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Da venerdì 14 marzo, la storica biblioteca del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia riaprirà le sue porte al pubblico, accessibile su prenotazione, in un ambiente rinnovato e accogliente. Questo evento tanto atteso rappresenta un’importante opportunità per studiosi, ricercatori e appassionati di storia, arte e archeologia, che potranno finalmente tornare a frequentare un luogo fondamentale per gli studi etruscologici e non solo.

La biblioteca custodisce un vasto patrimonio bibliografico di oltre 20.000 volumi, tra monografie, riviste ed estratti, incluse anche preziose edizioni rare. La sua collezione, iniziata nel 1891, si è arricchita nel tempo grazie all’impegno della Soprintendenza per l’Etruria Meridionale e a significative donazioni, come quelle provenienti dagli ispettori Raniero Mengarelli e Maria Santangelo, nonché dall’ex Soprintendente Mario Moretti.

Inizialmente concepita come una biblioteca d’istituto per supportare il lavoro degli archeologi nella tutela del patrimonio culturale, nel corso degli anni è diventata un punto di riferimento anche per studiosi e ricercatori esterni, grazie alla sua specializzazione nell’archeologia e nella storia dell’arte del mondo etrusco-italico. Dopo un decennio di chiusura, riapre ora i battenti grazie a un attento lavoro di riordino, inventariazione e catalogazione coordinato dall’archeologa Antonietta Simonelli. L’obiettivo è trasformarla in un vero e proprio laboratorio di idee e ricerche.

“Siamo estremamente orgogliosi di restituire alla comunità scientifica un patrimonio librario di inestimabile valore, finalmente di nuovo accessibile dopo dieci anni di chiusura” – ha dichiarato la direttrice del Museo, Luana Toniolo. “Si tratta di una delle biblioteche più complete per lo studio dell’archeologia e dell’arte etrusco-italica, e ci auguriamo che possa diventare un punto di riferimento fondamentale per studiosi, ricercatori e appassionati, favorendo nuovi sviluppi nella ricerca scientifica.”

Tra i primi volumi registrati negli inventari spicca un’importante opera di Giovanni Pinza, professore di paleoetnologia alla Reale Università di Roma, risalente al 1913 e acquistata all’epoca per la considerevole somma di 50.000 lire.

Uno dei fondi più prestigiosi custoditi nella biblioteca è il fondo Massimo Pallottino, dichiarato di rilevante interesse storico nel 1995 e oggi parte integrante della biblioteca Guglielmo Marconi del CNR. Questa raccolta rappresenta il frutto di oltre 70 anni di ricerca di uno dei più grandi archeologi italiani del Novecento. Organizzata in maniera sistematica, include 6000 monografie, 610 periodici italiani e internazionali e oltre 8000 estratti, testimonianza del fitto scambio di studi e corrispondenza con esperti di tutto il mondo.

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