Ex tombaroli al servizio dell’archeologia nel nord Barese. Rinnovato il protocollo
Un progetto per il recupero del patrimonio culturale e la reintegrazione sociale
A Canosa di Puglia, nel nord della provincia di Barletta-Andria-Trani, è stato rinnovato un protocollo triennale che coinvolge ex tombaroli in attività di manutenzione e valorizzazione dei siti archeologici locali. L’iniziativa, promossa dalla Fondazione Archeologica Canosina (FAC) in collaborazione con il Tribunale di Trani, offre a sei persone condannate per reati contro il patrimonio culturale l’opportunità di riscattarsi attraverso lavori di pubblica utilità.
Le mansioni affidate comprendono l’affiancamento ai professionisti nella manutenzione dei siti, l’accoglienza dei visitatori e la partecipazione a programmi educativi e informativi. Questo approccio mira non solo a riparare i danni causati dalla depredazione, ma anche a favorire il reinserimento sociale di chi ha commesso tali reati.
Il capo della Procura di Trani, Renato Nitti, ha evidenziato come, inizialmente, l’idea di coinvolgere ex predatori del patrimonio culturale suscitasse scetticismo. Tuttavia, il protocollo si propone di “ricucire lo strappo” causato dalla depredazione, offrendo a queste persone una possibilità di riscatto e contribuendo alla gestione proattiva del patrimonio culturale. Sergio Fontana, presidente della FAC, ha sottolineato l’importanza del contributo di questi lavoratori, che si sono dedicati all’apertura dei siti, al giardinaggio e ad altre attività fondamentali per rendere fruibili le aree archeologiche. Fontana ha inoltre evidenziato che il loro impiego non ha comportato costi aggiuntivi per lo Stato, rappresentando un modello virtuoso di reintegrazione e valorizzazione del patrimonio.
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Giornalista