Truffa all’Ara Pacis: esposti falsi
Indagini rivelano la presenza di reperti archeologici contraffatti nella mostra Lex — Giustizia e diritto dall’Etruria a Roma. Sequestrato anche il catalogo
Una clamorosa truffa nel mondo della cultura e dell’arte a Roma. Come riportato da La Repubblica, la mostra ospitata presso il Museo dell’Ara Pacis esponeva reperti archeologici che si sono poi rivelati falsi. Le indagini hanno portato alla luce l’inganno ai danni di studiosi e visitatori, con i conseguenti dubbi sulla sicurezza e l’autenticità delle opere esposte nei musei della Capitale.
La mostra in questione, intitolata Lex – Giustizia e diritto dall’Etruria a Roma, si è tenuta da maggio a settembre 2023 ed è stata curata dall’archeologo Vincenzo Lemmo. L’evento mirava a offrire un approfondimento su specifici aspetti dell’antichità romana, ma alcuni dei reperti esposti si sono rivelati contraffatti. In particolare, quattro manufatti – due aquile imperiali in marmo e una testa della dea Atena – sono risultati falsi. Il caso è emerso grazie alle segnalazioni di esperti del settore e visitatori, che hanno sollevato dubbi sull’autenticità di alcuni pezzi esposti. Successivi esami specialistici hanno confermato i sospetti, determinando l’intervento delle forze dell’ordine.

Secondo La Repubblica, l’indagine ha portato all’identificazione di una rete di fornitori che avrebbe procurato i reperti falsi agli organizzatori della mostra. Gli inquirenti hanno accertato che i falsi erano stati acquistati online per una cifra di 12mila euro, mentre le schede di prestito alla mostra ne dichiaravano un valore di ben 725mila euro. La magistratura ha sequestrato i reperti contraffatti e il catalogo della mostra, mentre risultano indagati il curatore Vincenzo Lemmo e il proprietario dei marmi incriminati, il collezionista privato Fabrizio Casprini. L’obiettivo delle indagini è ora individuare i responsabili di questa operazione. Tra le ipotesi vi è anche la possibilità di un commercio illecito di falsi d’arte destinati a mostre e collezioni private.

La Procura di Roma ha contestato l’autenticità delle opere con il supporto del critico ed esperto d’arte Andrea de Liberis e dell’archeologa Marina Mattei. Le parti lese sono il Comune di Roma e la Soprintendenza capitolina, promotori della mostra. Il Comune di Roma e il Museo dell’Ara Pacis hanno espresso sconcerto per l’accaduto, assicurando la massima collaborazione. “Si tratta di un episodio gravissimo che mina la fiducia del pubblico e il prestigio delle nostre istituzioni culturali”, ha dichiarato un portavoce del museo.
Le indagini sono ancora in corso e si attendono ulteriori sviluppi per chiarire le eventuali responsabilità penali di chi ha reso possibile questa truffa.

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