Il Museo Civico di Sessa Aurunca e il saccheggio del 1944: non furono i tedeschi
Nuovi documenti svelano che furono le truppe coloniali francesi a depredare il Museo, sottraendo numerosi reperti archeologici poi dispersi o recuperati decenni dopo
Un recente ritrovamento presso l’Archivio Centrale dello Stato ha gettato nuova luce sul saccheggio del Museo Civico di Sessa Aurunca, avvenuto tra marzo e maggio del 1944. Contrariamente alla convinzione diffusa che attribuiva il furto alle truppe tedesche, un documento datato 9 novembre 1944 indica che i responsabili furono le forze coloniali francesi, note come “goumies”. Queste unità, composte da soldati marocchini, algerini, tunisini e senegalesi del Corpo di Spedizione Francese, sono tristemente note per le violenze e i saccheggi perpetrati nel Basso Lazio e nell’area di Sessa Aurunca nel 1944, episodi noti come “marocchinate”.
Il documento, contenuto in un microfilm donato dagli Stati Uniti all’Archivio Centrale dello Stato, è stato scoperto da Emiliano Ciotti, presidente dell’Associazione Nazionale Vittime delle Marocchinate. Firmato dal professor Giuseppe Tommasino, ispettore onorario del mandamento di Sessa Aurunca, il documento elenca dettagliatamente i reperti sottratti al museo, tra cui teste marmoree, statuette, bronzi, monete antiche e vasi, alcuni dei quali gravemente danneggiati o dispersi per decenni.


Negli ultimi anni, alcune delle opere trafugate sono state recuperate e restituite all’Italia grazie a indagini internazionali. Tra queste, le teste marmoree di Druso Minore e Tiberio, individuate rispettivamente nel 2004 presso il Museum of Art di Cleveland e in una collezione privata americana, sono rientrate a Sessa Aurunca nel 2019. Questa scoperta contribuisce significativamente alla ricostruzione della memoria storica locale e nazionale, offrendo nuove prospettive su eventi bellici e sulla sorte dei reperti archeologici trafugati.
La documentazione, raccolta nel fascicolo intitolato “LOSSES FROM SESSA MUSEUM”, è consultabile nella Teca Digitale dell’Archivio Centrale dello Stato.

Giornalista