(Tempo di lettura: 3 minuti)


…dalle panche d’una cattedrale
Porta alla sacrestia
Quindi alla cattedra d’un tribunale
Giudice finalmente
Arbitro in terra del bene e del male…

(F. De André – 1971 “Un giudice”)

Il Tribunale di Pesaro, il prossimo ottobre, sarà chiamato ad applicare la legge su una storia risalente al 2012, che è culminata in seguito con gli arresti eccellenti del 2018, il contestuale sequestro di 250 opere del valore di 30 milioni di euro e il deferimento di 23 persone nell’ambito dell’operazione condotta dai Carabinieri dell’arte, in esecuzione dei decreti emessi dall’autorità giudiziaria romana. La trattazione del fascicolo d’indagine, iscritto in prima battuta alla Procura di Roma, è proseguita successivamente a cura dei magistrati pesaresi, incaricati per competenza territoriale. In questo lasso di tempo sono intervenute, da ultimo, la Corte di Appello di Ancona che ha disposto la trasmissione degli atti processuali a seguito del ricorso della procura pesarese avverso al provvedimento del GUP il quale, lo scorso giugno, aveva assolto Marta Massaioli – compagna e collaboratrice stretta di De Dominicis – e altri dieci coimputati, per i reati di associazione a delinquere, ricettazione e truffa ritenuti in prima battuta soggetti a prescrizione.

Il secondo grado di giudizio, tuttavia, ha riconosciuto valida la linea processuale della pubblica accusa, confermando la rilevanza del reato associativo, l’applicazione della recidiva in capo alla Massaioli, fatto che ha evitato la prescrizione degli altri due delitti contestati. In questa vicenda era stato coinvolto anche Vittorio Sgarbi che, all’epoca, era presidente della Fondazione De Dominicis, con sede a Roma.

Al centro, come sempre in queste inchieste giudiziarie sulla contraffazione, vi sono le opere: vere o false?
De Dominicis, deceduto nel 1998, pare abbia lasciato alla Massaioli centinaia di opere e su alcune di queste, nel corso del tempo, sono emersi dubbi. Nel 2023, il Tribunale di Bolzano, per un altro caso giudiziario, ha assolto la Massaioli dal reato di contraffazione di opere d’arte, nell’ambito di un’indagine scaturita da contrasti sulla tutela dell’opera dell’artista scomparso. Anche in questa circostanza, come avvenuto per altri autori noti (Schifano docet, sic!), si sono contrapposti l’Archivio De Dominicis, diretto dalla cugina ed erede legittima dell’artista Paola De Dominicis e dall’avvocato Italo Tomassoni, e la Fondazione De Dominicis, gestita appunto dalla Massaioli e da Sgarbi.

Di Nicola L.K. - Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=3691671
G.De Dominicis, Teschio con lungo naso (Foto: Wikipedia).

La matassa è intricata: sono state infatti depositate “denunce reciproche”, alcune delle quali non sono state oggetto di ulteriori sviluppi giudiziari. Tra questi intrecci, ve ne è uno che riguarda la collezione meneghina di Koelliker, dove sarebbero confluite, in passato, una settantina di opere di De Dominicis, la maggior parte autenticate dallo stesso Sgarbi, provenienti dalla ex compagna dell’artista.

Per ritornare all’argomento principale, sarà dunque ancora una volta un giudice, perito peritorum nel sancta sanctorum, passatemi la battuta irriverente, che dovrà stabilire non solo le responsabilità personali, ma anche la falsità delle opere in questione: decisione non semplice, stante i contrasti sull’accreditamento delle opere in disputa da parte degli enti che si contendono la paternità di decretarne l’autenticità.
Attendiamo quindi fiduciosi l’esito del procedimento. Nel frattempo, non possiamo esimerci dal formulare alcune riflessioni sul fatto che queste vicende non siano affatto un toccasana per la cultura del nostro paese, per il buon nome dell’artista e, non scandalizziamoci, anche per il mercato dell’arte, in agitazione per le recenti “riforme mancate”. I danni collaterali sono davvero incalcolabili su tutti questi fronti.

La materia dovrebbe essere riformata profondamente. Andrebbe rivisto anzitutto il ruolo delle fondazioni e degli archivi, in particolare dei comitati scientifici in seno a queste che, adottando criteri seri e trasparenza, sono tenuti ad assicurare la massima affidabilità sulle procedure di autenticazione e archiviazione. Le commissioni dovrebbero essere accreditate, garantendo i dovuti criteri di autorevolezza dei membri chiamati a farne parte, che dovrebbero dimostrare, non solo con le chiacchiere, di possedere le competenze e gli strumenti necessari per adempiere a questo specifico mandato. Non da ultimo, sarebbe fondamentale che gli artisti, quelli viventi, censiscano le loro creazioni, ne curino la corretta catalogazione e pubblicazione: si eviterebbero probabilmente molti problemi che, purtroppo, sono difficili da risolvere laddove questa precauzione non sia adottata, come accade di frequente con gli artisti non più in vita.

È noto, per esempio, che lo stesso De Dominicis rifuggisse da qualsiasi operazione di documentazione delle proprie opere, compresa la possibilità di fotografarle.
Forse aveva previsto tutto questo? Assisteremo dunque alla consecutio caotica dei cerchi nell’acqua che si vanno disperdendosi, lasciandoci sospesi in una sorta di impermanenza, sospinti nella ricerca di una verità immortale.

Ultimi articoli

error: Copiare è un reato!