problematiche di natura penale, come accaduto per alcuni cantieri del Giubileo a Roma. In quel caso, infatti, sarebbero stati eseguiti lavori e realizzate infrastrutture in aree sottoposte a vincolo archeologico senza il necessario nulla osta, con l’uso improprio di fondi del PNRR e l’assegnazione irregolare di appalti, fatti finiti sotto i riflettori della cronaca e della trasmissione televisiva Report.
Al di là di eventuali controversie, è fondamentale un’azione preventiva efficace da parte degli enti di tutela che, nel caso di Aquileia, sembra essere stata attivata. Decisamente più problematico sarebbe, invece, un intervento tardivo delle autorità, ovvero dopo il completamento dei lavori. In tal caso, si renderebbero necessarie operazioni di ripristino e risarcimento del danno, potenzialmente accompagnate da procedimenti penali e da un’inchiesta per valutare un possibile danno erariale da parte della Corte dei Conti, con ulteriori ripercussioni sulle finanze pubbliche. Possiamo davvero permettercelo? Che il sole ci illumini!
Columnist – Cultural Heritage Expert