Una rara rappresentazione di figura femminile etrusca dalla Tomba François di Vulci
La rappresentazione della figura femminile ai primordi della civiltà, tramandataci attraverso le sculture in osso, avorio o pietra delle cosiddette Veneri Paleolitiche, ci consegna un immaginario estetico dell’uomo primitivo dove l’importanza della fertilità, per la sopravvivenza della specie, veniva raffigurata attraverso una rilevante morbidezza delle forme e una marcata esaltazione dei tratti rivelatori quali ventre, fianchi e seni.
Le prime immagini di una figura femminile, in cui la bellezza e l’eleganza risultano in perfetta armonia anche con canoni moderni e dove l’uso di prodotti cosmetici viene abbondantemente rappresentato, ci vengono tramandate dalle scene iconografiche appartenenti alle culture egizia e minoica che influenzano e preparano il perfetto retroterra per lo sviluppo della cultura greca.


Da sempre, infatti, la bellezza, soprattutto quella femminile, riproduce il modello estetico della società rappresentandone canoni e caratteristiche determinati dal contesto sociale ma anche desunti da modelli di culture diverse idealizzate, ammirate e interpretate magistralmente dagli artisti. Gli spunti pittorici e le ispirazioni, invece, provengono da storie ancestrali o miti che, comunque, appartengono all’immaginario collettivo.
Il Mito di Cassandra ci viene raccontato attraverso diverse fonti ma nell’Iliade alcuni passi importanti della sua storia vengono analizzati e riportati vividi fino ai giorni nostri; figlia di Ecuba e di Priamo, re di Troia, e gemella di Eleno, divenne sacerdotessa di Apollo dal quale, secondo la versione più conosciuta, ebbe in dono il potere della divinazione ma che, deluso da un suo rifiuto, la condannò ad essere non creduta. Predisse infatti la responsabilità di Paride nella futura distruzione di Troia e la pericolosità nell’introdurre il cavallo di legno dentro le mura della città, presagi inascoltati. Nel racconto di Omero Cassandra, durante il sacco di Troia, viene inseguita da Aiace Oileo sin dentro il tempio di Atena e, al cospetto dell’effige della Dea dove aveva cercato rifugio, venne “stuprata”, o meglio, “oltraggiata” a seconda dell’interpretazione. Fu Cassandra ad essere oltraggiata oppure la dea stessa, che per questo rivolse la sua ira verso Aiace ed i Greci che, sulla via del ritorno in patria, furono colpiti da una tempesta violenta? Altre versioni ci riferiscono che l’effige della dea Atena fu fatta cadere, oltraggiandola, e che Cassandra, dopo la caduta di Troia e la spartizione del bottino, fu data, ancora vergine, ad Agamennone.


L’antefatto ci permette di presentare la raffigurazione più bella, a mio avviso, di donna etrusca arrivata fino a noi, donna che prende le sembianze di Cassandra (CAŠNTRA) proprio nel momento dell’oltraggio perpetrato da Aiace (AIVAS), dipinta nell’atrio nella famosissima tomba François di Vulci. La raffigurazione è poco conosciuta poiché il contesto originario è stato in mostra solo due volte negli ultimi 50 anni, nel 1987 e nel 2004, ed ora è rinchiuso, insieme agli altri strappati nell’ottocento dalla tomba, in un deposito della famiglia Torlonia rischiando anche di essere venduti ad un trust americano.
Orbene, la rappresentazione di una violenza, quale quella descritta da Omero, dovrebbe creare disagio nello spettatore. Lo stesso disagio che si prova davanti alle altre immagini dipinte sulle pareti della tomba. Il pensiero dell’artista, che traspare dalla sua opera, ci consegna, invece, un’immagine bellissima di donna nuda, ottenuta con agili tratti a cui si accompagnano ombreggiature studiate, per un contorno volumetrico del corpo. L’uso del chiaroscuro, un’innovazione artistica dell’epoca, e una moderna resa plastica dei corpi, vengono attribuiti al pittore ateniese Nicia che dipingeva con particolare cura le donne. Al contrario del mito, la giovane non sembra affatto spaventata da Aiace che sembra tenerla per i capelli, particolare che dovrebbe sottolinearne la violenza, appare mollemente adagiata all’indietro con il braccio destro che sembra allontanare l’uomo; inspiegabilmente, però, il braccio non è teso, con la mano aperta e posta al centro del petto per tenerlo distante, come ci si aspetterebbe, ma, invece, è leggermente piegato e addirittura la mano gli afferra il fianco come per tenerlo. Anche la spada di Aiace è ancora dentro al fodero ed inoffensiva, in completo contrasto con gli altri affreschi della tomba con uccisioni violente, sangue e volti atterriti.




Poter rivedere queste opere è una ragione in più per mantenere alta l’attenzione su questo gruppo di affreschi che hanno rischiato di essere venduti a collezionisti stranieri. Alcuni anni orsono, dopo un restauro ed una mostra nel parco di Vulci, il Ministero Beni Attività Culturali e Turismo, ora Ministero della Cultura, sembrava avesse raggiunto un accordo di “collaborazione con lo Stato per attività di valorizzazione” con i proprietari affinché tutta la Collezione Torlonia tornasse ad essere disponibile; da allora, però, non se ne è saputo più nulla. Gli affreschi dopo essere stati per molti anni in uno scantinato del Palazzo Torlonia a via della Lungara in Trastevere, trasferiti a Villa Albani Torlonia di via Salaria, sono tornati di nuovo al Palazzo di Trastevere e lì giacciono ancora in cantina, inaccessibili, sepolti di nuovo ma nell’oblio.

Online:
La Collezione Torlonia e gli affreschi della Tomba François
L’eterna attesa di poter ammirare gli affreschi della Tomba François | Il Nuovo Corriere del Tufo.
Risposta scritta all’interrogazione n. 4-05638 del deputato Massimiliano Bernini. Conservazione degli affreschi della Tomba François di Vulci – Ministero della cultura

Reporter fotografo negli anni ’70/’80. Già Funzionario del Ministero per i Beni e le Attività Culturali presso varie Soprintendenze Archeologiche e Musei, e Direttore archeologo presso la Soprintendenza dell’Etruria Meridionale e nel Museo Etrusco di Villa Giulia. Ha ideato e organizzato progetti didattici, prodotto video e opere multimediali. Ha tenuto corsi di archeologia forense, tecniche di documentazione audiovisiva e comunicazione archeologica. Consulente della Procura della Repubblica di Roma per indagini volte al contrasto del traffico illecito e al recupero del materiale esportato illecitamente. Ha fatto parte del Comitato per il Recupero delle Opere d’Arte all’Estero, partecipando alle trattative con i musei americani.